Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

29/07/2016

Libia - Alleanze in ridefinizione

di Francesca La Bella

La mutevolezza e la fluidità del sistema di alleanze nazionali ed internazionali in Libia è stata, dalla caduta del colonnello Muhammar Gheddafi, una delle principali fonti di squilibrio per il Paese. A seconda della fase storica e del contesto territoriale, le forze occidentali hanno ricalibrato, infatti, le loro alleanze andando a rafforzare o ad indebolire l’una o l’altra parte. A seguito della formazione del Governo di Accordo Nazionale (GNA) guidato da Fayez al Sarraj sembrava che questa ambiguità fosse finita e che, sotto egida ONU, le potenze straniere fossero giunte ad un compromesso per un comune percorso di riconciliazione nazionale. Per quanto questo supporto, da molte forze locali percepito come ingerenza straniera, implicasse frizioni con ampi settori sociali, la conversione delle ultime settimane sembra allontanare ancor di più la possibile soluzione della questione libica.

Numerose proteste hanno, infatti, attraversato il Paese dopo l’annuncio dell’abbattimento nella Libia occidentale di un elicottero militare con a bordo tre militari francesi. Se in un primo momento la notizia, supportata da intercettazioni comprovanti l’impegno francese nelle operazioni contro lo Stato Islamico, era stata riportata da Al Jazeera senza la conferma del Governo francese, in una seconda fase, Parigi ha dovuto riconoscere la propria presenza militare in territorio libico. A tal proposito, alla fine della scorsa settimana, il Consiglio Presidenziale della Libia avrebbe convocato Antoine Sivan, ambasciatore francese in Libia, per avere spiegazioni in merito al coinvolgimento della Francia nell’operazione, presumibilmente al fianco del Generale Khalifa Haftar.

Per quanto la presenza informale di forze occidentali nel Paese fosse nota da mesi e, parallelamente, si fosse resa evidente una collocazione territoriale ben definita che ricalcherebbe gli interessi diplomatico-commerciali delle diverse potenze, l’impegno di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Italia nel Paese era stato presentato come necessario per la formazione e il supporto delle forze locali. Allo stesso tempo, la coesistenza di forze centrifughe a favore dello smembramento della Libia in tre aree, approssimativamente sovrapponibili alle tre regioni maggiori, Cirenaica, Tripolitania e Fezzan, con un Governo unitario su cui era stata posta la fiducia internazionale, poneva rilevanti questioni in merito ai futuri sviluppi politico-diplomatici.

Ad oggi, sembra che queste contraddizioni siano esplose in tutta la loro forza. Secondo molte fonti, a seguito della vittoriosa avanzata di Haftar con lo Stato Islamico, al fianco del Generale si sarebbero schierate, oltre alle forze francesi, anche quelle britanniche e statunitensi. Solo l’Italia, commercialmente radicata in Tripolitania, avrebbe, invece, mantenuto la propria posizione a favore di Sarraj. Durante l’incontro svoltosi a Roma tra Paolo Gentiloni e l’inviato ONU in Libia Martin Kobler, il Ministro degli Esteri italiano avrebbe, infatti, ribadito il proprio sostegno al GNA auspicandosi che “vengano compiuti rapidamente passi in avanti concreti per assicurare il ripristino dei servizi pubblici e migliorare le condizioni di sicurezza della Libia, cominciando da Tripoli con la concreta istituzione della Guardia presidenziale”.

A fronte di questo contesto e dato il supporto egiziano di lunga data a Haftar e al Governo di Tobruk, non stupisce che Sarraj il 27 luglio sia volato al Cairo per discutere le ultime evoluzioni libiche e mediare con il Governo egiziano un piano di contrasto al fenomeno jihadista nell’area. Il palese cambiamento di strategia occidentale lascia, infatti, il GNA isolato e il ruolo del generale Al Sisi appare sempre più centrale per la definizione delle alleanze e della futura guida del Paese.

In quest’ottica si leggano gli eventi successivi a questo incontro. A poche ore dall’arrivo di Sarraj al Cairo, Ansamed ha riportato che il ministero degli Esteri egiziano avrebbe dichiarato di “avere accolto, nell’ambito dei tentativi egiziani mirati a ricreare stabilità e sicurezza nel Paese confinante, una serie di incontri tra il presidente della Camera dei deputati di Tobruk, Akila Saleh, con il presidente del Consiglio presidenziale, Fayez al Sarraj, insieme ad alcune personalità dello stesso Consiglio”. Incontri che sarebbero intesi ad un “ravvicinamento tra le parti per trovare soluzioni, preservare gli interessi del popolo libico e rafforzare le istituzioni dello Stato affinché tutti si assumano le loro responsabilità e possano godere dei loro diritti”.

La relazione tra queste dichiarazioni e le aperture verso Haftar fatte dal GNA durante gli incontri del dialogo politico inter-libico svoltisi a Tunisi a metà luglio risultano evidenti. Sarraj, in cerca di un ampliamento del consenso, sempre più labile sia in ambito nazionale sia a livello internazionale, starebbe cercando una via di uscita dalla condizione di stallo in cui sembra essere caduto il suo Governo e l’apertura verso Tobruk appare, in quest’ottica, imprescindibile.

Nessun commento:

Posta un commento