Da quando Mike Davis fece uscire Breve storia dell’autobomba, gli oggetti e i concetti della storia militare, come della guerra informale, emergono prepotentemente come strumenti di spiegazione delle pratiche sociali
e delle prospettive della politica. Questo vale, a maggior ragione, per
uno degli strumenti di eccellenza per l’idea di potere militare: il coprifuoco. Si parla di uno strumento che può essere politico, a seconda dell’autorità che ha il potere di promulgarlo, ma che è comunque militare perché è questa la dimensione che possiede, in ultima istanza, il potere di farlo rispettare.
Nelle ultime settimane il concetto di coprifuoco è stato utilizzato dai
media per descrivere le misure di chiusura notturna generalizzata prese
in tutti i paesi europei per far fronte alla nuova ondata di contagio da
coronavirus. L’effetto annuncio del coprifuoco è evidente:
evoca il potere in ultima istanza delle società costituite, quello
militare, per rappresentare delle misure che, in larghissima parte, sono
politiche e amministrative.
Ma l’annuncio dell’intervento militare, le foto e i filmati delle forze dell’ordine, alimentano la forza dell’effetto notizia – e di tutta l’economia che gli gira attorno tra social e media
tradizionali – iniettando dosi di relax nei soggetti a potenziale
panico. L’effetto politico però non manca perché il coprifuoco è tipicamente legato alla legge marziale per cui – nel momento in cui la politica prende decisioni amministrative e di governance legate alla pandemia – i media spingono per una rappresentazione delle decisioni presenti e necessarie di tipo militare.
Il
coprifuoco ha una storia e, con lei, è accompagnato da tutta una
mutazione dei significati che gli girano attorno. Prima di tutto la
misura, il coprifuoco fu un provvedimento preso dal primo re normanno di
Inghilterra, Guglielmo il conquistatore, per impedire gli incendi
accidentali nelle città. Di lì il nome curfeu poi curfew,
coprifuoco nell’inglese moderno. L’origine del concetto è quindi legato
alle decisioni sovrane, d’emergenza di governo del territorio. Bisogna
anche ricordare che, nel mondo moderno, l’espressione fu legalmente
formalizzata alla fine della prima guerra mondiale con il primo “ordine di coprifuoco” che, in Gran Bretagna, riguardava le misure di risparmio del carburante emesse per sostenere lo sforzo bellico.
Il coprifuoco nasce quindi come misura che ha, a sostegno, il potere militare ma riguarda anche, e soprattutto, disposizioni amministrative che regolano la vita urbana. Durante l’emergenza covid
il potere dell’immaginario militare, nonostante le disposizioni prese
siano ovunque soprattutto amministrative e non riguardino l’impiego
della forza militare, è stato veicolato dai media e ripreso dai social
(per quanto vacilli la distinzione tra queste due dimensioni). Per cui
siamo di fronte ad un paradosso: la politica prende misure
amministrative, chiusura generalizzata piuttosto che coprifuoco, e i
media rappresentano queste misure come militari. Il rischio, concreto, è
la militarizzazione reale delle misure politiche nel momento in cui la
crisi si fa più grave. Questo nel momento in cui un effetto è già stato
ottenuto: la rappresentazione dell’efficacia di un provvedimento solo se somigliante ad una misura militare. Tutto questo affinché il mito dell’efficacia del coprifuoco ne nutra la mistica
di un’esistenza di un potere in ultima istanza, quello militare, in
grado di ricomporre l’infranto di una società sconvolta dalla frattura
creata dall’irruzione del covid.
In Curfew, serie tv prodotta e trasmessa nel 2019 da Sky one, e trasmessa in Italia dal Sky Atlantic (titolo The Race, corsa mortale),
troviamo una Gran Bretagna paralizzata da una epidemia devastante e
fuori controllo. Resta una sola via di scampo per evitare un’esistenza
scandita da un pesante coprifuoco: una corsa spericolata nella quale al
vincitore viene offerta un’isola del Pacifico. Come si vede i media non
hanno solo il potere di determinare il percorso di decisioni del politico
ma anche quello di anticipare i processi. Resta solo da capire quale
sarà la nostra isoletta nel Pacifico: se è la dimensione online nella quale sono sprofondati buona parte degli umani con l’emergenza covid o se è qualcosa di radicalmente nuovo che dobbiamo ancora capire o analizzare.
Enjoy the future.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento