Dopo la strage di Nizza e quello che sta
succedendo in Turchia, ci si sente male a commentare quel che fa la
folla di omuncoli che occupano il nostro palcoscenico politico: Verdini,
Alfano, Renzi, Salvini, Speranza, Bersani... C’è una sproporzione
inaudita fra le tragedie planetarie che si stanno consumando e che ne
preannunciano di altre e più gravi e l’infinita piccolezza dei nostri
cialtroncelli di regime.
Ma, tant’è, tocca occuparcene perché se assai piccola è la statura dei nostri uomini di governo, grandi e pesanti sono i danni che rischiano di produrre e che, in parte, stanno già producendo. E dunque, mestamente, veniamo ai problemi di casa.
In primo luogo devo chiedere scusa per il pezzo di giovedì scorso che non teneva conto delle dichiarazioni di Renzi contro l’ipotesi di
spacchettamento e che accennava alla data del 6 novembre come data per
il referendum. Il pezzo, come spesso mi accade in questo periodo in cui
sto ultimando un libro che uscirà in settembre, è stato scritto il
venerdì precedente e, quindi, con notevole anticipo sul giorno delle
dichiarazioni in questione. Chiedo scusa, ma so che mi capirete se dico
che è difficile cantare e portare la croce.
Dunque referendum il 6 novembre o giù di lì,
e , a quanto pare, referendum singolo: Renzi è il più intelligente dei
renziani e capisce che l’ipotesi spacchettamento è una fesseria che non
sta in pieni né sul piano pratico né su quello logico e tantomeno su
quello costituzionale. D’altra parte è stata una idea dei radicali (che
quando si tratta di far danno alla democrazia sono sempre in prima fila)
e di Bersani che ha perso un’altra magnifica occasione per tacere.
Che poi il referendum si faccia davvero
il 6 novembre non sarei così sicuro, soprattutto per il rischio che si
sovrapponga la crisi delle banche e magari l’ipotesi spacchettamento
torna utile non per essere attuata, ma per fare manfrina fra Cassazione e
Corte Costituzionale e guadagnare due o tre mesi di tempo, poi chi
vivrà vedrà.
In questo quadro fosco di drammi internazionali e di scenari interni assai preoccupanti, la sinistra Pd trova il modo di farci ridere, nostro malgrado, con una proposta elettorale semplicemente indecente. La riforma, presentata da quel raro talento di Speranza,
prevede l’elezione dei deputati in 475 collegi uninominali a turno
unico e 12 eletti all’estero con sistema proporzionale. Gli altri 143
seggi vengono così assegnati: 90 alla prima lista o coalizione, fino a
un totale massimo di 350 deputati; 30 alla seconda lista o coalizione;
23 divisi tra chi supera il 2% e ha meno di 20 eletti.
Cioè: eliminiamo il doppio turno perché
se no vince Grillo, facciamo i collegi uninominali perché abbiamo più
possibilità di battere Grillo, e ci accaparriamo così la maggioranza dei
seggi. Poi, come se non bastasse, ci aggiungiamo altri 90 seggi, ma
solo sino ad un massimo di 350, badate bene: ben 4 in meno del premio
previsto dall’Italicum, 30 li diamo alla seconda lista (sperando che sia
la destra e non il M5s) e 23 li distribuiamo come mancia fra quelli
che, avendo superato la clausola di sbarramento del 2%, abbiano avuto
meno di 20 seggi così una lista che magari ha avuto il 18% ma solo 15
seggi uninominali, può anche arrivare ad averne 23-24 (una mancia non si
nega a nessuno). E se non ci sono liste con più del 2% e meno di 20
seggi? In quel caso i 23 seggi li ridistribuiamo fra le due prime liste,
ma se poi la prima lista ha già 350 seggi, li diamo alla seconda, tanto
non cambia molto.
Cioè un metodo maggioritario con correzione maggioritaria e clausola di sbarramento.
L’Italicum è molto meno disrappresentativo: in fondo, quello che avanza
da quel che va al vincitore, lo distribuisce proporzionalmente fra
tutti quelli che superano la soglia di sbarramento.
Naturalmente, questo superbo metodo
elettorale che non ha eguali nel mondo (da nessuna parte si somma il
maggioritario uninominale, il premio di maggioranza e la clausola di
sbarramento, ma con la mancia finale) avrebbe il dono di far superare
tutti i dubbi sulla riforma costituzionale e la “sinistra Pd” potrebbe
lietamente aiutare Renzi a vincere!
E ci vogliono imbrogliare? A Lecce dicono: “Io e te, ad un altro, si. Tu a me no”.
Poi la ciliegina sulla torta: Speranza dice che l’uninominale aiuterebbe a colmare il divario fra eletti ed elettori perché si restituirebbe agli elettori la possibilità di scegliere il rappresentante: come dire che, al ristorante ti presento una lista con un solo piatto e ti dico: “scegli!”. Ma Speranza è cretino o pensa che siano cretini tutti gli altri? Secondo me fa il doppio gioco...
Neanche a dirlo il sistema è anche tecnicamente fatto in modo sbagliato,
per cui può produrre risultati assolutamente controintuitivi. Ad
esempio, assegnare la maggioranza al secondo e non al primo: se una
lista, prevalendo di un solo voto per collegio, si accaparra 316 seggi
ha già la maggioranza e, anche se il suo concorrente ottiene più voti
nazionali, con tutto il premio dei 90 seggi, perde. Oppure può benissimo
darsi che per la distribuzione del voto, nessuno abbia la maggio ranza
assoluta perché la lista A ottiene 200 seggi uninominali, più i 90 del
premio (= 290) la lista B altri 200 (+ 30 = 230) e gli altri 75 seggi
uninominali vadano alla lista C ed ai minori che si prendono anche i 23
seggi di mancia.
Risultato: nessuno ha la maggioranza per
governare e, per di più abbiamo realizzato il sistema più
disrappresentativo del mondo. Un capolavoro di ineguagliata grandezza!
Questi della sinistra Pd (che non si
capisce a nome di chi parlino e chi rappresentino) sono degli stalinisti
andati a male per overdose di opportunismo e se sono “sinistri” lo sono
nel senso di “loschi”.
Il giorni in cui Renzi li sterminerà
sino all’ultimo con ferocia turca, io applaudirò freneticamente. Anche
alla disonestà intellettuale occorre mettere un limite, soprattutto
quando viene da persone intellettualmente ipodotate.
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