di Rosa Ana De Santis
Basta percorre una strada statale come la Via Salaria, a dieci minuti
dal centro di Roma e dai quartieri bene, anche all’ora di cena. Le
troverete appostate, in accomodamenti di fortuna ma stabili, le
prostitute. La maggior parte giovanissime, poco più di adolescenti, con
accento dell’est. Non di rado capita di vederne qualcuna incinta. Una
signora che le organizza e qualche uomo di guardia che spunta. Infine
macchine di tutti i tipi e clienti che ogni notte vanno a caccia
indisturbati. Non mancano saltuariamente carabinieri e polizia
municipale, ma lo spettacolo la sera successiva torna a ripetersi con
assoluta tranquillità.
Il convegno in corso a Torino del Gruppo
Abele sul fenomeno della prostituzione prova a tracciare un ritratto
sociologico dei clienti. E’ impossibile individuare una tipologia
specifica dei 2,5 milioni di uomini che pagano per il sesso da strada.
Italiani, sposati ma anche stranieri e uomini soli. Sacerdoti, maschi
giovani ma anche anziani e molti anche con un titolo d’istruzione alto.
Varietà
assoluta della clientela che corrisponde a modalità diverse di
approccio con le prostitute. Molti preferiscono le straniere schiave
perché con meno potere di negoziazione nello scambio di sesso e denaro e
probabilmente più soggiogabili nel rapporto sessuale.
I due
grandi sottogruppi sono rappresentati da coloro che nella prostituta
cercano un rapporto complementare a una relazione stabile, l’altro da
uomini soli che nel sesso mercenario vedono l’unica possibilità di
appagamento e l’unica chance.
Il dramma italiano è aver respinto
la coscienza del fenomeno della prostituzione, aver chiuso le case delle
prestazioni, aver espulso dalla norma la questione - un tipico
atteggiamento di rimozione culturale made in Italy - per aver permesso
di tollerarlo in modalità squallide, pericolose, ben più plateali e
spesso contigue a scellerate violenze, nonché alle mafie che proliferano
nell’entrata di donne schiave, di clandestine, di anonime senza
documenti lasciati alla mercé dei clienti.
Come le scene dei
bordelli sotto al cielo siano tollerabili nel Paese del buon costume,
della famiglia, delle leggi ad alto tasso di eticità è il segno della
contraddizione assoluta che attraversa il rapporto tra legge e morale in
Italia. La confusione tra i valori in cui credere e la necessità di una
legge che intervenga su fenomeni dilaganti e criminali come quello
della prostituzione, magari anche con finalità restrittive ed educative,
è da sempre materia incandescente.
Da
una parte è prova di ipocrisia culturale annidata nel corredo genetico
dell’italiano fintamente cattolico e di un problema mai risolto e
metabolizzato rispetto al sesso e alla libertà delle donne; dall’altra
un comodo alibi per i maschi fruitori dei corpi a pagamento per rimanere
anonimi, non esibire un documento, non entrare nelle case del sesso e
continuare indisturbati la recita dei padri di famiglia al mattino
seguente.
La distinzione tra etica e morale è ciò che consente
alla legge di essere valida a prescindere dai valori e disvalori di
ognuno, di assicurare protezione alle vittime della tratta che sono
senza dubbio l’anello più debole dell’oscena catena, ma anche alla
moglie di quel cliente che rischia ogni giorno di essere contagiata
dalle malattie del sesso.
Normare un fenomeno obbliga a vederlo e
a prenderne atto. A inserirlo nel tessuto sociale, a condannarlo e
reprimerlo anche, ma in parallelo ad educare, a prevenire, a informare.
L’evoluzione morale e politica di un paese liberale non va mai avanti a
colpi di esami di coscienza. E’ questa la scommessa che rischia di
perdere la legge italiana sui fronti dei diritti individuali, delle
scelte morali e dei valori.
Espellerli dalla legge non significa
rinunciare a dire che a norma di legge è un reato acquistare sesso per
strada da una ragazzina schiavizzata. Mentre non lo è entrare in una
casa chiusa e comprare sesso a ore da una donna che sceglie di farlo. Il
disvalore di questo secondo caso non è sovrapponibile all’immoralità e
illegalità del primo. Quello scenario di macelleria squallidamente
erotica che anche all’alba di oggi avrà lasciato agli angoli delle
strade immondizie, rifiuti, calze, profilattici e file di bottiglie,
mentre alla fermata in tanti aspettano l’autobus per andare a lavoro.
O, peggio ancora, a scuola.
Fonte
Articolo perfetto per l'ora di pranzo, sia mai che faccia andare di traverso il boccone a "quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv"...
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