Sembra quasi una “berlusconata” al contrario ma molto, molto più seria. Siamo passati infatti dalle promesse di 1 milione di posti di lavoro alla loro scomparsa nei sette anni della crisi. A documentarlo è il governatore della Banca d'Italia che, ogni 31 maggio, tiene la sua relazione annuale al paese.
''La recessione si è riflessa pesantemente sul numero degli occupati e quindi sui redditi delle famiglie. Tra il 2007 e il 2013 l'occupazione è scesa di oltre un milione di persone, quasi interamente nell'industria; è anche diminuito il numero medio di ore lavorate" ha detto Visco nella relazione. "Il tasso di disoccupazione è più che raddoppiato rispetto al minimo toccato nel 2007, al 12,7 per cento dello scorso marzo. L'offerta di posti di lavoro tornerà a salire solo lentamente; di norma la prima variabile a reagire all'incremento della produzione è il numero di ore lavorate per addetto''.
Visco ha rilevato inoltre che ''Non va sottovalutato il rischio che un ulteriore allungamento della durata della disoccupazione - e ve ne sono segni in particolare nel Mezzogiorno e tra i giovani - intacchi le abilità e competenze individuali e le allontani da quelle richieste dalle imprese''. ''In passato, recessioni profonde - ha osservato - si sono associate ad ampie ristrutturazioni del sistema produttivo che hanno dato luogo all'introduzione di nuove tecnologie e modelli organizzativi che risparmiano lavoro''. Il rapporto tra investimenti lordi e pil - ha concluso - è sceso di 4 punti percentuali dal 2007, portandosi nel 2013 al 17 per cento, il minimo dal dopoguerra''. Il credit crunch vi ha concorso, ma ''è soprattutto dalla diffusa incertezza sulle prospettive di crescita della domanda e sull'orientamento delle politiche economiche che dipendono rinvii e riduzioni dei piani di ristrutturazione e di ampliamento della capacità produttiva'' .
Sul fronte industriale il governatore ha messo in luce che ''molte imprese italiane hanno saputo difendere, in alcuni casi aumentare, le loro quote sui mercati esteri; è tornata in attivo la bilancia corrente, anche al netto degli effetti del ciclo. Ma la caduta dell'attività rivolta all'interno - ha sottolineato Visco - è stata drammatica: nel complesso la produzione industriale si è contratta di un quarto''. ''Nell'ultimo trimestre del 2013, mentre le esportazioni - ha concluso - erano quasi tornate ai livelli della fine del 2007, i consumi delle famiglie erano ancora inferiori di circa l'8 per cento, gli investimenti del 26, con una perdita di capacità produttiva nell'industria dell'ordine del 15 per cento''. Un modo sibillino di ammettere che la recessione è tutt'altro che superata.
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