Se una disposizione della Costituzione
non stabilisse che i voti e le opinioni espresse nei dibattiti
parlamentari godono dell’imperseguibilità penale, i tre quarti di questo Parlamento meriterebbero la detenzione
quantomeno per “interessi privati in atti d’ufficio” o “abuso di
potere” se non per attentato alla Costituzione. Mi spiego meglio.
Le leggi elettorali dovrebbero essere fatte con fini di carattere sistemico,
anche perché si immagina che debbano durare nel tempo e non essere
cambiate ad ogni votazione: io sono per il sistema proporzionale perché
privilegio il principio di rappresentanza rispetto a quello di
governabilità, mentre un altro può essere per il maggioritario per
considerazioni opposte ed è legittima tanto la mia posizione quanto
l’altra, perché non sono pensate per avvantaggiare un partito piuttosto
che un altro.
Poi i bari ci sono sempre stati e c’è
sempre stato qualcuno che ha introdotto questa o quella clausola per
avvantaggiare o, all’opposto, danneggiare un particolare competitore. Ad
esempio la clausola di sbarramento al 5% del sistema tedesco, in teoria
fu fatta per impedire l’eccessiva frammentazione del sistema politico,
ma in realtà fu fatta per escludere dal Bundestag il Partito Comunista
che aveva intorno al 3%. Allo stesso modo, la clausola N+2 del quoziente Imperiali
fu fatta ufficialmente per favorire i piccoli partiti, facilitando
l’acquisto di un quoziente necessario per accedere al riparto dei
resti, ma, in realtà, determinava un meccanismo di calcolo favorevole ai
partiti maggiori per cui la Dc ebbe sempre 20 o 30 seggi in più
rispetto a quelli che le sarebbero spettati ed il Pci fra i 10 ed i 15. E
potremmo fare mille altri esempi.
Ma va detto che mai il proponente di una
clausola truffaldina del genere avrebbe proclamato essere quello il suo
fine, avrebbe sempre ammantato la sua proposta delle più nobili
motivazioni, rispondendo indignato a chi denunciasse i motivi reali.
Qui, invece, siamo alla perdita del più elementare senso del pudore: si dichiara apertamente di voler cambiare la legge elettorale perché
con questa – appena approvata e mai sperimentata – vince il M5s. La
governabilità qui non c’entra, anche perché, quando si è fatto questo
aborto di legge elettorale, ci è stato spiegato che i suoi meccanismi
erano pensati per fare in modo di sapere, già dalla sera delle elezioni,
chi avrebbe governato nel quinquennio successivo. Qui il ragionamento
apertis verbis è il seguente: “Noi quella legge la avevamo fatta
perché assicurasse la nostra vittoria, ma visto che non è così e che a
vincere sono gli altri, noi la cambiamo in modo che vinciamo noi”.
Cioè, dei Parlamentari che hanno giurato fedeltà alla Costituzione,
dicono apertamente che stanno usando (cioè : abusando) del loro potere
per farsi una legge elettorale a proprio uso e consumo. Un atto di
disonestà inaudita e per di più candidamente confessato. Poi, giusto per
non farsi mancare nulla, il Ministro dell’Interno Alfano – con decenza
parlando – propone papale papale, di abolire il doppio turno,
ripristinare le coalizioni e di far scendere al 35% (o anche meno) la
soglia per il premio di maggioranza, cioè di ripristinare pari pari il
Porcellum (salvo la fissazione di una quota nominale) dimenticando che
la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima quella legge
elettorale proprio per l’eccessivo premio di maggioranza. Ma, si
osserverà, qui abbiamo una soglia minima per accedere al premio, cosa
che prima non c’era. Solo che, in un sistema politico diviso in tre poli
è quasi matematico che uno dei tre superi di un poco il terzo dei voti.
D’altra parte, fissare una soglia al 35% per un premio che dia il 54%
dei seggi, significa dare un premio di ben il 19% e, se già è
discutibile l’attuale 14% (che non ha pari in nessun altro sistema di
maggioritario su lista), figuriamoci un premio del 19%. A questo punto,
perché non il 25% o il 20% come soglia minima? Cioè mettiamo un numero a
caso che, di fatto, garantisca che al primo turno, quello che ha un
voto più degli altri fa “asso prende tutto”.
Già, ma se poi ci accorgiamo che il M5s
diventa partito di maggioranza relativa che si fa? Semplicissimo:
cambiamo di nuovo la legge elettorale. Anzi do qualche suggerimento
utile: stabilire che il premio viene dato al secondo e non al primo,
oppure che c’è il “premio di minoranza” ma anche che i voti del Pd
valgono il doppio degli altri. Perché no?
Io mi chiedo con quale faccia il
Presidente della Repubblica possa controfirmare una legge elettorale
nata con questi presupposti e mi chiedo come potrebbe evitare la
declaratoria di incostituzionalità la Consulta.
Ricordo nuovamente lo stupore del mio
amico danese Morten che, di fronte alla candida ammissione di Berlusconi
di aver fatto “solo” tre leggi nel suo interesse, disse: “Ha detto proprio così? E non succede niente?!” Già: e non succede niente?!
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