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28/11/2019

Criticare Israele e sostenere i palestinesi ti rende un “reietto”. Chef Rubio nel mirino

Chef Rubio è stato cancellato dalla puntata del programma Rai #Ragazzicontro per le sue posizioni su Palestina e Israele. La Rai a novembre ha diffuso una nota in cui ha fatto sapere che “per questioni di opportunità”, Chef Rubio non sarebbe stato presente nella puntata dedicata agli haters e al bullismo su internet. La puntata, tra l’altro era stata già registrata in ottobre e doveva andare in onda l’11 novembre.

Non solo. Chef Rubio è stato denunciato per istigazione all’odio razziale e diffamazione da Ilan Brauner, esponente di spicco della comunità ebraica di Treviso. Il motivo? Le sue dichiarazioni sul carattere “confessionale” dello Stato di Israele che, definendosi ufficialmente come stato ebraico, discrimina i cittadini israeliani non ebrei (palestinesi, drusi etc.), avevano scatenato il solito armamentario di accuse di antisemitismo, troppo spesso diffuse artatamente ed anche sbagliate dal punto di vista storico.

Alle critiche Chef Rubio – a differenza di molti altri che al primo anatema calano le braghe – aveva risposto per le rime e tenuto il punto:

“Vorrei ricordare che i palestinesi, nonostante voi li consideriate inferiori alle bestie, sono SEMITI, quindi con me non attacca la storiella dell’antisemitismo solo perché critico la politica vigliacca e persecutoria di Israele. Se lo dice Roberto Saviano che si può criticare Israele, allora perché io non posso dire il vero, ossia che i cecchini sionisti sparano sui bambini per uccidere e invalidare le generazioni future, così da rendere il popolo palestinese dipendente da Israele? Israele non è una democrazia! Se lo Stato di Israele è ebraico non può essere democratico, perché non esiste uguaglianza. Se è democratico, non può essere ebraico, poiché una democrazia non garantisce privilegi sulla base dell’origine etnica. Fine della storia”.

Inevitabile però che gli anatemi dei terminali in Italia degli apparati ideologici dello Stato israeliano facessero scattare i meccanismi di una sorta di neo maccartismo. Bloccato il programma Rai con la partecipazione di Chef Rubio e inserimento nella lista nera degli appestati. Non è stato il primo, non sarà l’ultimo almeno fino a quando il dibattito pubblico, storico e culturale del paese non si libererà di questa ipoteca.

Non è la prima volta che Chef Rubio viene messo nel mirino degli ultrà di alcune comunità ebraiche italiane. Nel 2007 aveva suscitato un vespaio prima con un suo tweet in occasione del 25 aprile (e delle polemiche che ogni anno vengono innescate da settori della comunità ebraica sulla manifestazione per l’anniversario della Resistenza, ndr). “Rabbì, la storia è ciclica: prima pecore ora lupi. E lo sanno tutti che il terrorismo non ha la Kefiah ma va in giro coi Tank #freepalestina, era scritto nel Tweet. Apriti cielo ovviamente!

Entrato nella lista nera di quelli sottoposti ad anatema, non era passato inosservato un suo fotomontaggio pubblicato su Instagram in cui appariva vestito da rabbino. Ed anche qui era partita la solita campagna di attacchi e polemiche. “Ma davvero avete bisogno sempre di un capro espiatorio e di lamentarvi che il mondo vi vessa?”, aveva replicato Chef Rubio, “se non avete voglia di andare indietro nelle gallery per vedere che mi sono fatto fotomontaggi col Papa, Dalai e Richard Benson allora appena avrò modo farò un collage in cui vedrete solo la vostra tristezza”.

Sarebbe significativo a questo punto se in giro per l’Italia venissero organizzate delle cene sociali di solidarietà con Chef Rubio, con un’unica condizione: sarebbe l’ospite e non dovrebbe cucinare, come del resto ha fatto in molte iniziative di solidarietà sociale. Come si dice? Colpisci uno, colpisci tutti, e i tutti sarebbe bene facessero scudo contro l’oscurantismo.

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