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24/05/2014

80 euro? All'Inps non arriveranno di certo

Una notizia importantissima, alla vigilia del voto. Ricordate la promessa degli "80 euro in busta paga" su cui Renzi aveva giurato di "mettere la faccia"? Beh, non ci saranno nemmeno nella busta paga di maggio.

Non è una previsione, ma una certezza, perché le buste paga del mese di maggio per il pubblico impiego sono già state preparate. E dall'Inps, per esempio, dicono che non se ne vede traccia. Non si tratta certo di un istituto secondario, nell'architettura del welfare italiano; visto che qui si preparano le erogazioni per le pensioni, la cassa integrazione (in ogni sua articolazione), la mobilità e l'indennità di disoccupazione. Ricorderete certamente che qualche giorno fa lo stesso Renzi aveva garantito che ci sarebbero stati 80 euro anche per cassintegrati e in mobilità...

Beh, tutte chiacchiere. Non c'è nulla di tutto questo, neanche per gli stessi dipendenti dell'Inps. Dopo le elezioni, a giugno, si vedrà. La promessa resta, ma molto dipenderà dall'esito delle elezioni. Dovesse prendere una brutta bastonata, Renzi potrebbe essere costretto alle dimissioni o a farsi vedere "vendicativo".

A voi la denuncia resa nota dall'Usb Pubblico Impiego, secondo sindacato nel comparto Inps:

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L’INPS, ente a cui è stata affidata la gestione degli 80 euro promessi da Renzi - anche ai disoccupati, cassintegrati, ecc. - a maggio non erogherà nessun aumento ai propri stessi dipendenti.

I primi soldi arriveranno con lo stipendio di giugno e saranno sempre 640 euro annui, spalmati a questo punto su sette mesi (importo massimo: 91euro al mese).

Dai primi calcoli elaborati dall’USB INPS, solo il 10% del personale INPS percepirà il compenso (circa 3.000 dipendenti) e non tutti per intero, ma in misura graduata secondo le fasce di reddito complessivo che, lo ricordiamo, vanno da 8.000 a 26.000 euro.

Si può allora parlare di aumento contrattuale, come hanno fatto il presidente Renzi e il ministro Madia, a fronte di una misura di sgravio fiscale che interessa solo una minima parte di lavoratori? Per giunta si tratta di un compenso forfettario, che non va sulla tredicesima al contrario dei veri aumenti contrattuali. Inoltre, se l’importo complessivo dovesse essere confermato anche per il prossimo anno, spalmato su dodici mensilità produrrebbe un compenso mensile massimo di 53euro.

Renzi ha affermato che nessun governo e nessun sindacato è mai riuscito a dare tanto ai lavoratori. Bontà sua, ha un modo del tutto personale d’intendere e di calcolare gli aumenti contrattuali. E’ ormai palese quanto tale misura sia propaganda elettorale e come non risolva affatto la grave questione relativa al mancato rinnovo del contratto, che per tutti i lavoratori pubblici rischia di rimanere bloccato fino al 2020.

Secondo l’USB Pubblico Impiego, è necessaria una risposta forte, adeguata alla drammaticità dell’aggressione che continua nei confronti della pubblica amministrazione e che oggi ha le sembianze sorridenti e ammiccanti di Renzi e quelle “rinascimentali” del ministro Madia. Dietro quei volti, apparentemente rassicuranti, si nasconde ancora una volta la politica della Troika e dei grandi interessi finanziari internazionali, che hanno come obiettivo la distruzione dello Stato Sociale. Pertanto l’USB Pubblico Impiego invita le lavoratrici ed i lavoratori pubblici a partecipare allo sciopero generale del pubblico impiego proclamato dalla USB per il prossimo 19 giugno.

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