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11/03/2019

Kit di sopravvivenza di un italiano a Caracas, al buio

Siamo di nuovo senza corrente elettrica, di nuovo al buio.

Stavolta i “gringos” come li chiamano qui, il lavoro di sabotaggio lo stanno facendo bene.

E sì, perché credere alla barzelletta del guasto, fa amaramente sorridere.

Sembra quando ascoltavamo che l’aereo DC-9 di Ustica era caduto da solo o che Saddam aveva le armi di distruzione di massa.
Stavolta i fatti sono semplici: c’è stato il black out e dopo pochi minuti il senatore statunitense Marco Rubio (per primo al mondo) ne ha dato notizia entrando nei particolari del guasto. Come faceva a saperlo prima ancora del governo venezuelano?

Altri membri dell’amministrazione USA e Guaidó lo hanno scritto chiaro: “la luce torna quando Maduro se ne va”, e la cosa grave è che godono nel vedere i disagi e si fregano le mani se dovessero esserci dei morti.

Il servizio ieri mattina (ora di Caracas) era stato ristabilito al 70%, ma dopo poche ore, un altro attacco cibernetico ha bloccato tutto.

Di nuovo senza corrente, senza segnale ai cellulari, con la metro ferma, i negozi chiusi e senza poter comprare nulla nei pochi chioschi aperti poiché il POS per pagare non funziona.

Voi direte: e perché non pagate coi contanti?

Bella domanda. La risposta è che i contanti non ci sono perché un altro tentacolo della guerra economica e del sabotaggio li ha fatti sparire da tempo trasportando i biglietti in filigrana in Colombia.

Quei pochi biglietti presenti in tasca sono centesimi, buoni per comprare al massimo qualche litro di benzina, che essendo statale è pressoché gratis.

Il risultato è che chi scrive, giunto a Caracas 6 giorni fa, e affittato un appartamento in un palazzo che grazie a non so quale miracolo ha un generatore elettrico, riesce a comunicare col mondo attraverso il wifi funzionante e riesce ancora a lavarsi.

E sì, perché in moltissimi condomini quando manca la luce non funziona la pompa dell’acqua.

Per il cibo, non potendo eseguire acquisti nei negozi perché sono chiusi e perché i bancomat non funzionano, mi sono dovuto arrangiare con quello che avevo portato per casualità dall’Italia.

2 torroni, comprati in offerta a 1,99 € a febbraio con l’idea di regalarli a Caracas ad alcuni amici venezuelani, 1 scatola di patatine Pringles, 1 pacchetto di biscotti Gentilini, 2 scatolette di tonno Rio Mare che porto in ogni vacanza per emergenza.

Dopo 60 ore di black out il tonno è finito, i torroni sono a metà, le patatine ne mangio non più di 5 per volta non sapendo quanto durerà il problema, i biscotti sono ancora abbastanza. L’acqua, per fortuna, avevo comprato il bottiglione da 5 litri.

Il bello, si fa per dire, è che nemmeno posso comunicare con i miei amici venezuelani, poiché i messaggi whatsapp che invio non arrivano e le 3 compagnie telefoniche sono senza segnale, nessuno di loro ha un’auto.

La domanda che tutti dovrebbero porsi è: ma davvero si può credere alla balla del guasto?

Quando ero al liceo ricordo che ci insegnarono che gli USA ai tempi della conquista del west per sconfiggere gli indiani avvelenavano i fiumi, uccidevano i bisonti, e davano armi a varie tribù per farle combattere ed indebolire tra di loro.

Sono passati alcuni secoli ma la strategia è la medesima, si cerca di impossessarsi del Venezuela indebolendo il popolo venezuelano e attaccandolo con embargo commerciale, blocco economico, sabotaggi interni, corruzione indotta, diserzione pagata ed attacchi cibernetici.

Vorrei scrivere molte altre cose ma la batteria del cellulare segna 33%, sono le 2 di notte, e sono anche io al buio visto che ieri hanno detto che stanotte avrebbero spento il generatore per una manutenzione.

Le speranze sono 2: che torni presto la corrente e che il mondo capisca chi è il vero colpevole di questo disagio.

La terza speranza invece non si verificherà: sperare che gli Stati Uniti lascino in pace questo paese smettendola di attaccarlo e sabotarlo manipolando poi le notizie sui media e facendo credere al mondo che la colpa è di Maduro.

Un saluto.

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