Renzi e Gentiloni vantano il loro milione di posti di lavoro e lo dicono merito del Jobsact. A questa propaganda di regime, che usa le stesse cifre storiche di Berlusconi, si contrappongono tre semplici verità:
1) In tutto il mondo c’è una ripresa economica, molto fragile secondo tanti economisti, ma reale. Negli USA il PIL è cresciuto del 3% , in GB di oltre il 2, così Germania e Francia. La crescita dell’1,3% del PIL dell’Italia è quindi una delle più basse e comunque segue un’onda generale, quindi il Jobsact non c’entra nulla, altrimenti saremmo cresciuti più degli altri e non meno. In ogni caso dopo una lunga recessione e stagnazione questa ripresa né in Italia né nel resto del mondo è solida, anche perché non una delle cause economiche e finanziarie che hanno provocato la crisi è stata rimossa.
2) Se è vero che si è raggiunto il numero di occupati del 2008, come qualità questa occupazione è molto diversa. TUTTE le nuove assunzioni sono precarie, non solo i contratti a termine, ma anche quelli formalmente a tempo indeterminato. Non bisogna mai dimenticare infatti che con il Jobsact è stato abolito l’articolo 18 per tutte le nuove assunzioni, quindi chi entra al lavoro con contratto a tempo indeterminato può essere licenziato in qualsiasi momento, senza possibilità di reintegra. Quindi i 23 milioni di oggi sono composti da una percentuale molto più alta di precari reali di quelli del 2008. E inoltre una parte di essi è formata da chi È COSTRETTO a restare al lavoro dalla legge Fornero. Se poi dovessimo misurare le ore lavorate, scopriremmo che molti dei nuovi assunti fanno orari ridotti di super sfruttamento, cioè fanno lavori di poche ore settimanali pagati ancora meno, sono poveri che lavorano, al di sotto della dignità costituzionale del lavoro. Gli occupati poveri, precari, anziani di oggi stanno assieme al doppio di disoccupati ufficiali rispetto a ieri. Nel 2008 il tasso di disoccupazione ruotava attorno al 6%, oggi sta tra l’11 e il 12%. Un esercito salariale di riserva enorme, che inevitabilmente porta ad un drastico abbassamento dei salari, soprattutto nel mondo dei servizi, delle cooperative, nell’agricoltura, nelle esternalizzazioni. In sintesi i 23 milioni di occupati di oggi sono la fotografia del massacro sociale che ha colpito i 23 milioni di lavoratori del 2008.
3) Per realizzare questo obiettivo il governo Renzi ha speso dai 15 ai 20 miliardi di incentivi alle imprese e quello Gentiloni vuole aggiungere la sua nuova quota. Qui bisogna affermare una verità che stranamente i governanti cultori del mercato dimenticano. Nessuna impresa assume lavoratori di cui non abbia bisogno, neppure se il governo dà un bel premio per ognuno di essi. Così i miliardi del Jobsact sono andati ad imprese che in gran parte quelle assunzioni le avrebbero fatte COMUNQUE. Sono stati un regalo ai profitti aziendali e non alla occupazione.
Nessuno dei soldi pubblici spesi ha creato nuovo lavoro, in ossequio alla ideologia liberista per cui lo stato non deve investire in proprio, ma finanziare il mercato. Tutto questo ha drogato il mercato del lavoro che si è abituato agli incentivi, per cui se ci fosse una nuova fermata produttiva la catastrofe sarebbe enorme, anche perché, come si è detto, tutti i nuovi assunti sono precari o licenziabili in qualsiasi momento.
In sintesi la ripresa della occupazione, l’uscita dalla crisi sociale, sono una gigantesca fakenews, che come tutte le altre che il pensiero unico ci impone, servono ad ingannare milioni di persone povere e sfruttate, facendo loro credere che la crisi è vicina alla sua fine e che se c’è qualche intoppo è solo colpa dei migranti e magari anche dei furbetti del cartellino.
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