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25/07/2016

Terrorismo ‘made in Germany’, ispirato a Breivik

Per ore gli allarmi e le informazioni diffuse dalle autorità e dalla polizia bavarese, ripresi e ampiamente amplificati dai media internazionali, hanno trasformato il gesto di un solitario ma pericolosissimo folle in un attacco terroristico su grande scala.

Si è raccontato che poco prima delle 18 di ieri, all’interno dell’affollato centro commerciale Olympia, in un quartiere a nord del centro di Monaco di Baviera, un commando avesse aperto il fuoco contro la folla, accanendosi in particolare contro i bambini. Una donna avrebbe raccontato alla Cnn che gli attentatori, mentre sparavano all’impazzata con le loro armi automatiche, gridavano ‘Allah è grande’. In realtà la sparatoria sarebbe cominciata davanti ad un McDonald, distante pochi metri dall’Olympia.

“Testimoni” hanno affermato che i tre componenti del commando fossero fuggiti ognuno in una direzione diversa, utilizzando la metropolitana. Da quel momento nella città si è sparso il panico, le autorità hanno invitato tutti gli abitanti a restare chiusi in casa mentre veniva bloccato all’istante il sistema del trasporto pubblico ed entravano in azione le teste di cuoio. Ma la capillare caccia all’uomo non ha dato alcun esito, e con le ore si è compreso che l’attentatore era uno solo, protagonista di diverse sparatorie. Intorno a mezzanotte il suo corpo senza vita è stato ritrovato – si sarebbe suicidato – così come la sua automobile, a circa un chilometro dal centro commerciale, nel quartiere nord-occidentale di Moosach.

Intanto ci si rende conto che si trattava di un ‘lupo solitario’, un giovane che parlava con un corretto accento tedesco e che lamentava di essere stato a lungo mobbizzato e discriminato, nonostante fosse nato in Germania. E poi slogan e insulti nei confronti degli stranieri, soprattutto dei turchi.

Rivelatore il video mostrato dalla tv N24, girato da un cittadino che ritrae il killer mentre si trova nel parcheggio del centro commerciale inquadrato dal tetto del palazzo adiacente. Mentre riprende il vicino insulta pesantemente il killer chiamandolo “stronzo”. Lo scambio fra i due avviene in dialetto bavarese. I due si scambiano insulti e accusano entrambi gli stranieri, in particolare i turchi. Ma l’attentatore dice «sono tedesco», “sono nato in Germania, in un quartiere povero e abitato da percettori di sussidio pubblico (Harz IV)”. L’attentatore dice di essere stato in cura; il cittadino lo insulta dicendogli che quello è il luogo dove dovrebbe stare, «in cura psichiatrica». Il killer inizia a sparare e il video si interrompe.

Per tutto il pomeriggio e la serata di ieri si sono rincorse varie ipotesi: si trattava di un secondo attacco terroristico di matrice jihadista dopo quello realizzato pochi giorni fa, sempre in Baviera e a bordo di un treno, a colpi di ascia e di coltello di un diciassettenne pakistano? Pian piano ha preso piede un’altra ipotesi, quella dell’attacco di stampo neonazista, visti anche gli insulti nei confronti degli stranieri, e visto che proprio ieri ricorreva il quinto anniversario della strage di Utoya.

Il 22 luglio del 2011 infatti il neonazista – ma sionista – norvegese Anders Behring Breivik uccideva 77 persone, per la maggior parte giovani militanti della gioventù del Partito Socialdemocratico, da lui accusato di favorire l’immigrazione in Norvegia e di snaturarne la purezza etnica e culturale.

Solo nel corso della notte si è scoperto che la strage non era stata compiuta da un commando. Nonostante le ‘numerose testimonianze’ – forse alcune inventate dai media desiderosi di alimentare una vera e propria orgia di notizie per la maggior parte false – l’attentatore era da solo, e non aveva a disposizione fucili ma solo una pistola. Il ‘lupo solitario’ era un diciottenne con doppia nazionalità, tedesca e iraniana, e l’episodio di violenza estrema sarebbe maturato a causa di un grave disagio psicologico.

Allo stato il bilancio di dieci morti, killer compreso, comprende anche ventuno feriti, di cui tre in gravi condizioni. Stamattina all’alba le autorità, che ieri pomeriggio avevano addirittura dichiarato lo ‘stato d’emergenza’, hanno perquisito la casa del killer ed hanno interrogato un certo numero di persone, tra le quali il padre dell’attentatore.

I vicini hanno raccontato che il giovane non ha mai dato problemi e che anzi era una persona tranquilla. E’ polemica intanto per la facilità con cui in Germania è possibile entrare in possesso di un’arma e per le accuse alle forze di sicurezza di essere intervenute tardi. Le forze politiche xenofobe stanno prendendo a pretesto le origini iraniane del killer per rinfocolare le polemiche sulla presenza nel paese di rifugiati e profughi.

Ma la verità è che al di là delle sue origini iraniane la verità è che il diciottenne sparatore folle era più tedesco di molte delle sue vittime. A detta della stessa polizia di Monaco il ragazzo si è ispirato al neonazista norvegese Breivik, e per questo ha scelto la data di ieri per mettere in atto il suo piano.

Stamattina la polizia e un rappresentante della procura a Monaco di Baviera hanno ricostruito nel corso di una conferenza stampa il quadro su cui gli inquirenti stanno lavorando all’indomani della strage. Un quadro pieno di punti interrogativi ma che esclude ogni relazione tra il diciottenne armato di Glock e l’integralismo islamista. La polizia ritiene “evidente” il “legame” con il fanatico di estrema destra norvegese e afferma che il killer soffriva di “una forma di depressione”. Secondo informazioni raccolte nelle ore dopo la sparatoria, il giovane sarebbe stato in cura presso una struttura psichiatrica, ma per ora non ci sono informazioni certe sul suo “stato di salute mentale”, ha detto il procuratore.

La Glock con cui l’attentatore si è sparato un colpo alla testa e che è stata ritrovata accanto al suo corpo era stata ottenuta “illegalmente”, il giovane non aveva un porto d’armi e in generale non aveva precedenti penali. Nel suo zainetto sono stati rinvenuti circa 300 proiettili.

Tra le sue nove vittime si sono tre kosovari e tre turchi, alcuni forse con cittadinanza tedesca.

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