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02/01/2020

Gli strani “ribelli” di Radio Popolare

Ascolto i notiziari di Radio Popolare di Milano da almeno 30 anni, ovvero, da quando mi trasferii a Milano, nel lontano 1989. Un po’ per la pessima qualità dei radio giornali di ogni altra emittente, un po’ per consolidata abitudine. E poi perché vengono trasmessi in network da ControRadio di Firenze, su cui vi risparmio ogni commento.

Ed anche stasera, durante l’edizione delle 19:30, ad un certo punto, il notiziario di Radio Pop ha dato l’immancabile notizia di un “bombardamento su civili da parte delle forze del regime siriano” con altrettanto immancabile citazione delle “forze ribelli siriane” quale autorevolissima et eccellentissima fonte.

Ora non entro qui nel merito del conflitto in atto in Siria, sulla cui natura e complessità mi sono già espresso in altre occasioni, scatenando, ahimè, reazioni opposte, ma tenendo tuttavia sempre fermo un punto: si è trattato di un’aggressione pianificata e di un atto di guerra contro un paese sovrano, né più, né meno, di come accadde in Iraq, Afghaninstan, Libia, Yemen ecc. Praticato da parte delle cosiddette “forze “ribelli siriane” e da formazioni apertamente jihadiste (quelle che praticano in maniera seriale le decapitazioni sopratutto di donne “infedeli”) sostenute e finanziate da Arabia Saudita e Qatar, Stati Uniti d’America, Francia, Regno Unito e Turchia.

A meno che non si voglia continuare a sostenere l'”esportazione della democrazia” a suon di bombe e fiumi di dollari contro paesi sovrani, non si può prescindere, a mio modestissimo parere, da una tale premessa.

Allora mi chiedo come mai Radio Popolare dall’inizio del conflitto (2011) fornisce solo notizie a senso unico sulle malefatte del “regime siriano”, citando come fonte esclusivamente le solite “forze ribelli siriane” e/o quel famigerato “osservatorio siriano dei diritti umani” che il New York Times – il New York Times! – scoprì, già nel 2013, essere, in realtà, una sola persona che abita a Londra, al servizio del governo inglese?

Insomma, nonostante tutte le evidenze emerse in questi lunghi anni di conflitto – sul fatto che nulla hanno a che vedere le forze anti-Assad con le aspirazioni di democrazia sbandierate all’inizio della così detta “primavera araba siriana” – che Radio Pop abbia continuato e continui a mantenere sul punto un profilo ostinatamente “embedded” (quasi 8 anni dall’inizio della guerra) lo trovo sconcertante e grave; soprattutto per un network che ci ripete tutti i giorni che sta lì a garantire un’informazione “libera ed indipendente”.

Non pretendo (né vorrei) che si faccia il tifo per Assad e per i Russi che lo stanno supportando. Ecco, niente tifoserie. Ma nemmeno spacciare per informazione “libera ed indipendente” delle veline che promanano direttamente dai comandi militari e/o dalle intelligence dei paesi aggressori.

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