27/01/2014
Tunisia, la Costituzione profuma di gelsomino
Con 200 deputati favorevoli, 12 contrari e quattro astenuti, da ieri la Tunisia ha la sua nuova Costituzione. E anche un esecutivo provvisorio incaricato dal primo ministro Mehdi Jomaa di organizzare le prossime elezioni parlamentari e presidenziali previste alla fine del 2014. A tre anni esatti dalla cacciata di Ben Ali, la rivoluzione tunisina si è dimostrata in grado di perseguire gli obiettivi che si era prefissa, presentando al mondo la Carta costituzionale più moderna e progressista del mondo arabo e partorendo un governo tecnico frutto di compromessi tra le forze politiche.
La votazione, trasmessa ieri sera in diretta televisiva, ha visto l'euforia impadronirsi di tutto l'emiciclo al termine dell'approvazione: dopo aver intonato l'inno nazionale brandendo la bandiera tunisina, l'Assemblea costituente è poi esplosa nel grido "Fedeli, fedeli al sangue dei martiri della rivoluzione". Soddisfatto il presidente della Costituente Mustafa Ben Jaafar, per una Costituzione in cui "tutti, Tunisini e Tunisine, si ritrovano, che preserva i nostri risultati e getta le basi per uno Stato democratico" e ha aggiunto che "la Storia ricorderà con molta fierezza questa giornata".
La Costituzione, che inizialmente doveva essere redatta nell'arco di un anno a partire dall'elezione della Costituente a ottobre del 2011, è stata motivo di aspre battaglie tra la maggioranza islamista e l'opposizione laica. Responsabili del considerevole ritardo sono state le numerose crisi politiche, che hanno raggiunto l'apice con l'assassinio, lo scorso luglio, del deputato dell'opposizione Mohamed Brahimi, attribuito alle frange jihadiste attive nel Paese. Alla fine, tra rimpasti di governo e accuse agli islamisti moderati di Ennahda, l'Assemblea ha partorito una Carta che di fatto tiene fuori l'Islam dalle istituzioni e promuove l'uguaglianza tra uomini e donne. "Per la prima volta - ha dichiarato Nadia Chaaban, del partito Massar opposto agli islamisti - mi sento riconciliata con questa Assemblea".
L'opposizione non l'ha spuntata solo sulla Costituzione, però, ma anche sulla formazione di un gabinetto tecnico ad interim incaricato di traghettare Tunisi verso le elezioni presidenziali e parlamentari di quest'anno. Ennahda, a seguito di una lunga contrattazione, ha lasciato infatti il governo nelle mani dell'ex ministro dell'Industria Mehdi Jomaa che ci ha messo sei settimane per presentare il nuovo esecutivo tecnico. "Ho formato la mia squadra - ha dichiarato Jomaa - sulla base di tre criteri: competenza, indipendenza e integrità". Alti funzionari, magistrati e privati fanno parte della rosa dei ministri approvata dal presidente Moncef Marzouki, per organizzare il voto che, a detto di Jomaa, "rappresenta ora la priorità delle priorità".
Il prossimo compito della Costituente sarà quindi l'adozione di una legislazione elettorale, mentre il nuovo governo dovrà affrontare i numerosi problemi economici che attanagliano ancora la Tunisia dall'inizio della rivoluzione. Perché, se Costituzione e Governo rappresentano il successo della "rivoluzione dei gelsomini", molte aree del paese sono ancora marginalizzate e poco toccate dagli investimenti. Con un tasso di disoccupazione nazionale del 15,7 per cento che a Sidi Bouziz, la città pioniera delle rivolte dei giovani tunisini, sfiora quasi il 30 per cento.
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