16/04/2014
1750 miliardi di dollari per le armi nel mondo
Nell'attuale crisi socioeconomica l'austerità ed il rigore sono applicate sulle spese sociali e non sugli armamenti.
Giornata globale di azione contro le spese militari con l’appuntamento di Verona di “Arena di Pace e Disarmo” il 25 aprile. “Gli armamenti sono distruttivi quando vengono utilizzati e anche quando sono prodotti, venduti, comprati e accumulati sottraendo enormi risorse al futuro dell’umanità”.
I nuovi dati SIPRI, l’istituto svedese di ricerca sulla Pace sul totale della spesa militare mondiale per il 2013 parla dell’enorme cifra di 1747 miliardi di dollari. Un minimo calo in termini sia di numeri assoluti (-6 miliardi di dollari) sia di trend valutato a valori costanti (-1,9% in termini reali rispetto al 2012). Ma questo non deve fare pensare che la spesa militare sia in effettivo calo, perché stiamo comunque parlando di un livello che rimane superiore alla spesa del periodo della Guerra Fredda.
“In realtà la spesa militare mondiale si sta solamente redistribuendo, col nuovo protagonismo della Cina e di altri Paesi asiatici” commenta Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo. Esempi significativi: l’Arabia Saudita ha aumentato la spesa di 10 miliardi di dollari e la Corea del Sud ha superato proprio l’Italia in classifica entrando nella Top 10 mondiale. Nonostante il taglio in corso negli investimenti militari USA di circa 40 miliardi di dollari secondo la stima SIPRI.
Ma il totale complessivo non si è modificato di molto, e questo significa che nuovi attori stanno davvero prendendo il volo in questo comparto. Scorrendo i dati diffusi dal SIPRI è interessante notare come i primi quindici Stati siano da soli responsabili di oltre l’80% della spesa militare complessiva, con gli Stati Uniti e la Cina ai primi due posti a sfiorare da soli la metà della somma complessiva (si attestano sul 47%). Il dato italiano registra un lieve calo da 34 a 32,7 miliardi di $.
Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo ci ricorda come per diversi anni l’istituto svedese non è stato in grado di conteggiare con chiarezza il bilancio militare del nostro Paese”. Ad esempio lo scorso anno la cifra era esplicitamente indicata come “stima probabile” e non valore derivante dai bilanci. “Il valore riportato per il 2013 si avvicina invece molto al dato di circa 24 miliardi di euro che la Rete Italiana per il Disarmo ha rilevato a partire da dati ufficiali di Bilancio del Governo”.
L’inganno italiano sta sulla incidenza della spesa militare sul PIL ricavato dal SIPRI che riporta la cifra di 1,6% basata su dati del Fondo Monetario Internazionale e che risulta essere sensibilmente più alto di quanto affermato da tutti i Governi recenti, e di qualche punto superiore alle stesse stime NATO, anch’esse maggiori di quelle dichiarate dai governi. Sui conti militari insomma, le reticenze e le nebbie fanno parte delle “strategie e della tattiche” dei governi di mezzo mondo. Disinformazia.
Brutta tendenza Ue segnala Giorgio Beretta. “Vero che gli Stati Uniti sono da anni il paese che più spende in armamenti col 37% del totale mondiale, 640 miliardi di dollari, i paesi dell’UE insieme sono al secondo posto con 279 miliardi di dollari pari al 16% del totale mondiale battendo la Cina, stima di 188 miliardi e la Russia, stima di 88 miliardi”. Peggio, spendiamo di più, si potrebbe dire, per i generali che per i carri armati. Sistemi militari da razionalizzare anche a scapito della casta.
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