Al Qaeda dà la benedizione all’uscita del Fronte al Nusra dalle sue
fila. Ad approvare la decisione del leader del gruppo qaedista in Siria,
al-Jolani, sarebbe il capo della rete jihadista, Ayman al-Zawahiri. Ieri
in un audio di sei minuti e mezzo pubblicato su YouTube, il leader di
al Qaeda dà il via libera alla scissione per un preciso calcolo
strategico: “La fratellanza dell’Islam che ci unisce è più
forte di qualsiasi obsoleto legame tra organizzazioni. Questi legami
devono essere sacrificati senza esitazioni se minacciano la vostra
unità”.
Al-Zahawiri si riferisce all’intenzione di al Nusra di creare
una nuova alleanza tra gruppi islamisti siriani, in chiave anti-Assad.
Che l’obiettivo del Fronte fosse da tempo quello di presentarsi come
alternativa al governo di Damasco non è una novità. Ma le rivalità
sull’ampio campo di battaglia siriano, insieme all’inserimento di al
Nusra nella lista nera globale (che lo esclude dal negoziato siriano e
dalla tregua russo-americana), hanno impedito finora al gruppo di
ergersi a leader di una potenziale coalizione jihadista nel paese.
Da qui la decisione di lasciare la madre al Qaeda, mero calcolo
personalistico non certo dettato dall’abbandono dell’ideologia
dell’organizzazione. Un’ideologia che combacia con quella del rivale
Stato Islamico, con il quale gli scontri – armati e non – sono frutto di
ambizioni di controllo territoriale e non di visione. A
confermare le parole di al-Zahawiri è il suo vice, Abu al-Khayr
al-Masri: valutata la particolare situazione siriana, al Qaeda “approva
ogni possibile azione che preservi la jihad nel Levante”.
“Invitiamo i leader di al Nusra a prendere le necessarie misure in
questa direzione – aggiunge – Questa è anche una chiamata a tutte le
altre fazioni jihadiste: dovete formare un unico fronte per proteggere
la nostra gente e la nostra terra”.
Tutti d’accordo, insomma. L’obiettivo pare chiaro: al Qaeda
punta a dare maggiore libertà di movimento al suo braccio siriano non
solo nella speranza di evitare i raid russi se venisse cancellato dalla
lista nera, ma anche per creare un fronte jihadista unico nel paese.
Tante sono le milizie islamiste attive in Siria e alcune hanno alleanze
più o meno strutturate con al-Nusra (vedi Ahrar al-Sham e Jaysh
al-Islam, inspiegabilmente accettate come opposizioni legittime al
tavolo del negoziato dell’Onu, e che da tempo chiedono al Fronte di
uscire da al Qaeda), ma non esiste un fronte solo. La sua creazione,
sotto la guida di al Nusra, permetterebbe anche di arginare l’avanzata
sia propagandistica che militare del rivale Stato Islamico.
Se i gruppi minori accettassero la proposta (consapevoli però di
rischiare di essere banditi da Ginevra) cambierebbe anche lo scenario
siriano e le dinamiche interne al vasto e composito fronte delle
opposizioni: quelle cosiddette moderate, a partire dall’evanescente
Esercito Libero Siriano, già profondamente indebolite dalla presenza
jihadista, potrebbero finire definitivamente nel dimenticatoio. Aleppo
ne è la dimostrazione: le poche unità “moderate” sono accerchiate dal
governo e i quartieri tradizionalmente controllati dall’Els ora sono in
mano ai jihadisti.
Poche ore dopo le dichiarazioni di al-Zahawiri, il leader di al Nusra, al-Jolani, mostrava per la prima volta il suo volto in un video inviato ad al Jazeera nel quale dichiara finita l’esperienza precedente e fonda Jahbat Fatah al Sham, il Fronte di Conquista del Levante.
Nel video di pochi minuti chiama a raccolta le milizie jihadiste perché
uniscano sforzi e uomini nel campo di battaglia siriano. Non è un caso
che al-Jolani abbia deciso di palesarsi proprio in questo momento. Con
una chiara strategia comunicativa, il leader intende “legittimarsi” sia
sul piano internazionale che su quello interno: non più gruppo
clandestino, da lista nera, o gregario della più vasta rete qaedista ma
leader protagonista di una nuova potenziale fase siriana.
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