Il 31 ottobre la Whirlpool di Napoli chiuderà. Ad affermarlo è stato l’amministratore delegato di Whirlpool per l’Italia, Luigi La Morgia, al tavolo convocato dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, con l’azienda e i sindacati.
Sorprende un po’ la reazione “sorpresa” del ministro Patuanelli di fronte all’atteggiamento della multinazionale: “Ero convinto che ci fossero le condizioni per continuare, ma dopo la conferma della decisione di Whirlpool informerò tutto il Governo circa la criticità del sito di Napoli” ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico.
Tutti gli stabilimenti del gruppo Whirlpool in Italia (sono 6) si sono fermati per uno sciopero di 8 ore in concomitanza del tavolo in corso con il Mise e l’azienda. La mobilitazione proseguirà già a partire dalle prossime ore.
A luglio il ministero dello Sviluppo Economico aveva venduto un po’ di speranze su una cordata di compratori industriali italiani. Invitalia, Adler, Avio e Leonardo si diceva che fossero al lavoro sul dossier Whirlpool di Napoli. “Come noto, nel settore aerospazio c’è un leader internazionale partecipato dallo stato con cui c’è un’interlocuzione e che può fare parte della soluzione per lo stabilimento Whirlpool di Napoli” aveva dichiarato il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli parlando di Leonardo (ex gruppo Finmeccanica) al tavolo con azienda e sindacati.
Poi sempre durante l’estate era venuta fuori un’altra cordata. Secondo quanto indicato da Invitalia si tratta di Adler group e Htl fitting insieme ad un’altra azienda della componentistica della quale non era stato reso noto il nome.
Ma proprio a luglio la multinazionale statunitense Whirlpool aveva confermato che il 31 ottobre avrebbe chiuso lo stabilimento di via Argine a Napoli. E le cordate di compratori privati si sono liquefatte. Sono passati tre mesi inutilmente e adesso siamo alla vigilia della chiusura.
“Ai sindacati chiederei quali armi hanno approntato in questi mesi per far fronte a una prevedibilissima – altro che doccia gelata come titola qualcuno – “dichiarazione di guerra” – denuncia Giuliano Granato di Potere al Popolo che ha seguito sin dall’inizio la vertenza Whirlpool – “Perché indire uno sciopero generale cittadino per il 5 novembre, cioè una settimana dopo la chiusura, a me suona di vera e propria beffa. Bisogna far di tutto per davvero, ma prima che le fabbriche chiudano, non quando i ladri sono già andati via”.
Nell’affrontare casi come la Whirlpool e le altre crisi industriali, nel governo si continua a non voler intraprendere una strada diversa da quella della spasmodica ricerca di compratori privati che non ci sono o che pongono condizioni talmente proibitive da essere inaccettabili per un democrazia e per i lavoratori.
Continuiamo a sostenere che senza un intervento pubblico che nazionalizzi le aziende a rischio chiusura, magari svendute in passato e finanziate con soldi pubblici a multinazionali straniere mordi e fuggi, i tavoli sulle crisi aziendali si rivelano inutili e si seminano illusioni e disperazione tra lavoratrici e lavoratori, continuando così a indebolire il sistema industriale del nostro paese.
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