A questo stato della telenovela della crisi politica non sappiamo se il governo M5S-PD nascerà, anche se le mazzate di Mattarella e le minacce di scissione di Renzi spingono verso una sua realizzazione.
Una cosa però va chiarita subito: non chiamiamolo governo giallorosso. E non per evitare di tirare in ballo i tifosi della Roma, ma perché il PD di rosso non ha proprio NULLA. Non lo ha nei simboli, come nella proposta politica e nella classe dirigente.
Nei colori del PD non c’é il rosso socialista di Corbyn, né ovviamente qualche accenno di comunismo, ma solo un miscuglio di liberalismo più o meno attenuato, e compassionevole senza esagerare, di Macron e simili.
Il PD è un partito liberal democratico di centro, che per questo può trovare un’intesa coi cinquestelle, che a forza di proclamarsi né di destra né di sinistra, alla fine si sono trovati al centro dello schieramento politico. Tanto è vero che sono accusati di praticare la politica dei due forni di andreottiana memoria.
Chiamare giallorosso il possibile governo M5S-PD significa compiere, per gusto di semplificazione mediatica, una devastante e violenta operazione culturale e sociale: far credere che il colore della lotta contro lo sfruttamento capitalistico, il rosso, sia al governo. Così si cancella dalla politica chi quello sfruttamento subisce, contesta e se può combatte.
Chi oggi sta su questo fronte mai si è trovato il PD assieme e spesso se lo è visto contro. Chiamare giallorosso il possibile governo Zingaretti-Di Maio significa far credere che la sinistra sia tornata al governo, mentre la sinistra in Italia è stata distrutta dal PD e va ricostruita fuori ed in alternativa ad esso.
Se vogliamo definire con dei colori il possibile governo, allora chiamiamolo gialloblù. Il blu di Ursula von der Leyen, conservatrice, militarista, europeista nello stesso senso che il PD intende e che anche il M5S ha votato.
Il blu con il quale il PD è sfilato a Milano eliminando ogni bandiera rossa. Chiamiamolo governo gialloblù, anche perché i due colori mescolati danno il verde di Salvini, con cui i cinquestelle hanno condiviso il decreto sicurezza bis e il PD il sì al TAV e l’autonomia differenziata.
Sì, gialloblù con possibili fusioni verdi pare il colore più adatto per questo possibile governo.
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