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20/01/2020

Craxi e Ricraxi

di Alessandra Daniele

L’installazione dei missili nucleari NATO a Comiso.

Le complicità neocolonialiste in Somalia.

Lo smantellamento della Scala Mobile che adeguava i salari al costo della vita.

La retorica delle Riforme adoperata per cancellare diritti e garanzie.

Il doppio accordo spartitorio con la Democrazia Cristiana a livello nazionale, e col PCI a livello locale, per l’occupazione bulimica di tutti i posti di potere raggiungibili, la cosiddetta “politica dei due forni”.

L’epurazione del Partito Socialista Italiano da qualsiasi traccia di socialismo, e la sua trasformazione in lista personale, Cerchio Magico di fedelissimi, cortigiani e miracolati.

Il minaccioso disprezzo per critiche e dissenso. La vanagloria faraonica.

La corruzione elevata a sistema, a infrastruttura statale, e rivendicata come imprescindibile strumento di azione politica.

Bettino Craxi non è soltanto una delle più perniciose incarnazioni dell’arroganza del potere che la Storia d’Italia ricordi. È anche l’origine dell’orrido timeloop nel quale siamo prigionieri.

Come quello di Donnie Darko, il nostro sub-universo si forma negli anni ’80. Risvegliando il nefasto archetipo mussoliniano del cosiddetto “uomo forte”, Bettino Craxi il Decisionista dà inizio a quella serie di Cazzari, a quella spirale discendente di spocchiosi Re Sòla che arriva fino a Matteo Salvini.

Negli anni ’80, Craxi consegna tutta la televisione commerciale a quello che sarà il primo dei suoi successori nella spirale, Silvio Berlusconi, facendone il Demiurgo del sub-universo italico appena formato. Mentre i viceré craxiani alla Rai, per una barzelletta, ordinano il Daspo TV per Beppe Grillo, accreditandolo come martire della satira, dell’onestà e del libero pensiero agli occhi dei futuri grillini.

Craxi è il punto d’origine.

Per questo il suo spettro continua ad apparire per indicare la strada (sbagliata) ai suoi successori, gusci sempre più vuoti.

Matteo Salvini non lavora per i russi.

Non lavora per gli americani.

Matteo Salvini non lavora.

Si esibisce.

Ha cominciato come concorrente Mediaset de Il Pranzo è Servito, adesso batte le campagne – elettorali – baciando mortadelle e rosari (in quest’ordine) e mangiando tutto quello che gli passa davanti, nell’attesa spasmodica di tornare Re Sòla.

Anche Matteo Renzi, che di Craxi si ritiene l’unico erede legittimo, non si rassegna che il suo giro di giostra come Cazzaro in carica sia già finito, e continua ad azzannare le caviglie del bisConte.

Mentre la spirale decade però le iterazioni diventano sempre più rapide, il sub-universo s’avvia all’implosione.

Che sia salvino o sardino, il prossimo a svegliarsi al richiamo dello spettro del Duce Decisionista potrebbe non fare neanche in tempo ad alzarsi dal letto.

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