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31/10/2020

Altro che euroscetticismo. In Italia ormai la Ue è concepita come nemico

Gli italiani ormai non si fidano più dell’Unione Europea. Nei mesi della pandemia la fiducia verso le istituzioni comunitarie è crollata al 28%, raggiungendo il livello più basso in Europa. È quanto emerge dall’ultimo Eurobarometro della Commissione Ue.

Rispetto alla precedente rilevazione nell’autunno 2019, la fiducia degli italiani è crollata ulteriormente di quasi dieci punti percentuali.

Interpellati sulla propria soddisfazione per le misure Ue contro la pandemia, il 58% degli italiani si è detto insoddisfatto, facendo segnare il quarto risultato peggiore nell’Unione. Dopo gli italiani, i livelli di fiducia più bassi si registrano in Francia (30%) e Grecia (32%). I picchi si osservano invece in Irlanda (73%) e Danimarca (63%).

Si conferma e peggiora il sentimento eurocontrario – definirlo euroscetticismo diventa una banalità – già rilevato a dicembre dello scorso anno e in situazione pre-pandemia.

A dicembre 2019 soltanto il 37 per cento degli intervistati in Italia riteneva infatti che l’appartenenza all’Unione europea fosse una cosa positiva. È la percentuale più bassa insieme a quella registrata in Repubblica Ceca (dove però le persone che ritengono negativa l’appartenenza all’Ue sono di meno).

L’Italia, che fino a dieci anni fa era il campione dell’europeismo acritico, negli ultimi anni ha invece virato verso quello che viene chiamato euroscetticismo. Nel 2019 è stata la prima volta in cui ha occupato l’ultimo posto da quando nel Parlemeter viene rilevata la popolarità dell’Unione. Nel sondaggio del 2018, quando nel resto del continente questo indicatore raggiungeva i livelli più elevati dal 1989, attestandosi al 62 per cento, Italia era risultata penultima.

Nel 2019 la percentuale di intervistati europei che riteneva positiva l’appartenenza all’Ue era scesa di 3 punti al 59 per cento. Ma in Italia era andata ancora peggio, passando dal 42 al 37 per cento. Ed oggi, nel 2020 e dentro la pandemia, questa percentuale è scesa ancora, anzi è crollata, al 28%.

La contraddizione apertasi nel 2011 – e che ha cominciato a incrinare lo stolido e suicida europeismo liberale – è diventata voragine. Il dramma è che la “sinistra” in Italia o si appiattisce su un europeismo che la gente non capisce più, anzi vede con ostilità, oppure si gingilla su un internazionalismo indefinito e indefinibile che non produce proposte alternative. Fortuna che la destra italiana è troppo stupida per approfittarne seriamente. Il che non significa lasciargli il campo aperto e facile da tracciare.

L’Unione Europea è un nemico del popolo e dei popoli, per questo va smantellata indicando, semmai, altre ipotesi di integrazione regionale fondate su parametri del tutto alternativi.

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