Da giovedi a San Pietroburgo è in corso l'annuale forum economico.
Sull'edizione di quest'anno pesano le sanzioni che Stati Uniti e più languidamente l'Unione Europea hanno varato contro la Russia per l'annessione della Crimea e la politica seguita nella crisi ucraina. Le sanzioni attuali attengono agli uomini più vicini a Putin e ad alcune banche e società di loro proprietà. Ma è evidente che l'ipoteca delle sanzioni potrebbe pesare sulle relazioni economiche future della Russia con i suoi partner, in modo particolare con quelli europei. La Russia ha fatto già la sua “mossa del cavallo” stringendo accordi commerciali rilevanti e intese strategiche con la Cina. Ma nel mondo degli affari delle multinazionali europee l'ipoteca delle sanzioni, sulle quali spingono in modo particolare gli Usa per spezzare le relazioni tra Russia e Unione Europea, non sembra aver prodotto grandi diserzioni o preoccupazioni sulla partecipazione al Forum Economico di San Pietroburgo. Anche se il numero dei partecipanti risulta sceso da 700 a 560, dalle capitali e dalle sedi dei consigli di amministrazione europei, infatti, sono partiti in tanti lo stesso. Tra i partecipanti spiccano i nomi delle grandi compagnie energetiche europee, da Edf a Gdf Suez a Eni, ma ci sono anche i rappresentanti di multinazionali tedesche come Daimler (cioè Mercedes), E.on (energia), Basf (chimica), Metro (distribuzione), TUI (tour operator) ed anche la filiale tedesca della Boston consulting. Dalla Daimler — che in Russia costruisce autocarri e tir — fanno sapere ad esempio che “conferenze di questo tipo, orientate a favore del dialogo, sono opportune specialmente in momenti come questo”. Il governo di Angela Merkel ha scelto di non prendere posizione sulla partecipazione delle aziende tedesche alla “Davos Russa”. L'amministrazione Obama, ha chiesto invece alle società statunitensi di rifiutare l'invito. Il governo francese ha chiarito che non rinuncerà alla vendita a Mosca di due portaelicotteri classe Mistral, un accordo a cui si è lavorato per anni e che ha un valore di 1,2 miliardi di euro. Al forum di San Pietroburgo c'è anche l'ambasciatore italiano a Mosca Cesare Maria Ragaglini, per partecipare alla presentazione del padiglione russo all'Expo del 2015 a Milano."C'è sicuramente clima di incertezza generale, ma il rapporto che l'Italia ha con la Russia non risale a oggi ed è sempre stato un rapporto strategico di lungo periodo” afferma l'ambasciatore italiano “Col tempo abbiamo superato tutte le crisi che ci siamo trovati ad affrontare".
Fonte
Fine dell0impero, gli Stati Uniti dovranno imparare a farci i conti sempre più spesso.
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