Rispondendo alle domande di Bruno Vespa nel suo salotto televisivo, Renzi ha commentato i risultati elettorali – “inaspettati” ha detto – ed ha annunciato qualche pillola sulle sue intenzioni future. “Visti i risultati in tutti i paesi credo che all'Europa sia arrivato forte e chiaro il messaggio che così non va bene – ha detto Renzi – “È sempre più diffusa la convinzione che qualcosa non abbia funzionato" in passato nella Ue”. "Quest'Europa non ha convinto non solo gli euroscettici come Grillo e Berlusconi, anche chi ha votato il Pd in Italia vuole il cambiamento". E Renzi ha avanzato una proposta invocata da molti: "Se l'Europa cambierà le sue politiche di rigore e si aprirà alla crescita potremo fare un'operazione keynesiana straordinaria in cinque anni: più di 150 miliardi di euro". Il premier, ormai alla vigilia del semestre europeo a guida italiana, ha continuato sottolineando che: "Io penso che ci sia nelle istituzione europee la consapevolezza di dover cambiare. L'Italia per guidare il cambiamento deve essere credibile: mi piace pensare che non sia più a rimorchio, che non sia vista come il problema, che sia interlocutrice. Dobbiamo portare l'Italia a guidare quello che avverrà e per farlo il nostro paese deve portare avanti le proprie riforme strutturali".
Renzi ha poi ricordato anche che nell’Unione Europea adesso si devono eleggere il "presidente della Commissione, del Consiglio, dell'eurogruppo, nonché il titolare della politica estera". Si può pensare che uno di questi incarichi vada a un italiano? chiede Vespa. "Perché no" risponde il premier che aggiunge: "L'Italia però non deve preoccuparsi di portare un italiano. Siamo d'accordo che le spese per scuola e ricerca vanno fuori dal patto di stabilità, che l'Europa metta bocca sul Mediterraneo? Se siamo d'accordo la nazionalità è secondaria".
Dunque un programma keynesiano si affaccia all’orizzonte dopo sei anni di misure rigoriste e terapie d’urto che hanno acutizzato la crisi fin dentro un paese del nucleo centrale come la Francia? Si pone obiettivamente il problema del reperimento delle risorse per gestirlo, e qui i “colpi di genio” possono produrre misure apparentemente stravaganti. Dal 2014 infatti, tutti i paesi dell'Unione Europea, compresa l'Italia, inseriranno ''una stima nei conti (e quindi nel Pil)'' delle attività illegali, come ''traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)''.
Il 2014 segna il passaggio ''ad una nuova versione delle regole di contabilità'', tanto in Italia come in gran parte dei paesi Ue. Il cambiamento interesserà anche il Pil. Lo comunica l'Istat, spiegando che le spese per ricerca e sviluppo saranno considerate investimenti e non più costi, un cambiamento che ''determina un impatto positivo'' anche ''sul Pil''. L'aggiornamento potrebbe portare per l'Italia, si stimava a gennaio a Bruxelles, a una revisione al rialzo del livello del Pil tra l'1% e il 2%. Tra le risorse trasversali avanzate ce ne è una, sottolinea l'Istat, che ''ha una rilevanza maggiore'', in quanto, appunto, riguarda l'inserimento nei conti delle attività illegali, che già il precedente sistema dei conti nazionali, datato 1995, aveva previsto, ''in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico''. Ovviamente l'Istat ammette come la misurazione delle attività illegali sia ''molto difficile, per l'ovvia ragione - spiega - che esse si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione, e lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse interpretazioni''. Ecco che, aggiunge, ''allo scopo di garantire la massima comparabilità tra le stime prodotte dagli stati membri, Eurostat ha fornito linee guida ben definite. Le attività illegali di cui tutti i paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)''.
E’ evidente come l’innalzamento di 1 o 2 punti di Pil grazie ai proventi della prostituzione, del traffico di droga e del contrabbando cambia uno dei fattori del rapporto tra Pil e debito pubblico e dunque del deficit (inclusa la astrusa tagliola del 3%). E’ anche evidente che l’Italia è un paese che su questo terreno, in Europa, ha molte risorse... da mettere in campo, assai di più di altri partner. Una diavoleria contabile che conferma, ancora una volta, come le attività criminali siano insite nel capitalismo. Esposte alla pubblica riprovazione di giorno, messe in cassa la notte.
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Siamo al delirio più puro e in seconda istanza pare un invito a nozze per elevare al rango di cavalieri del lavoro la parte in assoluto peggiore dell'imprenditoria, quella criminale.
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