di Michele Giorgio – Il Manifesto
Jabhat an Nusra, il Fronte
an Nusra, una delle organizzazioni jihadiste più agguerrite che
combattono in Siria, starebbe per proclamarsi indipendente da al Qaeda.
La voce corre insistente da alcuni giorni ma è passata un po’ in sordina
di fronte alle notizie di intensi bombardamenti su Aleppo e di
attentati e di lanci di razzi contro Damasco.
Il leader del gruppo, Abu Mohammad al Jolani, è pronto a dare
l’annuncio tra qualche giorno se non addirittura nelle prossime ore. Il
nuovo nome di an Nusra dovrebbe essere Jabhat Fateh al-Sham. La svolta
non rappresenta in alcun modo una presa di distanza dal jihadismo. Al Jolani ha soltanto compreso che proclamarsi indipendente dal leader di al Qaeda, Ayman al Zawahri, significherà la rimozione di an Nusra dalla lista americana delle organizzazioni terroristiche.
I vantaggi potrebbero essere enormi, a cominciare dal riconoscimento da
parte di Washington di Jabhat Fateh al-Sham come milizia “legale”
impegnata a combattere contro Damasco e il presidente siriano Bashar
Assad.
Oggi il Fronte an Nusra è fuori dall’intesa per la tregua in Siria
raggiunta ad inizio anno da Russia e Usa (e rispettata solo per brevi
periodi). Mosca perciò ha proseguito a prendere di mira con i suoi aerei
gli uomini agli ordini di al Jolani e chiede che gli Usa facciano
altrettanto.
L’Amministrazione Obama è in bilico perché da un lato
considera an Nusra terrorista e dall’altro lo lascia agire indisturbato
perché rappresenta, assieme al gruppo alleato Ahrar al Sham, la forza
militare più insidiosa per Damasco e un sostegno indispensabile per
l’evanescente “l’Esercito siriano libero” (la milizia, ben
pagata, dell’opposizione siriana) al quale comunque non manca di
confiscare le armi più sofisticate (donate dai petromonarchi) e di
imporre la sua legge. Sotto la sigla Jeish al Fateh, circa un anno fa an
Nusra e le formazioni alleate hanno strappato all’esercito governativo
l’intera provincia di Idlib. Qui il gruppo qaedista conterebbe su 10-15
mila uomini, mentre altri 700 combattono ad Aleppo.
An Nusra ideologicamente è la fotocopia dello Stato Islamico
(Isis), entrambi sono figli di al Qaeda. E la rivalità tra le due
organizzazioni è dovuta solo al controllo del territorio e a strategie
diverse. Non pochi dei jihadisti che oggi combattono in Siria
nel 2000 erano a Herat con Abu Musab al Zarqawi, fondatore dello Stato
Islamico in Iraq (Isi, il vecchio ramo iracheno di al Qaeda poi divenuto
Isis). E tra questi c’era Abu Mohammad al Jolani.
Dopo l’uccisione di al Zarqawi nel 2006, da parte di un drone Usa, al
Jolani trascorse del tempo in Libano nei ranghi di Jund al Sham prima
di andare in Iraq dove fu arrestato e incarcerato dagli americani a
Sijun Bukka (Camp Bucca). Qui conobbe e divenne stretto collaboratore di
Abu Bakr al Baghdadi che otto anni dopo si sarebbe proclamato l’emiro dello
Stato Islamico in Iraq e Siria (Isis).
Al Jolani rimase due anni in carcere. Rilasciato nel 2008 aderì al
Jaish Ahl al Sunna wal Jihad (affiliato ad al Qaeda) fondato da al
Baghdadi che gli affidò il comando delle operazioni nella provincia di
Mosul. Tre anni dopo al Baghdadi (dal 2010 capo dell’Isi) inviò
al Jolani a costituire in Siria il Fronte an Nusra. Tra i due sarebbe
poi esplosa una disputa feroce, risolta da leader di al Qaeda Ayman al
Zawahri affidando il comando delle operazioni in Siria ad al Jolani
e ordinando ad al Baghdadi di tornare in Iraq. Ordine respinto al
mittente e seguito dalla scissione dello Stato islamico in Iraq e Siria
da al Qaeda.
Gli scontri, anche armati, tra an Nusra e l’Isis non sono perciò
dovuti a differenze ideologiche ma solo a questioni legate al potere, al
controllo del territorio e alla spartizione dei finanziamenti che le
due organizzazioni ricevono da ricchi cittadini del Golfo. Secondo
Mohammed Okda, esperto di questioni siriane, al Jolani con la sua mossa
intenderebbe spingere gli alleati di Ahrar al Sham e altri gruppi
ribelli ad unire le forze e ad aderire al nascente Jabhat Fateh al-Sham,
sotto la sua autorità.
«Quelli di an Nusra non abbandoneranno l’ideologia di al Qaeda –
spiega Okda – hanno grande rispetto per Osama Bin Laden. La separazione
non sarà ideologica, è solo organizzativa». Altri pensano che il
prossimo annuncio di al Jolani sia stato deciso a tavolino proprio da al
Qaeda. In poche parole: cambiare tutto per non cambiare niente. A
Washington, Parigi e altre capitali europee andrà bene lo stesso, perché
per i leader occidentali i jihadisti sono terroristi in Europa e
combattenti per la libertà in Siria. L’importante, lo ripetono anche in
questi giorni, è abbattere Bashar Assad.
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