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14/01/2014

Iran, via libera allo sblocco delle sanzioni

Via libera a un primo, minimo sblocco delle sanzioni all'Iran: la Repubblica islamica riceverà mensilmente, a partire dal primo febbraio, gran parte dei 4,2 miliardi di dollari di beni previsti dall'accordo divisi in tranche da 550 milioni. I fondi congelati nei conti esteri iraniani ammontano a circa 7 miliardi di dollari e sono stati bloccati dalle misure punitive imposte da Stati Uniti e Unione Europea. A rivelare la manovra, è stato ieri un funzionario dell'amministrazione americana all'AFP, spiegando che i pagamenti saranno distribuiti nell'arco di 180 giorni a partire dal prossimo primo febbraio.

Lo sblocco dei primi fondi iraniani congelati è parte dell'accordo sul nucleare firmato il 24 novembre scorso da Teheran con le potenze del 5+1 (Usa, Cina, Russia, Gran Bretagna, Francia + Germania): la Repubblica islamica, in cambio dell'alleviamento delle sanzioni, si è impegnata a non arricchire uranio sopra il 5 per cento, neutralizzare il 20 per cento delle scorte di uranio già arricchito e di non realizzare altre centrifughe, oltre a subire ispezioni a sorpresa dell'Agenzia Onu per l'Energia Atomica (Aiea) in tutti i siti iraniani, nell'ambito del Protocollo aggiuntivo al Trattato di non-proliferazione nucleare.

L'accordo entrerà in vigore il 20 gennaio prossimo: verranno decongelate quote di 550 milioni di dollari ogni 33-34 giorni, l'ultima sarà rilasciata intorno al 20 luglio. Inoltre, il primo marzo è previsto un versamento di 450 milioni di dollari in cambio della diluizione, da parte iraniana, della metà delle sue riserve di uranio arricchito al 20 per cento al 5 per cento. Il 15 aprile Teheran riceverà una seconda tranche di 450 milioni per diluire la seconda metà dello stock, il più pericoloso agli occhi del 5+1.

Eppure non è ancora scampato il pericolo di nuove sanzioni, dopo che alla fine di dicembre un gruppo di 26 senatori americani (13 repubblicani e 13 democratici) aveva proposto di applicare nuove misure punitive al primo passo falso compiuto da Teheran nell'ambito dell'accordo: la proposta aveva infatti innervosito il presidente americano Barack Obama fino a fargli ventilare l'ipotesi di un suo veto, preoccupato che l'annuncio avrebbe compromesso la fragile intesa con Teheran alla quale si è giunti dopo due mesi di colloqui. Il Senato voterà comunque nel mese di gennaio: che ottenga la maggioranza o meno, che Obama eserciti o no il suo veto, la mossa rischia di fare il gioco degli ultraconservatori iraniani ostili al negoziato. E di mettere in pericolo l'accordo.

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