Si sta determinando una situazione paradossale per cui la bocciatura del sistema elettorale dell’Italicum, da parte della Corte Costituzionale, è vista con sollievo dalla maggior parte di quelli che l’hanno sostenuto.
E’, in particolare, il caso del Pd, nel quale, per ragioni diverse fra loro, gran parte delle componenti spera che la legge venga impallinata il 4 ottobre prossimo.
Sicuramente lo spera la “brigata conigli”,
cioè la coraggiosa pattuglia guidata da Bersani che, in questo modo,
potrebbe votare Si nel Referendum sostenendo che, siccome in questo modo
cambia la legge elettorale, loro possono votare come il resto del
partito e fare la parte dei bravi ragazzi disciplinati.
Ma, lo stesso auspicio è quello di Franceschini
e di quella parte di Pd che, dopo le amministrative, teme che il
meccanismo del doppio turno faccia vincere i 5 stelle: una bocciatura
sarebbe provvidenziale, perché obbligherebbe il riottoso Renzi a
rimettere le mani nella legge elettorale e, a quel punto, si vede come
fare una legge più sicura per il Pd. E a pensarla così sono anche molti
parlamentari che non si esprimono apertamente, ma ormai vedono
l’Italicum come una minaccia (cosa comune ai parlamentari di Alleanza
Popolare che vogliono il ripristino delle coalizioni).
Ad avere particolare motivo di paura per la vittoria dei 5 Stelle (e dunque di avversione all’Italicum) è Giorgio Napolitano:
i “grillini” hanno già proposto il suo deferimento all’Alta Corte di
Giustizia per attentato alla Costituzione e non ce la fecero perché non
avevano i voti sufficienti, ma, una volta conquistata la maggioranza ed
avuto i voti necessari (e potrebbero aggiungersi quelli della Lega e di
FdI) potrebbe tornar loro il desiderio di regolare il vecchio conto.
Anzi, il gruppo parlamentare potrebbe trovarsi di fronte ad una
sollevazione della base e, se si giungesse ad una consultazione on line,
il risultato sarebbe scontato. Certo, a 90 anni non si rischia di
andare in galera, ma concludere l’esistenza con un processo davanti
all’Alta Corte non è la cosa più augurabile.
Poi a rendere appetibile una sentenza
negativa contro l’Italicum è anche un’altra considerazione dei più che,
ormai, vedono la sconfitta al referendum come un esito sempre più
probabile. La fine dell’Italicum potrebbe disinnescare la mina referendaria,
togliendo un forte argomento ai sostenitori del No. Magari potrebbe
spingere ad una forte astensione che, se non altro, ridimensionerebbe il
peso di una eventuale sconfitta. Speranze, certo, perché questo
potrebbe, al contrario, incoraggiare la vittoria del No, ma dopo si vede
che fare. Anche perché è già chiaro che, se vince il Si, il Pd ha vinto
il referendum, se invece vince il No è Renzi che ha perso il
referendum. Non lo avevate capito?
Unico a non pensarla in questo modo è
proprio Renzi che, da un lato, teme che una sentenza sfavorevole diventi
l’inizio della catastrofe, mentre lui punta tutto sulla vittoria
referendaria, perché, dopo, spera di prendere il 40% al primo turno,
così da beccare il premio senza bisogno di un secondo turno. D’altra
parte, a pagare una bocciatura della Consulta sarebbe lui in prima
persona, in quanto massimo sostenitore della legge.
Il che conferma una cosa: che se
vince il No, Renzi può anche pensare di non dimettersi, ma ci
penseranno gli altri del Pd a ricordargli la “promessa” fatta.
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