“Le sanzioni iraniane sono state lanciate ufficialmente. Queste sono le sanzioni più pungenti che siano mai state imposte e in novembre aumenteranno ancora ad un ulteriore livello. Chiunque faccia affari con l’Iran NON farà affari con gli Stati Uniti. Io chiedo la PACE NEL MONDO, niente di meno!”
Questo è il testo del tweet con il quale Donald Trump ha comunicato il rilancio delle sanzioni all’Iran, annunciando una escalation per il prossimo autunno. Ma la parte più interessante di questo tweet potrebbe essere quel ricattatorio “chi fa affari con loro non ne farà con noi”.
Che gli Usa targati Trump avessero intenzione di riprendere a sanzionare l’Iran era ormai chiaro: secondo l’attuale amministrazione l’Iran non ha rispettato i contenuti dell’accordo stipulato nel 2015 con Obama (insieme a Russia, Cina, Regno Unito, Germania, Francia ed UE), e comunque quell’accordo era a prescindere sbagliato.
Le sanzioni, modulate in due “scatti” progressivi (le prime attive da ieri, le altre da novembre) vanno a colpire molti settori dell’economia reale e finanziaria iraniana: acquisizione di dollari, commercio di oro e metalli preziosi, acciaio, carbone, alluminio, grafite, petrolio, banche, trasporti marittimi, software industriali... insomma, una serie di interventi che andranno a limitare fortemente la capacità commerciale di Teheran, già fortemente in difficoltà per una crisi economica perdurante e per i costi dell’impegno militare in Siria.
Il presidente iraniano Rohani ha prontamente risposto a Trump, denunciando il tentativo di innescare una “guerra psicologica” e di creare divisioni all’interno del paese.
Secondo le dichiarazioni di John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale recentemente nominato da Trump, l’obbiettivo statunitense non è un cambio di regime. Ciò significa che almeno in questa fase il risultato da ottenere è quello di indebolire l’Iran e le sue ambizioni di potenza regionale, facendo così un grande favore all’Arabia Saudita e alle petromonarchie da un lato, e ad Israele dall’altro.
Ma la questione non è, ovviamente, solo mediorientale: l’accordo con l’Iran è stato stipulato da diversi attori, molti dei quali hanno importanti accordi commerciali in atto con Teheran.
Ecco che acquista molto senso la frase che Trump ha voluto inserire nel suo messaggio: “Chiunque faccia affari con l’Iran NON farà affari con gli Stati Uniti”.
Il messaggio è chiaro, come chiari sono i destinatari: Cina, Russia ma ancor di più l’UE.
La prima risposta sorprendente è arrivata dalla Gran Bretagna, che attraverso le parole del viceministro degli Esteri Burt ha dichiarato che non seguirà gli Stati Uniti e rispetterà i contenuti dell’accordo, ritenuto “parte importante non solo della sicurezza nella regione, ma nel mondo”.
Anche Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e le politiche sulla sicurezza, ha dichiarato durante una visita istituzionale in Nuova Zelanda che l’UE continua ad incoraggiare le aziende a stabilire rapporti commerciali con l’Iran in quanto, secondo l’Europa, Teheran ha rispettato e rispetta gli accordi stipulati sul nucleare.
Insomma, oltre che nei rapporti tra Usa e Iran, la tensione potrebbe crescere anche all’interno di più ampie dinamiche internazionali. Al momento non sono arrivate risposte chiare da Cina e Russia, e comunque giova ricordare che tra UE e Stati Uniti si è da poco raggiunto un faticoso accordo sui dazi.
Nota a margine: l’Italia è tra i primi paesi europei per volume di scambi commerciali con l’Iran (circa 5 miliardi all’anno). La ripresa delle sanzioni ed il conseguente blocco nelle relazioni economiche sarebbe un grosso problema da gestire per molte aziende e sopratutto per chi in quelle aziende ci lavora.
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