La frattura tra la popolazione ucraina filo europea e filo russa, con l’escalation delle guerra si sta facendo insanabile. Con l’elezione del nuovo presidente Petro Poroshenko nessun passo in avanti nel dialogo tra Kiev e ribelli. Ormai parlano solo le armi. USA e Russia restano fredde e distanti.
«Questa non è una nuova guerra fredda». Barak Obama lancia il messaggio nel pieno marasma dei nazionalismi ucraini sperando che nonostante la tempesta in corso giunta al destinatario. Mosca non dà ancora segnale di ricevuto ma occorre tempo per valutare e decidere se e cosa rispondere. Obama ha poi fatto il furbo dichiarando che la linea degli Usa sulla crisi ucraina è quella di “agire insieme agli alleati e alla comunità internazionale”. Tradotto, certi vizietti da croce uncinata sono eredità europee e non nostre. E l’Unione europea, grande assente diventa di colpo colpevole a metà.
Sull’altro fronte, in Ucraina, il leader dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, promette, “Non combatteremo fino alla fine, ma fino alla vittoria”. Concetto ribadito dal premier Alexander Borodai. Sul campo di battaglia è guerra non di parole. Caccia militari sorvolano Donetsk, ci racconta l’inviato dell’ANSA. Raffiche di mitragliatrici si sono sentite anche nei pressi della sede dell’Sbu, i servizi segreti ucraini, secondo quanto riferiscono testimoni oculari. La sede si trova nei pressi del palazzo dell’amministrazione, occupata dai separatisti. Guerra casa per casa.
Precipita dunque la situazione nella città stretta nell’assedio dalle forze militari ucraine che hanno intimato ai ribelli separatisti di andare via o verranno “colpiti con precisione”. Una minaccia che ieri si è trasformata in bagno di sangue. Almeno 100 gli uccisi nella battaglia per l’aeroporto della città, dilagata presto nei quartieri residenziali limitrofi. Gli scontri sono arrivati a lambire la stazione centrale, a due passi dalla zona degli alberghi affollati di giornalisti stranieri e di civili in cerca di rifugio. Le autorità della Repubblica di Donetsk hanno confermato il coprifuoco dalle 20 alle 6.
Il Cremlino, senza ancora rispondere ad Obama sulla ‘Non Guerra Fredda’ esprime il timore che l’uso della forza nell’est ucraino porta la crisi ad un “vicolo cieco” dopo il quale sarà sempre più difficile organizzare il dialogo tra Kiev e le regioni separatiste. Di fatto, chi sperava che le elezioni presidenziali ucraine si svolgessero in un clima di pace o quantomeno di cessate-il-fuoco, si è sbagliato di grosso. Così come si è sbagliato chi riteneva che la scelta di un nuovo presidente avrebbe stemperato gli animi e portato a più miti consigli sia il governo di Kiev che i separatisti dell’Est.
Ma cosa vuole il nuovo presidente Poroshenko? E dove vuole arrivare il governo dei nominati di Kiev? Contraddizioni a raffica. Duro e puro il vice premier Vitaly Yaryoma promette guerra “Fino a quando non un solo combattente di auto-difesa resterà sul territorio dell’Ucraina”. Il candidato Presidente Poroshenko aveva promesso dialogo con le Repubbliche ribelli. Divenuto Presidente, ora non vede ragioni per interrompere l’attacco su Donetsk e che l’operazione si doveva dimostrare “più efficace”. Meschini calcoli elettoralistici o qualche strategia da parte del navigato oligarca?
Mosca aveva annunciato che avrebbe accettato i risultati delle elezioni e si era detta disponibile a impegnarsi in un dialogo con il vincitore, ma per il momento resta alla finestra a osservare le mosse di Kiev. Non rassicuranti. Dopo il bagno di sangue all’aeroporto di Donetsk, le cose si complicano. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov respinge qualsiasi ipotesi d'incontro con Poroshenko. E la palla torna a Washington. La dottrina Obama dice che l’intervento armato esterno è giustificato quando un regime attacca la popolazione civile delegittimando automaticamente la propria sovranità.
Così è accaduto con Gheddafi in Libia, con Assad in Siria e con Yanukovich in Ucraina. Quesito sottolineato dall’analista di LookOut: se Kiev attacca anche la popolazione filo-russa e Washington non condanna tali azioni, anzi, le sostiene, cosa significa? O gli USA considerano i russi di Donetsk o di Odessa cittadini di serie B o la dottrina Obama non convince e la politica estera americana diventa non credibile. Date le premesse, quanto è credibile un negoziato tra Poroshenko, Obama e Putin? E che ruolo per la latitante Unione Europea, orba volontaria su quel che accade in Ucraina?
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