31/05/2014
I pazzi Boko Haram, le tentazioni americane e il rischio massacro
Tentazioni di prova di forza in Nigeria, sulla pelle delle oltre 200 studentesse rapite da oltre un mese. Per la loro liberazione, l’arrivo di contingenti statunitensi, britannici e francesi nella Regione dei Laghi e la campagna mediatica a livello planetario con lo slogan #Bring Back Our Girls.
L’invio di contingenti statunitensi, britannici e francesi in Nigeria e nella Regione dei Laghi e la campagna mediatica a livello mondiale con lo slogan #Bring Back Our Girls sembra abbiano indotto gli esponenti della Shura di Boko Haram a trattare la liberazione di un gruppo di 50 fra le ragazze rapite. In cambio della scarcerazione di 100 loro combattenti.
La decisione sarebbe stata presa a Maiduguri, capitale del Borno e roccaforte del gruppo, anche su pressione dello Yusifiyya Islamic Movement, ala scissionista moderata che proprio nella capitale nigeriana aveva negoziato una tregua col governo poi rifiutata da Bako Haram.
Ma neanche questa volta l’accordo ha avuto seguito a causa della diffusione di notizie che dovevano restare riservate.
Un lungo elenco di errori, se soltanto di errori si tratta.
Il primo azzardo è del Capo di Stato Maggiore della Difesa Alex Badeh che annuncia la localizzazione del posto dove sono detenute le ragazze, anche se esclude un intervento di forza.
Nei giorni precedenti già i media locali avevano rivelato la scoperta delle studentesse nel Nord di Kukawa, a Ovest del Lago Ciad. Divise in gruppi nascosti negli accampamenti degli islamici a Madayi, Dogon Chuku, Meri e Kangarwa.
Poi il Camerun che rende noto di aver inviato ai confine con la Nigeria 1000 soldati dei Reparti Speciali mentre i media riferiscono che 80 marines, inviati nel vicino Chad, hanno raggiunto l’impenetrabile Foresta di Sambisa - abituale rifugio dei Boko Haram - a 330 km da Maiguduri.
Conseguenze di tante illazioni su fatti veri o presunti, le trattative sono state sospese. Sospetto scontato dei Boko Haram che il Governo Federale di Abuja stesse guadagnando tempo solo per tentare la localizzazione delle studentesse e dare il via a un’operazione di recupero.
Una scelta piana di rischi, soprattutto per la vita delle povere studentesse.
Modulo operativo già adoperato nel marzo 2013 dalle forze britanniche e nigeriane nello Stato di Bauchi, nel Nord del Paese. Un blitz per liberare 7 ostaggi che furono invece uccisi dai militanti di Ansaru, l’ala internazionalista di Boko Haram.
È utile ricordare che Boko Haram è organizzata in due corpi. Lo Yusifiyya Islamic Movement, YIM, ala relativamente moderata del movimento utilizzata per eventuali trattative con Abuja, e quella internazionalista, Ansaru, che esegue operazioni anche al di fuori del Paese e mantiene i rapporti con Al Qaeda in the Islamic Maghreb.
Nel 2012 il leader di Boko Haram aveva giurato fedeltà ad Ayman Al Zawahiri, memoria storica di Al Qaeda e capo ideologico delle formazioni qaediste definendo in tal modo obiettivi politici e bersagli terroristici.
Quello che Al Qaeda chiama il “nemico vicino”. Villaggi e scuole orientate verso valori non islamici e i siti governativi corrotti e infedeli.
Per il “nemico lontano” Boko Haram vuole formare un movimento di jihad mondiale con i combattenti in Afghanistan, Pakistan, Kashmir, Cecenia, Iraq, Arabia Saudita, Yemen, Somalia, Algeria, Libia e Mali.
Solo con grande ritardo e con il sequestro delle studentesse la minaccia di Boko Haram viene percepita a livello di opinione pubblica mondiale.
La gravità di questo ritardo viene rilevata dallo stesso Presidente statunitense.
E’ Obama, all’Accademia militare di West Point a dare la notizia che la guerra al terrorismo non è finita e a lanciare il piano per un “Partnership Terrorism Fund” per sostenere i Paesi che lottano contro gli estremismi.
Il Presidente chiede al Congresso un fondo di 5 miliardi di dollari per formare e aumentare le capacità di quei Paesi che sono in prima linea: Yemen, Somalia, Libia e Nigeria in favore della quale ha inviato 80 soldati in Chad per localizzare e salvare le studentesse rapite.
Fonte
Sicuro che Obama è solo preoccupato di contenere il terrorismo...
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