Ancora senza soluzione le trattative per la formazione del nuovo governo
libanese, mentre la minaccia dell'esecutivo tecnico neutro senza
Hezbollah continua a pendere come una spada di Damocle sulla testa della
coalizione dell'8 Marzo. Il Presidente Suleiman questa mattina dalle
colonne del quotidiano Mustaqbal è stato infatti nuovamente perentorio: o
l'8 Marzo accetta la formula "8-8-8" con rotazione degli incarichi
ministeriali, oppure procederà, anche senza il loro consenso, alla
nomina del famigerato gabinetto tecnico.
A bloccare le trattative questa volta è il Movimento Patriottico Libero
(FPM) di Michel Aoun, fermamente intenzionato a non cedere sulla
rotazione degli incarichi ministeriali e tenersi stretto il portafoglio
dell'Energia e delle Risorse Idriche attualmente in mano a Gibran
Bassil. Come sottolineato dello stesso Bassil in un'intervista di fuoco
rilasciata domenica, non si tratterebbe di biechi interessi "di
partito", bensì di una più generale tutela della rappresentanza
cristiana che con la rotazione rischierebbe di venire sistematicamente
compromessa se relegata ai ministeri minori.
A fargli eco sono arrivate stamane le dichiarazioni dei vescovi maroniti
Boulos Sayyah e Samir Mazloum che, rispettivamente dalle colonne di al-Jumhuriyyah e al-Safir, hanno ribadito come la giusta rappresentanza dei cristiani passi necessariamente per un'adeguata rappresentanza ministeriale.
I partiti cristiani stanno giocando un ruolo di primo piano nelle
trattative di queste ultime settimane.
Diluiti in due coalizioni a trazione nettamente musulmana impegnate in
più ampi giochi geopolitici rispetto ai quali non hanno alcuna voce in
capitolo, ma allo stesso tempo, data l'impostazione confessionale della
repubblica libanese, indispensabili per garantire ad entrambe la
maggioranza parlamentare, stanno infatti facendo sentire tutto il loro
peso per tornare a contare in maniera incisiva sullo scacchiere politico
nazionale sempre più subordinato alle tensioni regionali irano-saudite.
Così, se sul fronte 8 Marzo è Aoun a tenere banco per avere l'ultima
parola sulle trattative, sul fronte opposto lo stesso ruolo è giocato
dalle Forze Libanesi di Samir Geagea, la cui condizione per il governo
di unità nazionale è l'esclusione di Hezbollah.
Per quanto riguarda Bkerkeh, la questione prioritaria è, come emerso
anche dalle dichiarazioni dei due curati, l' "equa assegnazione dei
portafogli". Non si esclude dunque che su questa base nuovi colloqui
inter-cristiani potrebbero aver luogo sotto il patrocinio del
patriarcato, sbloccando finalmente le trattative. Sempre che, con buona
pace di tutti, la spada presidenziale non cada prima.
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