L’Egitto ha il suo nuovo presidente, Abdel Fattah al Sisi,
che prende il posto dell’islamista Mohammed Morsi, deposto dal colpo di
stato militare del 3 luglio scorso, incarcerato e sotto processo
assieme a tutta la leadership del movimento dei Fratelli Musulmani.
Centinaia di persone che sventolano le bandiere dell’Egitto si sono
radunate questa mattina nei pressi del palazzo presidenziale di
Heliopolis, per festeggiare la scontata e schiacciante vittoria
dell’ex-generale e ministro della difesa.
I dati ufficiali delle elezioni arriveranno solo tra diverse ore ma gli exit polls non lasciano dubbi. Al
Sisi avrebbe raccolto circa il 95% dei voti, una percentuale degna
dell’era di un altro faraone, Hosni Mubarak, costretto a farsi da parte
nel febbraio del 2011 sotto l’urto della rivolta popolare di Piazza
Tarhir. Al candidato della sinistra Hamdin Sabahi sarebbe andato solo il
5% dei voti. Nessuno aveva scommesso sulle possibilità di Sabahi, tuttavia il
numero esiguo di voti che ha ottenuto pone grossi interrogativi sulla
tenuta delle forze laiche e progressiste in Egitto.
Al Sisi ha ottenuto l’investitura che cercava per affermare il potere
suo e dei militari che anche dopo le prossime elezioni legislative
rimarranno la forza dominatrice in un paese che nell’ultimo anno ha
visto processi sommari, centinaia e centinaia di condanne a morte,
migliaia di arresti che non hanno colpito solo l’opposizione islamista
ma anche tanti esponenti delle organizzazioni progressiste
protagoniste della rivolta contro Mubarak. Unico neo in una
giornata trionfale la percentuale dei votanti, bassa anche per il
boicottaggio delle presidenziali attuato dai Fratelli Musulmani. Il sito
del quotidiano al Ahram riferisce che l’affluenza non ha superato il
40%, con 21 milioni di votanti. Quando Morsi vinse le elezioni nel 2012 votò
il 51,8% degli aventi diritto. L’estensione per un altro giorno delle
votazioni e gli appelli a recarsi alle urne non hanno convinto la
maggioranza degli egiziani.
Al Sisi, che in campagna elettorale ha puntato quasi esclusivamente su sicurezza e stabilità, ora è chiamato a guidare un paese in forte crisi economica, piegato sotto un ampio debito e dalla disoccupazione sopra il 13%.
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