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30/01/2020

Zaia maestro revisionista


Il solito post rivela una gaffe orrenda che poi si è cercato di cancellare. Questa volta è toccato al governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, secondo cui il contingente militare spedito dal fascismo a combattere insieme ai nazisti contro l’URSS nella Seconda Guerra Mondiale vide “sacrificare vite per ideali di libertà e democrazia”.

La gaffe di Zaia è doppia. Non solo quella fu una delle più sanguinose e fallimentari avventure belliche del regime fascista, ma i soldati inviati al fronte erano coscritti e non certo volontari. Insomma ne avrebbero fatto volentieri a meno, tanto più che oltre ad essere inviati a combattere malamente equipaggiati contro un altro lontanissimo popolo e paese, erano obbligati a farlo e non lo fecero certo per una scelta ideale.

Dei 200mila soldati inviati da Mussolini in Russia prima con il Csir (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) e poi con l’Armir (Armata Italiana in Russia) durante la tormentata ritirata riuscirono a tornarne in Italia solo 10.032. I caduti e i dispersi furono circa 95mila, ma non si hanno cifre precise di quanti tra questi dispersi siano morti in battaglia o a causa di congelamento e spossatezza durante la ritirata, o ancora quanti siano stati fatti prigionieri. Non si hanno notizie di altri 75mila. Sotto molti punti di vista la sconfitta del fascismo in Italia cominciò proprio con il fallimento della spedizione militare in Russia.

La gaffe di Zaia è stata immortalata prima di essere cancellata ed è lì a testimoniare come il ciarpame reazionario abbia perso i freni inibitori in un paese con la Costituzione del 1947 ancora vigente. Un ciarpame in cui convivono nostalgici del fascismo e parolai indecenti, miracolati da una fortuna politica che contiamo di vedersi esaurire il prima possibile.

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