Anche se fra molte resistenze della corte di Arcore, a quanto pare sarà Parisi il nuovo volto del centro destra per le prossime politiche. Previsione facile perché quell’area non ha assolutamente niente altro da mettere in campo.
Berlusconi ad ottobre suona gli 80 anni,
è palesemente non più in grado di reggere fisicamente un ruolo di primo
piano ed ha una immagine logoratissima (senza tener presenti gli
impedimenti giudiziari). Toti, la Gelmini, Lupi? Sono sbiaditissime
controfigure che portano con sé lo strascico della decadenza
berlusconiana senza nemmeno avere le capacità comunicative ed il carisma
che, nonostante tutto, occorre riconoscere a Berlusconi. Sono vecchi
arnesi del ceto politico in tempi di rivolta contro la politica: nulla
che serva allo scopo. Marchini? A Roma ha perso e, nonostante l’appoggio
di Forza Italia, non ha raccolto neppure i voti della volta precedente.
Fitto, Alfano, Verdini, Tosi? Non ne parliamo proprio. Salvini è
strutturalmente perdente, la Meloni è una brava ragazza di non
particolare talento e, per di più, è anche un po’ fascista... meglio
lasciar perdere.
Eppure la destra ha ancora un forte bacino elettorale:
se sommiamo Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia siamo intorno al
25-30%, se aggiungiamo Alfano e Casini e, soprattutto, il pezzo di
elettori di destra che dal 2011 “dorme” fra le pieghe dell’astensionismo
ma che, in presenza di una offerta credibile potrebbe ridestarsi e
materializzarsi nelle urne, il centro destra può essere addirittura
maggioritario. Attenti a darlo per morto: non lo è e basta vedere i
risultati delle amministrative dei centri minori. Se ne è accorto
persino Bersani che non è esattamente un’aquila.
Parisi è l’unica carta credibile che attualmente hanno: è una persona
corretta senza scheletri nell’armadio (almeno per quel che si sa e
finora nessuno ne ha fatto cenno), è una persona equilibrata, esprime le
sue idee con pacatezza, cortesia senza insultare gli avversari. Sembra
anche che abbia delle idee in testa (di questi tempi merce rara!). A
Milano è riuscito a federare tutto il centro-destra, anche se poi,
all’ultima curva, una parte lo ha tradito. Ha resuscitato un
centro-destra milanese che i sondaggi a dicembre davano sotto il 20%: ha
preso il 35% al primo turno e il 48% e mezzo al ballottaggio. Un
risultato di tutto rispetto.
Ma soprattutto, non si è compromesso con
la politica degli ultimi dieci anni e con le cronache dell’ultimo
berlusconismo che la destra ha bisogno di far dimenticare.
Questo non vuol dire che Parisi avrà
vita facile: la Meloni, la Gelmini, Lupi, Salvini, Toti ecc.
promuoveranno la Santa alleanza del Nord per sbarragli la strada, salvo
riprendere a scannarsi all’indomani della sconfitta dell’intruso. Poi la
sponsorizzazione di Berlusconi, per un lato gli è necessaria, per
l’altro, obiettivamente, lo danneggia rischiando di trasformarsi nel
“bacio della morte” come è successo a Marchini. E comunque, lo spazio
della destra è in parte occupato dal Pd che è un ottimo partito di
destra.
Detto questo, è probabile che se Parisi
dovesse riuscire nell’intento, questo potrebbe essere un’ottima cosa per
la sinistra tutta (da quella che si ostina a votare Pd a quella più
radicale) ed anche per il M5s e per diverse ragioni. In primo luogo, una
destra che riprende consistenza diventa un argine al Partito della
Nazione di Renzi, mentre una destra sfarinata o ridotta alla marginalità
politica, come quella attuale, è destinata ad essere assorbita un pezzo
alla volta nel progetto del giullare di Firenze e questo non è un bene.
In secondo luogo, una destra decente e presentabile resta un avversario, ma sposta il confronto su un livello migliore.
Per troppi anni, la sinistra (mettendo nel conto anche Pds-Ds-Pd che
tanto sinistra poi non erano) ha vissuto di rendita
sull’antiberlusconismo alimentato dallo stesso Berlusconi con il suo
conflitto di interesse, il suo odore di P2, i suoi avvisi di garanzia e
le sue lotte per l’impunità, le sue ciclopiche gaffes internazionali e
il suo bunga bunga. L’eterno ricatto era “non astenerti, altrimenti
vince Berlusconi e la democrazia è in pericolo!”. Mentre l’offerta
politica della sinistra diventava sempre più scadente. Pur di cacciare
Berlusconi ci siamo bevuti persino quel disastro di Monti, che ha
peggiorato irreparabilmente la nostra economia. Il risultato di questa
politica del “vinca il meno peggio” è stato Renzi. Direi che peggio non
poteva andare.
Una destra decente significa smettere di lottare perché vinca il meno peggio ed iniziare a battersi per il “vinca il migliore”.
Noi non ci aspettiamo che Parisi si
metta alla testa della lotta all’iper capitalismo o che promuova i
salari ed i diritti dei lavoratori, ci basta che faccia con decenza il
suo lavoro di leader del fronte moderato, perché poi sia la sinistra a
riscoprire le ragioni della lotta al liberismo e per la tutela dei
diritti dei lavoratori. Vogliamo una destra ed una sinistra realmente e
non solo nominalmente alternative fra loro, dove votare abbia un senso.
A ognuno la sua parte, scontriamoci sui nodi reali e basta con le campagne di gossip.
E se Parisi servisse a questo, vi sembrerebbe poco?
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