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25/10/2020

Il nuovo DPCM, una toppa peggiore del buco

Una toppa peggiore del buco. Alla fine il premier Giuseppe Conte ha firmato nel corso della notte, il nuovo Dpcm con le misure restrittive anti-Covid, tra le quali la chiusura alle ore 18 di tutti i ristoranti, bar e gelaterie.

Il governo, si apprende ancora, sta accelerando su misure di sostegno (che adesso viene declinato come “ristoro”, ossia quanto di più simile ad un palliativo, ndr) da 1,5-2 miliardi per le categorie messe più in difficoltà dalle misure di restrizione che a questo punto diventano una mazzata. Un Consiglio dei ministri potrebbe essere convocato nelle prossime ore. Il Dpcm sarà in vigore da domani al 24 novembre.

Alle 13:30, Conte terrà una conferenza stampa a Palazzo Chigi per illustrare le nuove misure del Dpcm.

Queste alcune delle misure principali del nuovo Dpcm restrittivo firmato da Conte nella notte dopo l’ultima riunione con i capi delegazione.

Il nuovo decreto conferma la chiusura di bar e ristoranti alle ore 18, nei giorni feriali ma non la domenica. Stop a cinema, teatri, sale scommesse, palestre, piscine, centri benessere e centri termali. Sospese anche le feste dopo i matrimoni.

Per le scuole, la didattica a distanza alle superiori potrà arrivare anche al 100%. Ieri i governatori avevano chiesto esplicitamente al governo di prevedere la facoltà di portare le lezioni totalmente a distanza. Ora la palla viene scaricata alle autonomie delle singole scuole, dove saranno i presidi a decidere la quota di Dad: da questa cifra vanno salvaguardati gli alunni con disabilità e i Bes, ovvero i bisogni educativi speciali.

La versione definitiva del Dpcm “raccomanda fortemente” di “non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità, per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi”.

Rispetto all’ultima bozza, tuttavia, salta la specifica secondo cui era raccomandato di non spostarsi “dal Comune di residenza, domicilio o abitazione”. Il punto, nel corso delle riunioni di ieri, era stato tra i più discussi anche perché nel governo circolava l’ipotesi del divieto di spostamenti tra le Regioni. Divieto che, nel testo firmato da Conte, non viene introdotto.

Si potranno ancora svolgere i concorsi pubblici e privati. Nel testo del Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte è infatti saltato il divieto di svolgimento previsto nella bozza.

Come già abbiamo denunciato in queste settimane della seconda ondata pandemica, le misure del governo si stanno rivelando delle toppe peggiori del buco che vorrebbero coprire.

Di fatto si introduce un lockdown/coprifuoco dalle 18.00 del pomeriggio su tutto il territorio nazionale – anche nei territori dove i dati non rilevano situazioni critiche nella diffusione del virus – invece di procedere e gestire – anche sul piano delle risorse economiche di sostegno – a veri lockdown mirati solo nelle aree a più alto rischio diffusione. È il disastro già fatto a marzo, dove per non chiudere la sola Lombardia e le zone focolaio nel Nord, assecondando i diktat della Confindustria si è chiuso tutto il paese.

L’ipocrisia di queste mezze misure ormai balza agli occhi di quote crescenti della popolazione, con la conseguenza che la stessa percezione sulla gravità dell’emergenza pandemica perde peso rispetto a quella dell’emergenza economica. E rivolte sociali come Napoli stanno lì a dimostrarlo.

A marzo potevamo parlare di errori e di obiettiva difficoltà delle autorità rispetto ad una emergenza imprevista, ma adesso la responsabilità sul tempo perso in questi mesi e sulla criminale approssimazione delle misure che vengono adottate dal governo centrale e dai governatori delle Regioni.

Questa classe politica andrà portata davanti ad un tribunale della storia nella sua interezza.

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