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22/01/2020

«C’è un clima intimidatorio nei confronti di chi avanza critiche alle politiche di Israele. E mi addolora sapere che anche qualche sezione dell’Anpi possa cascarci». Così, l’attore e drammaturgo Moni Ovadia, commenta l’annullamento della conferenza con l’attivista pacifista di Gaza, Ahmad Abu Artema, che si sarebbe dovuta tenere nella sala comunale Almese (Torino), in Val di Susa, il 17 gennaio.

L’evento, organizzato da Progetto Palestina e Bds Torino in collaborazione con le sezioni Anpi di Valmessa e Avigliana, è saltato dopo il ritiro della partecipazione di queste ultime su indicazione della sezione provinciale, dopo non meglio precisate pressioni da parte di associazioni della comunità ebraica. Se l’Anpi di Torino non rilascia dichiarazioni, l’Anpi nazionale, con la sua presidente Carla Nespolo, ha precisato che l’organizzazione «non è intervenuta in alcun modo sulla questione» ed è estranea alla cancellazione dell’evento.

La vicenda si tinge di giallo, perché i precedenti incontri con Ahmad Abu Artema sulla «Marcia del Ritorno», iniziata a Gaza il 30 marzo 2018, di cui l’attivista è fra gli ideatori, si erano svolti, da Napoli a Roma, passando per Bologna, senza alcun intoppo. Anche il giorno prima all’Università di Torino non c’erano stati problemi. Perché, allora, si è arrivati alla cancellazione dell’evento in Val di Susa. Quali pressioni ci sono state? Forse infastidiva la presenza della Rete ebrei contro l’occupazione. Per Moni Ovadia non c’è una motivazione locale: «Si cerca di tappare la bocca a ciò che non è considerato politically correct e da parte di alcuni gruppi della comunità ebraica c’è un tentativo a livello italiano di censurare ogni voce che parli di segregazione e occupazione in Palestina, una situazione che i giovani palestinesi stanno patendo più di tutti. Un atto di censura che considero squadrista».

Sull’accaduto sono intervenuti gli organizzatori dell’evento Progetto Palestina, che avevano inizialmente promosso l’evento con le due sezioni dell’Anpi: «È grave censurare un’iniziativa con un attivista per i diritti umani di Gaza. Rigettiamo l’abbinamento antisemitismo-antisionismo, l’antisemitismo lo combattiamo tutti giorni. Lottare contro politiche di apartheid israeliane è un atto doveroso per ogni cittadino e antifascista, che unisce la Resistenza di un tempo con questa».

La presidente Nespolo ha colto l’occasione per ribadire le convinzioni dell’Anpi sulla questione palestinese: «L’unica soluzione al conflitto israelo-palestinese è la creazione di due Stati. Giudichiamo severamente la politica di Netanyahu, che ha inasprito il contenzioso con scelte provocatorie, e riteniamo la condizione di vita degli abitanti di Gaza intollerabile». E ha aggiunto: «Da tempo si è creato in Italia un clima per cui qualsiasi iniziativa che tenda a dimostrare simpatia verso i palestinesi e critiche verso il governo israeliano viene bollata come antisemita. È giunto il momento di giudicare con obiettività tali iniziative, distinguendo la legittima critica all’attuale politica israeliana dalle posizioni antisemite, proprie della peggiore tradizione neofascista e neonazista italiana».

* da ilmanifesto.it

** Dal capoluogo torinese giunge notizia che la locale sezione dell’Anpi sia eterodiretta da Emanule Fiano, parlamentare del Pd, ultrà sionista, ultrà Sì Tav.


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Moni Ovadia contro l’Anpi: “Cancellato l’incontro con il poeta palestinese. Un atto squadrista”

«Questo è un atto squadrista, non c’è un’altra parola per descrivere queste vergognose azioni che trovano l’ignobile pretesto dell’antisemitismo al solo scopo di tappare la bocca al libero pensiero». Così l’attore Moni Ovadia, che in un video pubblicato sulla pagina Facebook del gruppo Bds Torino, a sostegno del boicottaggio a Israele, accusa l’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani, di avere annullato un evento in programma ad Almese, in Bassa Val di Susa, nel Torinese, con protagonista un poeta e attivista palestinese, Ahmad Abu Artema.

«Accuso dolorosamente alcune strutture dell’Anpi – spiega Ovadia – di svolgere un’attività di censura contro il libero pensiero e la libera opinione». E aggiunge «Il popolo palestinese è sottoposto a un vero apartheid e si vuole persino impedire di parlarne».

«L’Anpi è estranea alla decisione di cancellare l’incontro, previsto in un comune del torinese, con un attivista palestinese, e la sua posizione sul conflitto israelo-palestinese è sempre uguale e coerente» afferma la presidente nazionale dell’Associazione nazionale partigiani replicando, senza citarlo direttamente, alle accuse dell’attore e intellettuale ebreo Moni Ovadia, di avere censurato i pacifisti palestinesi con un “atto squadrista".

«Il 17 gennaio avrebbe dovuto svolgersi nella sala comunale di Almese, Comune della città metropolitana di Torino, un incontro con un attivista palestinese di Gaza, impegnato a difesa del suo popolo. L’incontro, promosso anche da due locali sezioni Anpi, è stato cancellato per il ritiro della partecipazione da parte delle suddette sezioni, causato da non meglio precisate ”pressioni”. Tengo a specificare che l’Anpi nazionale non è intervenuta in alcun modo sulla questione», spiega Nespolo.

«Colgo comunque l’occasione per ribadire le nostre convinzioni in merito alla questione palestinese: l’unica soluzione al conflitto israelo-palestinese è la creazione di due Stati per i due popoli; l’esistenza di Israele – sottolinea – non si tocca e chiunque sostenga la sua distruzione è fuori dalla realtà e dal buon senso». E aggiunge: «Giudichiamo severamente la politica di Netanyahu, perché ha ulteriormente inasprito il contenzioso con scelte provocatorie come il continuo incremento degli insediamenti in territori palestinesi e la sanguinaria repressione della cosiddetta ”marcia del ritorno”; la condizione di vita degli abitanti di Gaza è semplicemente intollerabile; la violenza va sempre condannata da qualsiasi parte essa provenga».

«Da tempo – denuncia la presidente Anpi – si è creato in Italia un clima per cui qualsiasi iniziativa che tenda a dimostrare simpatia verso i palestinesi e critiche verso il governo israeliano viene bollata come antisemita. È giunto il momento di giudicare con obiettività tali iniziative, distinguendo la legittima critica all’attuale politica israeliana dalle posizioni antisemite, proprie specialmente della peggiore tradizione neofascista e neonazista italiana, che abbiamo sempre duramente contrastato».

* da La Stampa

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