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31/01/2014

Ginevra 2, prima settimana e «nulla di fatto»

Si conclude oggi, sotto l'egida dell'Onu, la settimana di colloqui sulla crisi siriana, Ginevra 2. Prima di iniziare gli incontri, ieri, la delegazione del governo di Assad e quella di opposizione hanno osservato un minuto di silenzio in onore dei «martiri» della guerra che li oppone da quasi tre anni. Ieri, la fine delle violenze e la «lotta al terrorismo», primo punto di Ginevra 1, sono stati al centro delle discussioni.

Per l'opposizione, il «principale terrorista» è il presidente Assad e la sua esclusione dal potere è la precondizione per avviare veri negoziati di pace. I ribelli e il campo a guida Usa che li sostiene considerano che Ginevra 1 apre la strada a una transizione senza il presidente siriano e stanno facendo di tutto per portare la discussione su quel punto: un governo di transizione senza Bashar al Assad.

Damasco, invece, insiste sul primo punto e ribadisce che il terrorismo non può essere combattuto senza il contributo effettivo delle istituzioni internazionali riguardate per far cessare l'invio di armi e il sostegno ai gruppi armati. La delegazione governativa chiede la fine delle ingerenze straniere, appoggiandosi alla carta dell'Onu. Inoltre, fa notare la scarsa rappresentanza della delegazione presente rispetto alla galassia dei gruppi armati fondamentalisti che combattono Assad sul terreno. In caso di nuove elezioni - dice la delegazione di Damasco - anche l'opposizione dovrà accettare i risultati. «Combattere le organizzazioni terroriste e cacciarle dalla Siria è dovere di ogni siriano», ha affermato la delegazione governativa in un comunicato emesso a Ginevra 2.

L'opposizione ha respinto il testo, considerandolo «inaccettabile e unilaterale» perché non considera il ruolo degli sciiti libanesi di Hezbollah, che appoggiano il governo, e ha affermato che i ribelli combattono a loro volta i gruppi armati jihadisti. Martedì, il capo dell'opposizione siriana, Ahmad Jarbe, si recherà in visita a Mosca, su invito delle autorità russe, alleate del governo Assad.

Washington si è detta «preoccupata» per i ritardi di Damasco nel ridurre il proprio arsenale chimico, il cui smantellamento al momento è «fermo al 5%». A dichiararlo, il capo del Pentagono, Chuck Hagel, durante una conferenza stampa a Varsavia.

Intanto, «The Elders», l'organizzazione non-governativa fondata da Nelson Mandela, ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché coinvolga l'Iran nei colloqui di Ginevra 2. «Siamo convinti che l'Iran possa svolgere un ruolo chiave al tavolo dei negoziati di pace grazie alla sua influenza», ha detto l'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan, che presiede l'Ong, al termine di una visita a Tehran. Annan ha anche sollecitato il raggiungimento di un accordo definitivo sul programma nucleare iraniano.

Gli ha fatto eco l'ex presidente messicano Ernesto Zedillo, secondo il quale «urge un contributo anche da altri Paesi. Le potenze mondiali devono capire che la presenza dell'Iran a Ginevra 2 porterà benefici a tutti». L'assenza dell'Iran, potenza regionale determinante nelle alleanze in campo, è uno dei principali elementi che stanno portando anche questa tornata di colloqui a un nulla di fatto. Il mediatore Onu Lakhdar Brahimi ne ha preso atto. L'Onu è intanto riuscita a far entrare aiuti alimentari nel campo profughi palestinese di Yarmuk, a sud di Damasco, assediato da tempo fra le parti in conflitto.

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