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21/01/2020

Libia - Dalla Conferenza di Berlino poco o niente

Occorre leggere tra le righe la dichiarazione pubblica resa dalla sola Angela Merkel per capire come è andata la conferenza di Berlino sulla Libia.

“Tutti gli Stati sono d’accordo che abbiamo bisogno di una soluzione politica e che non ci sia alcuna chance per una soluzione militare”, ha affermato la Merkel al termine della conferenza, ma questo era il ritornello che sentiamo ormai da mesi e non ha prodotto nulla di concreto.

“Abbiamo messo a punto un piano molto ampio, tutti hanno collaborato in modo molto costruttivo, tutti sono d’accordo sul fatto che vogliamo rispettare l’embargo delle armi con maggiori controlli rispetto al passato”. E poi arriva la mezza ammissione che a Berlino di passi avanti non se ne sono fatti: “non abbiamo risolto tutti i problemi” sulla Libia ma “abbiamo creato lo spirito, la base per poter procedere sul percorso Onu designato da Salamé” ha detto la Merkel.

La risoluzione finale della conferenza è composta da quasi sei pagine di documento con sette titoli e 55 punti. Nessuna decisione, invece, è stata presa sull’eventuale invio di una forza militare internazionale di pace, sotto l’egida dell’Onu (ipotesi sostenuta dall’Italia ma che trova gli altri Stati europei piuttosto riluttanti). Dell’ipotesi si è certamente discusso, ma tale possibilità per ora è rimasta fuori dal documento finale.

“Esortare le parti libiche a fermare tutte le ostilità contro le strutture petrolifere del paese”. È’ questo uno dei punti contenuti nella bozza della dichiarazione finale della Conferenza di Berlino, secondo le ultime anticipazioni riportate da Al Arabiya. È evidente come la principale preoccupazione dei governi che hanno partecipato alla conferenza fosse proprio quella di mettere al riparo gli impianti petroliferi dalle sorti della guerra civile in Libia.

Sull’accordo raggiunto alla Conferenza di Berlino, però, non ci sono le firme né di Sarraj né di Haftar, quest’ultimo presente alla conferenza ma non partecipante ai lavori. “È stato raggiunto solo un accordo verbale, mediato, sul monitoraggio della tregua. Questo è l’unico passo avanti, il resto sono chiacchiere di vanesi personaggi politici che coprono l’enorme difficoltà a raggiungere un’intesa politica” commenta un autorevole osservatore come Alberto Negri.

In mattinata su un quotidiano tedesco era uscita un'intervista con il presidente del governo di Tripoli Serraj. “L’Europa deve fare autocritica. Gli europei sono arrivati troppo tardi“, ha affermato il premier libico Fayez al Sarraj al giornale Welt am Sonntag. Sarraj si mostra deluso anche per le divergenze delle posizioni tra vari Stati in Europa sulla questione libica, con la Francia più favorevole al rivale Haftar. “Ci saremmo aspettati che la Ue si schierasse in modo chiaro contro l’offensiva di Khalifa Haftar, e che aiutasse a risolvere la crisi attuale”. “L’Europa purtroppo ha avuto finora un ruolo molto modesto. Anche se alcuni Paesi hanno un rapporto speciale con la Libia e sono nostri vicini con molti interessi in comune”, ha aggiunto Sarraj.

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