Domenica scorsa, in occasione del primo turno delle elezioni amministrative, la coalizione della sinistra radicale Syriza era arrivata al 18%, di parecchi punti dietro al centrodestra di Nuova Democrazia. Ma questa volta il voto di opinione sganciato dai meccanismi clientelari e dai ragionamenti degli elettori sulla governabilità hanno premiato il partito di Alexis Tsipras, che è arrivato in testa con il 26.55% dei voti, più o meno la percentuale raggiunta alle ultime elezioni politiche, ma assai più significativa visto che stavolta Nuova Democrazia del premier Samaras è arrivato dietro di 3 punti, con il 22.8%. Un voto esplicitamente contro le politiche di austerità che la troika ha imposto alla Grecia facendone il paese più castigato dall’Unione Europea con la quale Tsipras afferma ora di voler ‘ricontrattare’ i memorandum costati negli ultimi anni ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani greci immani e inutili sacrifici.
L’altro grande vincitore delle consultazioni di ieri è Alba Dorata, il partito neonazista che alle amministrative aveva sfondato con il 16% conquistato ad Atene e che ieri ha toccato quota 9.4%, un punto abbondante sopra i risultati di domenica scorsa. Il che vuol dire che due estremisti di destra ellenici siederanno nell’emiciclo di Strasburgo. Da segnalare anche la ricomparsa nel panorama politico dell’estrema destra (reazionaria e ortodossa) del Laos - 2.7% - negli ultimi anni prosciugata dai crescenti consensi a Chrysi Avghì.
I socialisti, mimetizzati all’interno della lista di centrosinistra Elia (l’Ulivo), si sono fermati all’8.1%, mentre i centristi ‘anticasta’ di To Potami (il Fiume), fondati e guidati dal giornalista Stavros Teodorakis, hanno ottenuto una percentuale minore rispetto a quanto prevedevano i sondaggi ma comunque un buon 6.6%. Più del Partito Comunista (KKE) che, reduce da un buon risultato domenica scorsa, questa volta si è fermato al 6.1%, perdendo probabilmente voti verso Syriza e verso l’astensionismo.
Il resto delle formazioni ottiene risultati deludenti: i nazionalisti di destra antitroika di Anel (Greci Indipendenti) si fermano al 3.4%, mentre i socialdemocratici di Dimar non raggiungono appena l’1.3%.
Dal punto di vista delle ricadute sulla politica interna probabilmente le conseguenze dei risultati delle elezioni europee non cambieranno molto lo scenario. Syriza aveva affermato durante la campagna che se avesse vinto avrebbe preteso le dimissioni del governo e lo scioglimento del parlamento per andare a nuove elezioni. Ma l’affermazione di Tsipras non sembra sia tale da costringere Antonis Samaras – forte di un risultato non proprio disastroso – a fare un passo indietro e ad indire elezioni anticipate. Anche perché alle elezioni amministrative Nea Dimokratia e Pasok hanno sbancato, vincendo in quasi tutte le regioni e in molte grandi città. Rimane il fatto che, pur trattandosi di elezioni europee e pur essendo la partecipazione alle urne non proprio entusiasmante, i due attuali partiti di governo insieme non arrivano neanche al 32%, segno di una delegittimazione piena da parte dell’elettorato e del paese. Ma anche Syriza ha un problema non indifferente: non sfonda al di là del consenso record conquistato alle ultime elezioni politiche, e non può contare su particolari alleati ‘antitroika’ con i quali formare una coalizione che contenda il governo ai partiti dell’austerità. Il KKE ha una posizione netta, contro l’Unione Europea e per l’uscita dall’Eurozona, mentre Syriza, al di là delle sfumature caratteristiche delle sue molte correnti, è una formazione politica sostanzialmente europeista e riformista e ogni alleanza sembra impossibile.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento