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24/10/2020

Diffusione del Covid. Ma è davvero colpa nostra? Cambiare il corso delle cose


C’è un’aria pesante, gravida di ansia e di paura. C’è una sensazione di disagio, come quando ti inducono a pensare che hai qualche responsabilità in ciò che sta accadendo e però qualcosa non ti torna.

Davvero è colpa nostra? Di noi cittadini e lavoratori? Ci fanno andare a lavorare come se non ci fosse alcun pericolo, ci fanno prendere treni, autobus e metrò che sono pieni da scoppiare, altro che distanziamento. Ci obbligano a stare a casa dalla sera alla mattina presto ma non rinunciano ai turni nelle fabbriche e nei magazzini dove il male prolifica e si moltiplica, basta autocertificarsi.

Gli occhi e le orecchie incollate ai tg di televisioni di ogni fatta e orientamento trasmettono ai nostri cervelli solo una musica ossessiva e ripetitiva che non lascia scampo, tutto dipende da noi, dai nostri comportamenti individuali.

I giovani a casa la notte, gli operai in fabbrica a produrre, i facchini nei magazzini a smistare quegli acquisti sottratti al negoziante sotto casa che vengono ammantati di modernità ma che rispolverano lo stesso sfruttamento di sempre.

Ma noi, che c’entriamo? Che colpa abbiamo? Siamo noi che abbiamo costruito una società senza solidarietà? Una sanità senza letti e infermieri? Siamo noi che abbiamo chiuso ospedali e presidi territoriali? Siamo noi che abbiamo deciso il numero chiuso nelle facoltà di medicina? Siamo noi ad aver privatizzato il trasporto pubblico, ad averlo sconquassato e ridotto ai minimi termini lasciandolo si veicolo, ma di infezione e di morte?

E torna quell’angoscia che dice non posso fare nulla se non farmi carico, io, non la società, di sconfiggere questo assurdo, inatteso, stupefacente male che nessuno mai avrebbe immaginato di dover combattere.

E tutto si risolve nella quotidiana terribile contabilità moltiplicata di contagiati e di morti che ti toglie il respiro e ti getta in pensieri bui di convivenza con lo spettro della morte che fino ad oggi non avevi mai frequentato.

Non è la mia storia nè la mia grammatica. Io non ci sto. Non solo voglio vivere, e per questo mi proteggo nel fisico e nella mente, ma voglio imparare una lezione semplice ma indispensabile che questo scorcio di vita ci impone, non è colpa mia, non è il mio comportamento soggettivo ed individuale la chiave di volta per venirne fuori, è la lotta per cambiare il corso delle cose che ci può ridare vita e speranza. E io ho voglia di vivere e sperare e so che questo può avvenire solo se ci mettiamo assieme. Perchè insieme siamo imbattibili.

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