Ciclicamente i giornali, le televisioni, i soliti professori universitari nonché il noto politico di turno ci ricordano (citando i dati europei piuttosto che l’OCSE, organizzazioni che hanno fatto fallire mezzo mondo) che il sistema previdenziale italiano sarebbe sull’orlo del collasso.
Tra i pensionati scatta il terrore che la loro pensione non sarà più pagata e tra i giovani l’idea che non l'avranno mai.
Come sempre la disinformazione è la cifra di questa dittatura mediatica che acconsente il passaggio delle sole notizie che fanno comodo e quando non sono utili o si ignorano o si falsificano.
E’ il caso dell’INPS.
Grande enfasi è stata data alla notizia che la grande INPS, che oggi unifica il sistema previdenziale del lavoro pubblico con quello privato, ha un bilancio in deficit di quasi 10 miliardi di euro.
Assolutamente vero, peccato che i pennivendoli dei grandi mezzi di comunicazione omettano di dire quali sono le cause di questo deficit, informando che il responsabile è lo Stato che per decenni, nel ruolo di datore di lavoro, non ha mai versato i contributi dei propri dipendenti.
Ma lo Stato evasore è anche Stato usuraio. Come Totò che truffando il bottegaio si riprendeva sia il danaro del pagamento sia l’ipotetico resto, il governo italiano, che è debitore moroso verso la cassa previdenziale in qualità di datore di lavoro, si ripresenta come fisco offrendosi di prestare soldi all’INPAD creando nel bilancio di questo istituto un debito verso lo Stato. Mazziati e cornuti! Mitico. Da un lato evasore e dall’altro strozzino.
Vediamo con ordine e documentiamo quanto detto.
Il Governo italiano per i trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato non ha mai versato una lira di contributo previdenziale a nessun fondo sino al 1 gennaio 1996.
Nello stesso tempo però incassava in entrata i contributi dei lavoratori.
Sino a questa data comunque pagava direttamente le pensioni e il sistema era in equilibrio.
Dal 1996 è stato creato presso l’INPDAP il fondo per i dipendenti dello Stato (CTPS) quindi da questa data lo Stato paga i contributi come ogni altra azienda. Ma per il pregresso? Nulla. Infatti, non è previsto alcun trasferimento del capitale contributivo che lo Stato avrebbe dovuto accantonare come ha fatto ogni altro datore di lavoro. Contemporaneamente però all’INPDAP è imposto di pagare le pensioni anche per i soggetti ai quali lo Stato non ha versato una lira di contributi previdenziali. La truffa si è poi conclusa quando con legge finanziaria del 2008 si esclude ufficialmente ogni apporto finanziario da parte dello Stato alla cassa delle pensioni statali. E se non paga il datore di lavoro “evasore”, chi paga? “Pantalone” ovviamente, ovvero i lavoratori dipendenti del settore privato. Perché lo Stato che da una parte è evasore e non ci pensa nemmeno a saldare il proprio debito, dall’altro è “strozzino” e si offre di prestare soldi all’INPDAP. Questi prestiti a strozzinaggio eufemisticamente vengono chiamate “anticipazione”. Per capire la dimensioni di questa truffa si tenga presente che il “prestito” è passato da 5,6 miliardi di euro del 2009 a 8,4 miliardi di euro del 2011. Si ascolti bene: quando il governo Monti impone il passaggio dell’INPDAP all’INPS il montante dei cosiddetti prestiti all’INPDAP della Stato “evasore e strozzino” ammontavano a ben 25 miliardi.
Questo fardello è la causa del disavanzo patrimoniale INPDAP , iscritto nel bilancio di chiusura della cassa dei pubblici dipendenti che in questo modo viene scaricata sull’INPS senza menzionar il debito dello Stato.
Ma udite, udite, con il gioco delle tre carte dove vince sempre il baro, il Governo con la legge di stabilità 2012 del governo Monti, istituisce con oneri a carico della fiscalità generale “la Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno della gestione previdenziale” (GIAS) chiamata a pagare una parte delle pensioni dei pubblici dipendenti.
Quindi il proprio debito, prima l’ha scaricato sui lavoratori, poi quando è diventato enorme, l’ha trasferito sulla collettività mettendolo nella voce “assistenza”, togliendolo dalle spese correnti del personale, facendo quindi un falso in bilancio perché i contributi sono dovuti e non carità. Iscrivendo il proprio debito nel capitolo assistenza si tolgono risorse ai veri interventi assistenziali quali ad esempio disoccupazione e sostegno al reddito per le fasce deboli della popolazione. Nel contempo si trasferisce un pesante disavanzo finanziario di quasi 10 miliardi all’incolpevole INPS. Una scelta politica che però aiuta a supportare, di fronte all’opinione pubblica, i tagli alle pensioni ed avviare la privatizzazione del sistema previdenziale.
Potremmo chiudere qui. Ma nella speranza che un giorno la pena per questi governanti truffaldini possa essere più pesante possibile, ricordiamo l’altra parte di questa grande truffa attuata dai vari Governi contro i lavoratori e le lavoratrici che anno accantonato i propri risparmi al fine di avere la pensione a sostegno della vecchiaia. E’ bene ricordare che il fondo pensioni del lavoro dipendente non produce nessun disavanzo grazie al versamento dei propri contributi, al contrario dei deficit dei fondi pensioni dei dirigenti, del clero e dei lavoratori autonomi di cui nessuno parla.
Ovviamente nei decenni passati l’INPS ha investito molte delle proprie risorse economiche accantonate acquistando immobili. Perché l’INPS non specula in borsa come i fondi previdenziali integrativi gestiti da CGIL CISL e UIL.
Cosa è successo nei decenni scorsi e si ripeterà nei prossimi mesi? Che i Governi, cioè gli stessi che blaterano di libero mercato e si dicono preoccupati del deficit dell’INPS, espropriano i lavoratori e le lavoratrici del patrimonio immobiliare di loro proprietà, (acquistati con i contributi trattenuti dalle busta paga) per ripianare il debito dello Stato.
Ma provate a immaginare cosa accadrebbe se lo Stato si appropriasse delle proprietà immobiliare delle Assicurazioni o delle Banche? Si parlerebbe di bolscevichi. Se invece si rubano ricchezze ai lavoratori, beh che dire… è la crisi.
Ricapitolando. Da un lato lo Stato non paga i contributi per i propri dipendenti, poi presta i soldi all’INPDAP, quindi espropria le case di proprietà dell’ente previdenziale per pagare il proprio debito pubblico, mettendo in crisi l’INPS.
Oggi siamo di nuovo all’ennesimo furto. La Legge di Stabilità 27 dicembre 2013, n. 147 ha stabilito un programma straordinario di cessioni di immobili pubblici.
Le unità immobiliari dell’Inps sono 25.440 per un valore di circa 2,4 miliardi di Euro. Difendiamole, sono soldi nostri.
Svegliamoci contro questi governi che non pagano i loro debiti e che rubano i nostri soldi accantonati per pagarci le pensioni. Mentre “loro”, con le nostre tasse, si pagano vitalizi senza badare a spese.
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