Il premier giapponese Shinzo Abe ha esortato la Corea del Sud a non revocare gli impegni sullo scambio di intelligence tra i due Paesi, aggiungendo che la decisione potrebbe avere conseguenze negative sulla cooperazione con gli Stati Uniti. “Il comportamento del governo coreano continua a minare la relazione di fiducia”, ha detto il premier nipponico, riferendo alla stampa. Ieri – all’apice di uno scontro economico e diplomatico con Tokyo, la Corea del Sud aveva comunicato di non voler estendere il patto sullo scambio di informazioni militari, siglato nel novembre 2016, perché “non più in linea con i propri interessi nazionali”.
Eppure solo tre giorni fa i ministri degli esteri di Cina, Giappone e Corea del Sud in un raro incontro trilaterale, avevano espresso l’impegno a rafforzare la cooperazione trilaterale anche quando specifiche situazioni bilaterali dovessero creare frizioni, come è il caso recente dei rapporti tesi tra Tokyo e Seoul.
Le relazioni tra Giappone e Corea del Sud sono ai ferri corti dopo che un tribunale sudcoreano ha ordinato che alcune aziende giapponese devono pagare risarcimenti per l’utilizzo del lavoro forzato durante il periodo coloniale, fino alla conclusione della seconda guerra mondiale. Tokyo ha risposto che ogni questione è stata già risolta dall’accordo di normalizzazione dei rapporti del 1965.
Da questo evento sono partite minacce di limitare il libero commercio e di bloccare accordi di difesa.
Il governo sudcoreano, inoltre, ha annunciato che raddoppierà i test sulle sostanze radioattive nei cibi processati e nei prodotti agricoli provenienti dal Giappone, dove nel 2011 c’è stato l’incidente nucleare di Fukushima.
I tre ministri degli esteri hanno anche fatto un lavoro di fissazione dell’agenda per il vertice tra i tre leader – i presidenti Xi Jinping e Moon Jae-in per Cina e Sudcorea, il primo ministro Shinzo Abe per il Giappone – che si terrà quest’anno.
Inoltre i ministri hanno ribadito che intendono lavorare assieme per riuscire a raggiungere una denuclearizzazione per la Corea del Nord. Ma mentre Pechino e Seoul intendono rafforzare le relazioni economiche con Pyongyang, Tokyo chiede che le sanzioni contro la Corea del Nord vengano rispettate in maniera rigida.
Ma se gli alleati storici degli Stati Uniti cominciano a frizionare tra loro, si segnala anche che sulla regione Asia/Pacifico, i problemi di tenuta della egemonia Usa cominciano a segnalarsi da tempo. Secondo uno studio diffuso dal think tank United States Studies Center (USCS), legato alla università di Sidney gli Stati Uniti non sono più la potenza egemone nell’area Indo-Pacifico, a fronte di una Cina sempre più assertiva ed efficiente, e per mantenere un grip sulla regione dovrebbe incrementare le capacità di difesa collettiva con i suoi alleati regionali, a partire dal Giappone.
Secondo il rapporto, le forze Usa non sono preparate alla competizione tra potenze nella regione, per il combinato disposto di diversi fattori: il focus sui conflitti in Medio Oriente, l’austerity nei budget della difesa, la mancanza di investimenti nelle capacità militari e l’eccessiva ambizione nell’agenda di costruzione di un mondo liberale da parte degli Usa.
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