Riconoscimento dei risultato elettorale della settimana scorsa in Ucraina da parte di Mosca e oggi un improbabile scambio di riconoscimenti: si vota nel Donbass separatista e ogni parte in conflitto darà sostegno alla sua tifoseria preferita senza allontanarsi troppo dalla guerra ancora in corso.
DONETSK – Si sono aperte le elezioni nelle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk nell’est dell’Ucraina. Le popolazioni delle regioni separatiste filorusse dell’est dell’Ucraina stanno votando per eleggere i loro presidenti e i loro parlamenti in uno scrutinio appoggiato ovviamente da Mosca ma condannato e denunciato dall’Occidente. Seggi elettorali aperti dall’alba nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lougansk, che formalizzeranno un loro ”governo legittimo” separato da Kiev.
Si combatte in tutta l’area nonostante la formalità della tregua. Sei soldati ucraini sono stati uccisi e altri dieci feriti nelle ultime 24 ore. Nel dramma uno scherzo di troppo. Un famoso attore russo di film d’azione, Mikhail Porecenkov, spara a salve contro le postazioni dei soldati di Kiev nella zona dell’aeroporto di Donetsk. I servizi segreti ucraini poco spiritosi lo accusano di “partecipazione ad attività terroristiche” mentre il ministro dell’Interno chiede all’Interpol di arrestato ed estradato in Ucraina”.
È stata una vigilia di tensione, con i combattimenti tra truppe di Kiev e miliziani separatisti che si sono intensificati. Difficile tracciare un bilancio dei caduti tra i filorussi: secondo l’Onu, da aprile a oggi hanno perso la vita almeno 4.035 persone. Tra cui molti civili. La Russia ha fatto sapere che intende riconoscere il voto separatista, e Vladimir Putin ha risposto picche alla richiesta dei leader di Ucraina, Germania e Francia di fare un passo indietro. Kiev e i ribelli devono trattare tra loro è la risposta.
Replica scontata di Washington, che per bocca della portavoce del Consiglio di sicurezza della Casa Bianca, Bernadette Meehan, ha definito il voto separatista “illegittimo” e contrario a quanto stabilito dagli accordi di Minsk del 5 settembre. L’intesa siglata in Bielorussia prevede una larga autonomia per il sud-est ed elezioni locali con un decentramento del potere, ma non l’indipendenza della regione da Kiev. Accordate ad alcune aree del Donbass uno ‘status speciale’ per tre anni ed elezioni il 7 dicembre.
Per quanto riguarda i risultati delle elezioni, stando ai sondaggi locali non sembrano esserci dubbi sul trionfo di chi siede già sulle poltrone più importanti delle due repubbliche autoproclamate: il premier Aleksandr Zakharcenko a Donetsk e il presidente Igor Plotnitski a Lugansk. A non essere chiaro - più di 930.000 persone hanno dovuto lasciare le loro case - è il numero degli elettori. A Donetsk affermano di aver stampato tre milioni di schede che 34.000 persone hanno già votato via internet.
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