A quasi due mesi dalla data prevista per la fine del negoziato sul
nucleare tra l’Iran e le potenze del 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina,
Gran Bretagna, Francia e Germania), la Repubblica Islamica sta dando
segnali di forte collaborazione nella riduzione delle sue riserve di
uranio altamente arricchito. Ad annunciarlo, è stata ieri l’Agenzia
Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), preposta alle ispezioni dei
siti nucleari di Teheran secondo un accordo preliminare siglato a
Ginevra nel novembre scorso con le potenze del 5+1.
Il rapporto mensile diffuso dall’agenzia Onu parla chiaro: l’Iran ha tagliato circa l’80 percento delle sue scorte di uranio arricchito oltre il 20 percento
– scorte che, sebbene insufficienti per fabbricare un potente ordigno
nucleare, avevano allarmato la comunità internazionale, Israele in primis,
sulle presunte attività belliche della Repubblica islamica – aumentando
piuttosto le scorte di uranio a basso arricchimento. Secondo un
rapporto confidenziale ottenuto dall’Associated Press, inoltre, Teheran
possiede ora 40 kg di uranio altamente arricchito: un quinto di quello
che gli servirebbe per costruire un eventuale ordigno nucleare.
Soddisfazione è giunta dalle cancellerie occidentali, che continuano a
lavorare su un accordo definitivo da implementare entro il prossimo 20
luglio, data limite del negoziato. I colloqui della settimana scorsa con i rappresentanti si erano conclusi con dei piccoli progressi su alcune
divergenze di fondo – prima fra tutte l’arricchimento dell’uranio – in
un clima da tutti definito “fruttuoso”.
Eppure questo non è bastato a fermare la mano punitiva degli Stati Uniti: non
potendo sanzionare ulteriormente le autorità e personalità iraniane per
il programma nucleare, il dipartimento del Tesoro ha annunciato di aver
congelato i fondi di un alto ufficiale iraniano per aver “posto dei
limiti alla libertà di parola in Iran”. Morteza Tamaddon,
attualmente capo del Consiglio di sicurezza provinciale di Teheran, è
accusato di aver molestato i manifestanti anti-governativi del 2009
durante le marce dell’Onda Verde e di aver minacciato pubblicamente i
manifestanti del 2012, oltre ad aver tagliato le comunicazioni cellulari
durante le proteste.
Ci si chiede come mai gli zelanti Stati Uniti, eterni paladini delle
libertà fondamentali degli uomini dei cinque continenti, non abbiano mai
sanzionato fino al 1992 il loro amico Saddam Hussein mentre decimava la
popolazione sciita dell’Iraq o sterminava i curdi di Halabja con il gas
nervino. E i materiali chimici usati contro i civili – sostanze
quali l’antrace e la peste bubbonica – secondo un’inchiesta del
giornalista americano Michel Dobbs del Washington Post, venivano consapevolmente venduti da Ronald Reagan prima e George Bush Sr. poi all’allora alleato Saddam.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento