L’amministrazione Trump è in forte debito d’ossigeno e di credibilità. I timori per le elezioni di mid term a novembre (quelle che rinnovano larga parte del Congresso e del Senato) pesano come macigni sul futuro di Trump, il quale sta cercando di recuperare credibilità scagliandosi ogni giorno con più forza contro gli immigrati, sia quelli in arrivo sia quelli già arrivati negli Usa, fino a rimettere in discussione alcuni paletti fondamentali della stessa Costituzione e del “modello americano”.
L’amministrazione Trump intende infatti inasprire le norme contro i migranti e presenta un nuovo piano secondo il quale le famiglie di migranti che attraversano illegalmente il confine fra Stati Uniti e Messico potranno essere detenute indefinitamente. È una sorta di detenzione amministrativa che affida a criteri discrezionali la prosecuzione o meno della detenzione. Un meccanismo infernale inventato dal colonialismo britannico in Irlanda e nelle sue colonie ed oggi utilizzato da Israele contro i palestinesi.
La nuova misura, che dovrà essere approvata da un giudice federale prima di entrare in vigore, cancella la norma precedente che poneva un limite di 20 giorni alla detenzione delle famiglie con bimbi. Inoltre “sta valutando molto seriamente” la possibilità di “mettere fine alla cittadinanza come diritto di nascita”.
Negli Stati Uniti è in vigore da sempre lo ius soli, per cui chiunque nasca sul territorio Usa è automaticamente cittadino statunitense. Il principio è noto anche come “birthright citizenship”, cittadinanza come diritto di nascita, ed è sancito dal Quattordicesimo emendamento della Costituzione, che è stato introdotto nel 1868.
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