Si, è vero. In piazza Maidan ci sono state diverse componenti della società ucraina. Classi medie filoccidentali, studenti, donne, lavoratori arrabbiati per i salari e le pensioni che non bastano mai, pensionati senza speranza che non ne possono più di un sistema oligarchico. Sono andati e venuti, a decine di migliaia, in questi mesi, portando in piazza una bandiera dell’Unione Europea idenficata come il benessere, la libertà, la democrazia, la possibilità di consumare e di viaggiare, la cultura. Qualche anno fa in Kosovo e in Albania, del resto, gli ammiratori dell’Uck nelle piazze agitavano anche i vessilli della Ferrari, o della Juventus. Ognuno si sceglie i suoi simboli di libertà da esibire e sventolare, certo.
C’è di tutto nelle piazze di Kiev e dell’Ucraina, ma sulle barricate, sempre di più, abbiamo visto in queste settimane vere e proprie squadracce di fascisti e ultranazionalisti xenofobi, ai quali dell’adesione del paese all’Unione Europea importa ben poco (e in qualche caso non sono neanche d’accordo). Ma certo i gruppi di estrema destra non potevano non approfittare dell’occasione di una piazza ribollente di odio antirusso per scendere in campo e guadagnare spazio e credibilità. Che ora, terminato momentaneamente lo scontro frontale tra opposizione e governo ricercato dai gruppi fascisti ed estremisti – l’Unione Europea e i conservatori Usa ci hanno messo del loro – potrebbe scemare. L’odiato presidente Yanukovich è stato assai furbo e abile nel tentare di fornire alla piazza qualche risultato da portare a casa che giustificasse la smobilitazione dell’occupazione permanente del centro di Kiev e dei palazzi istituzionali occupati dai ‘dimostranti’. Ha fatto dimettere il governo, ha ordinato ai deputati della maggioranza governativa di ritirare le stesse leggi antimanifestanti da lui stesso promosse, ha addirittura varato un’amnistia in tempi rapidissimi per tutti i dimostranti arrestati che non si siano macchiati di reati gravi, ed ha pure promesso una rapida riforma della Costituzione che porti il paese verso gli ‘standard dell’Ue’.
Ottenendo una spaccatura nella piazza, ora divisa tra i tre partiti dell’opposizione parlamentare – Udar, Patria e Svoboda – e le varie milizie paramilitari che ora accusano Klitschkò e company di tradimento, inciucio, e chi più ne ha più ne metta. Il problema è che gli scontri sono durati molto, troppo, e ora i partiti sono diventati meno simpatici ai settori più duri della piazza che considerano o degli eroi gli squadristi delle varie formazioni che per mesi si sono scontrati con i temuti Berkut – i reparti antisommossa locali – oppure che quantomeno ne riconoscono il valore di fronte alla presunta arrendevolezza delle formazioni parlamentari.
Quei pochi giornalisti italiani che, arrivati a Kiev, hanno raccontato che la protesta è ormai dominata da gruppi nazionalsocialisti, ultranazionalisti e comunque xenofobi e antisemiti, si sono dovuti subire una vera e propria bordata di offese – le più tenere ‘bugiardo’ e ‘venduto’ – da parte della evidentemente molto attiva comunità ucraina in Italia, almeno per quanto riguarda i cittadini di quel paese provenienti dalle regioni occidentali come la Galizia, laddove un partito di estrema destra come Svoboda – ‘Libertà’, prima Partito Nazionalsocialista di Ucraina – ha ottenuto percentuali anche superiori al 30%. Eppure basta guardare immagini e video che arrivano da Kiev, quelle non censurate dai media occidentali desiderosi di raccontare una piazza fatta di inermi cittadini arrabbiati con Yanukovich e Putin che gli vorrebbero togliere il sogno dell’adesione all’Unione Europea (vedi in questo articolo le foto di Alberto Sicilia per il quotidiano spagnolo Publico).
Ma ora per molti media sarà difficile tappare il vero volto della situazione in Ucraina. Dopo l’accordo tra le opposizioni parlamentari e il governo – ammesso che i falchi di Bruxelles non lo facciano saltare precipitando il paese nella guerra civile – le ali estremiste hanno rivolto la loro rabbia contro i rappresentanti di Udar e Patria. Già nei scorsi giorni si erano verificate alcune scaramucce tra diverse fazioni, e militanti progressisti o donne avevano denunciato la cieca violenza delle formazioni neofasciste. Ma nelle ultime ore lo scontro è stato tra due delle forze protagoniste della rivolta anti-russa: da una parte gli squadristi di Svoboda, dall’altra i militanti del gruppo radicale Spilna Sprava. I primi volevano convincere i secondi a sloggiare dalla sede del ministero dell’Agricoltura di Kiev, da tempo occupata e devastata dal gruppo che ha acquisito protagonismo nelle ultime fasi della rivolta. La disoccupazione delle sedi istituzionali occupate, ha spiegato uno dei leader dell’estrema destra parlamentare, è una delle principali condizioni per il varo dell’amnistia e per il ritiro delle norme contestate dalla piazza. Ma quelli di Spilna Sprava non hanno voluto sentire ragioni e quindi i militanti di Sboboda sono passati alle maniere forti e ne è nato uno scontro a base non solo di botte, ma anche di spari e lancio di granate (almeno così raccontano le agenzie di stampa). Bilancio: alcuni feriti, che si aggiungono ad un poliziotto di 42 anni morto in ospedale dopo esser stato colpito da uno sparo in un parco della capitale ucraina. Il palazzo in questione è stato liberato, ma in piazza ci sono settori che hanno formato una sorta di ‘guardia nazionale’ e si dicono pronti a sacrificare la vita – e quella di chi gli si oppone – “per il popolo ucraino e per l'Ucraina". Lo stesso segretario di Sboboda, Oleg Tiagnibok, dopo aver ordinato ai suoi di sgomberare i rivali di Spilna Sprava, ha affermato che i suoi non disoccuperanno gli altri 5 edifici ancora occupati.
Ormai le marce e i comizi avvengono all’insegna degli slogan “Gloria agli eroi, gloria all’Ucraina”, gli stessi in voga al tempo in cui i fascisti delle regioni occidentali organizzarono milizie per sostenere gli invasori nazisti e contribuendo direttamente allo sterminio di centinaia di migliaia di persone, oltre a quelle massacrate o deportate dalle SS di Berlino.
Altre foto quantomai esplicite sulla composizione della piazza ucraina:
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