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28/05/2014

L’Ucraina come il Cile. Forbes: “Kiev ha bisogno di un Pinochet”

Oleg Tyahnybok, leader del partito nazista ucraino Svoboda
L’Ucraina di oggi, così come il Cile del 1973, sta vivendo cambiamenti storici. Il processo non è facile e sembra che il paese non potrà attraversarlo senza ‘un Pinochet’ ucraino. Senza di questi, può essere che non ci saranno riforme”. A tracciare un paragone assai esplicativo tra il golpe fascista in Cile del 1973 e la situazione determinata a Kiev dal golpe nazionalista del febbraio scorso è stato l’analista Ivan Kompan, sull’ultimo numero dell’edizione locale della rivista internazionale ‘Forbes’. Il messaggio è chiaro: l’Ucraina ha bisogno di ‘un Pinochet’. Perché, spiega lo stesso Kompan, “fu Pinochet che permise di convertire un paese sottosviluppato in una delle economie più di successo dell’America Latina (…) Lo dimostrano sia il voto ‘A’ dell’Agenzia S&P sia il ventesimo posto raggiunto da Santiago nella lista dei paesi meno corrotti del mondo” argomenta l’analista di 'Forbes'. Raccomandando la stessa ricetta a Kiev, pur senza menzionare apertamente la repressione selvaggia che accompagnò per decenni il cosiddetto ‘miracolo cileno’. Ma Kompan ammette gli omicidi e la tortura di decine di migliaia di persone, la negazione delle più basilari libertà democratiche, politiche e sindacali, commentando unicamente che “la figura di Pinochet è ambigua” (!).

Un'economia distrutta, povertà, sfiducia e conflitti tra diverse parti del paese sono tratti comuni tra l’Ucraina di oggi e il Cile del 1973, afferma Kompan, che poi si sofferma su una vera e propria esaltazione degli argomenti tipici del fascismo: “40 anni fa in Cile apparve uno stratega che promise poco ma fece molto. E’ ciò di cui ha bisogno l’Ucraina, affollata di ‘mosche’, di personaggi politici le cui uniche differenze sono i nomi dei rispettivi partiti politici”.
“Il gran merito del generale Pinochet è stato di non aver timore di scommettere su un gruppo di cittadini cileni formati all’Università di Chicago e in altri atenei statunitensi: giovani, educati e formati nello spirito del liberalismo classico. ‘I Chicago Boys’ furono la fonte delle idee che permisero le riforme economiche e furono in grado di metterle in pratica. Di più: il generale ha dato al paese la possibilità di implementare riforme a lungo termine e mise così fine al ‘populismo dallo sguardo corto’, un’arma frequente dei politici ucraini’ spiega l’articolista. Che poi aggiunge: “Il programma che stabilì gli obiettivi delle riforme economiche radicali di libero mercato – chiamato ‘Il mattone’ per lo spessore del documento finale – riuscì a convertire il Cile in un paese moderno e a trasformare completamente la società. (…) E’ impossibile dire che il programma cileno potrebbe cambiare l’Ucraina, ogni stato ha numerose peculiarità nazionali, sociali e demografiche. La lezione principale della storia del Cile non è il contenuto delle riforme, ma le caratteristiche degli autori e di coloro che le portarono a termine. Ci rimane da sperare che finalmente l’Ucraina possa avere i suoi 'Chicago Boys' affinché trasformino uno Stato feudale e oligarchico in un paese capitalista e democrático." conclude Kompan non prima di avvertire che, visto che la sfida è complicata, non potrà avere successo senza un ‘Pinochet ucraino’.
L’elogio della via fascista al capitalismo – che ben descrive gli eventi in corso a Kiev e contraddice le letture di chi parla di uno scontro tra potenze all’interno del quale non è il caso di schierarsi - potrebbe rappresentare lo sproloquio di uno sconosciuto e ininfluente giornalista locale. Ma non è così, visto che la rivista ‘Forbes’ – nota per l’annuale classifica degli uomini più ricchi e potenti del mondo
è uno dei più influenti e importanti strumenti di affermazione dell’ideologia statunitense e degli interessi di Washington nel pianeta.

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