Davano tutti le spalle all’esplosione. Erano al Terminus Market di
Jos. Non hanno fatto nemmeno in tempo a sentirla che erano già tutti
riversi a terra, con le fiamme che scaldavano la torrida aria della
primavera subsahariana. Corpi fumanti e resti dei passeggeri dei vicini
autobus sulla terra bruciata. Scaraventati a faccia in giù venditori
abusivi, le donne che cucinavano la manioca e il pesce arrostito, i
bambini che mangiavano arachidi. 120 morti, forse di più secondo fonti
nigeriane. Centinaia i feriti. Ritorna martellante lo spettro Boko
Haram. Paure che incidono sugli aspetti più elementari della vita,
appartenenza etnica, religione, diseguaglianze regionali.
L’organizzazione jihadista sta seminando il caos con
rapimenti, attentati, violenze e soprusi. Abuja sta diventando teatro di
attentati, incendi dolosi e conflitti a fuoco, che colpiscono stazioni
di polizia, uffici statali, chiese, moschee, scuole e università e di
omicidi di funzionari politici, religiosi e gente comune.
Contro il governo del presidente Goodluck Jonathan, cristiano del gruppo etnico Ijaw, Boko Haram mira al riconoscimento della Shari’a come legge di Stato.
Il gruppo fu fondato nel 2002 da Ustaz Mohammed Yusuf.
L’organizzatore materiale del piano di destabilizzazione della Nigeria
fu ucciso nel 2009, dal governo del Paese. Da allora prese piede
pacatamente la figura di Abubakar Shekau. Boko Haram è un gruppo
anti-occidentale che rifiuta e si oppone all’ingerenza straniera.
Oggi gli obiettivi del gruppo sono l’imposizione di un certo
modo di vivere e pensare a tutta la popolazione cristiana nel nord della
Nigeria, di contrapporsi al sistema di educazione nigeriana di
ispirazione britannica e di introdurre la legge islamica in tutto il
Paese.
La popolazione nigeriana è divisa quasi a metà tra musulmani e
cristiani. Le bande di Boko Haram da tre anni vagabondano inosservate,
nel paese più popoloso e ricco di petrolio del continente africano,
assaltando chiese, scuole e villaggi, compiendo stragi alla cieca di
cristiani e musulmani.
Dopo il barbaro sequestro delle 223 studentesse all’inizio
del mese, la settimana di sangue è iniziata con l’uccisione di almeno 47
persone in due attacchi contro i villaggi nigeriani di Alagarno e
Shawa, nello stato di Borno, a nord-est del Paese. Martedì
l’attentato alla stazione di autobus in una delle vie commerciali più
affollate di Jos, ha preceduto l’esplosione dell’autobomba al mercato
centrale e provocato centinaia tra morti e feriti.
Ogni giorno si vedono i gesti dei ribelli in azione, durante le
esercitazioni o a riposo. Ma anche il cielo cobalto sopra la terra
rossa, con le sagome nere dei combattenti dal volto incorniciato dalla
folta barba, alla luce dell’alba o del tramonto e le nuvole polverose
delle esplosioni.
A Boko Haram sono attribuiti circa 4mila morti, decine di migliaia di feriti, sfollati e senza tetto.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento