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27/10/2020

Gli USA sono uno Stato Fallito

“È una vera carneficina”

William Foege, epidemiologo

A meno di dieci giorni dall’Election Day, gli Stati Uniti registrano quasi ogni giorno un nuovo record negativo per numero di contagiati: sabato 24 ottobre erano 78.586 – cioè il 32% in più di due settimane fa – con 871 decessi.

Venerdì erano 83.010 nuovi casi e 925 decessi, secondo il Tracking Projets, 441.541 nuovi casi in una settimana, con più di 40 mila persone ricoverate in ospedale per Covid-19.

Da quando gli USA sono diventati uno degli epicentri del contagio a marzo, la situazione non è mai migliorata effettivamente, solo oscillazioni nei numeri quotidiani, ma dentro una tendenza crescente.

Non è che la punta dell’iceberg di una crisi più complessiva – allo stesso tempo politica, economica e sociale – che mina alla base la possibilità per gli Stati Uniti di mantenere la propria leadership.

Nonostante la situazione disastrosa, Trump afferma di star facendo un “ottimo lavoro”, mentre Biden ha fatto della pessima gestione dell’attuale presidente uno dei punti fondamentali della sua campagna elettorale, in cui ha speso molto di più del suo rivale repubblicano in pubblicità.

Peccato che l’ex numero due di Obama sia colui che ha ricevuto, in campo democratico durante le primarie, maggiori donazioni dall’industria farmaceutica statunitense ed abbia ripetutamente negato una delle più popolari – anche tra l’elettorato repubblicano – proposte di Bernie Sanders: l’assistenza medica gratuita universale, la medicare for all.

Biden si muove dentro la cornice predisposta da Obama per quanto concerne la politica sanitaria, cioè un sistema di assicurazioni private che garantisca le cure mediche ai titolari e che non è per nulla in contrasto con la “White Economy” che ha reso la spesa pro capite statunitense per la salute la più alta al mondo, creando un esercito di persone senza copertura sanitaria o sotto-tutelate; alla prova dei fatti un sistema totalmente inefficace nel contenere il contagio, soprattutto tra le fasce più vulnerabili.

Come afferma l’autore dell’articolo che abbiamo tradotto: “In 10 giorni, a causa del Covid-19, muoiono tanti americani quanti ne sono morti in 19 anni nella guerra in Iraq e Afghanistan”.

Una guerra dentro i propri confini, come gli Stati Uniti non conoscevano dai tempi della guerra civile, che non sembrano per ora in grado di vincere.

L’attuale amministrazione uscente ha gravi responsabilità nell’accaduto, tenendo conto del lavoro “bipartisan” fatto da Bush ed Obama per affrontare l’emergenza pandemica. “Bipartisan”, comunque, sono anche le responsabilità nell’incapacità di contenere il contagio, tenendo conto che anche governatori o amministratori locali democratici non hanno fatto meglio di Trump, che certo non li ha aiutati.

Il problema è sistemico ed investe dunque anche la capacità di produrre una leadership all’altezza della situazione da parte di un determinato modello di sviluppo; gli Stati Uniti non ce l’hanno più, sia che venga confermato Trump o che – come sembra – vinca Biden.

Come aveva rivelato a fine marzo un’inchiesta del New York Times da noi tradotta: “Prima dello scoppio del virus, una cascata di avvertimenti è passata sotto silenzio”. Come è detto nell’incipit dell’articolo originale: “Molte esercitazioni del governo, inclusa una l’anno scorso, hanno reso chiaro che gli Stati Uniti non erano pronti per una pandemia come quella del coronavirus. Ma qualcosa era stato fatto.”

Questa indagine prende in rassegna come le ultime due amministrazioni presidenziali hanno trattato i pericoli derivanti dalla diffusione di malattie contagiose prima dello scoppio dell’attuale pandemia, giungendo fino all’ultima simulazione svolta il gennaio dell’anno scorso denominata “Contagio di Cremisi”, che ha tratti incredibilmente somiglianti con la crisi attuale.

Un segnale inequivocabile dell’oggettivo peggioramento della leadership politica in quella che vorrebbe continuare ad essere la principale potenza mondiale e che nei piani dello sfidante democratico alla Casa Bianca – ma siamo più alla fantapolitica che al wishfull thinking – dovrebbe guidare la risposta alla Pandemia.

Le responsabilità nord-americane nel non essere stati in grado di gestire la pandemia sono evidenti. Al riguardo parlano i numeri, e non possono essere assolutamente messe sullo stesso piano delle responsabilità che l’autore dell’articolo attribuisce alla Repubblica Popolare – al netto dell’iniziali errori di gestione, tra l’altro ammessi ben presto dalla leadership cinese.

Un atteggiamento “in malafede”, quello di Kristof, ormai connaturato negli intellettuali liberal, che tra l’altro omette di citare i Paesi con una gestione più efficace, oltre alla Cina, appartenenti al campo progressista: Cuba, Venezuela, Vietnam e Stato del Kerala in India.

Scrivevamo circa una settimana fa:
“Ritorniamo ai dati... Quali sono stati i risultati? 90.925 contagiati e 4.739 morti in Cina (al 17 ottobre 2020).

In pratica, meno contagiati di quelli che stanno facendo registrare gli Stati Uniti in due giorni – 59.751 nella sola giornata del 14 ottobre, con una impennata del 23% rispetto a due settimane fa – ed il totale dei decessi che si registrano in meno di una settimana negli Usa. Erano 1.011 le morti in Nord-America il 14 di questo mese. Se guardiamo al totale il confronto è impressionante: oltre 8 milioni di contagi e più di 218mila morti negli USA (alla data di oggi).

Anche se si dovesse dubitare sui numeri cinesi, come fa una parte dell’informazione di questo Paese, l’ordine di grandezza resta invariato.

Stando al tracciamento del coronavirus della Johns Hopkins, gli USA hanno sofferto di 65,74 morti da Covid-19 ogni 100.000 abitanti, mentre la Cina 0,34 per 100 mila abitanti!

E sono tutte cifre in via di peggioramento...”
Gli USA hanno pasticciato con i test – i kit utilizzati sono risultati difettosi, rendendo di fatto impossibile uno screening precoce – ed allo stesso tempo non hanno fatto granché per istituire le misure minime di profilassi sanitaria, promuovendo distanziamento sociale e uso della mascherina – opzioni dileggiate dal canale televisivo conservatore “Fox News” – per non parlare delle pressioni contro i lockdown fatte proprio dall’attuale amministrazione con tanto di uso di milizie dell’alt-right.

L’amministrazione Trump aveva poi rifiutato ad inizio febbraio la distribuzione dei test fatta dall’OMS, e lo US Centers for Disease Control and Prevention (CDC) aveva deciso di produrre un proprio test per poi ritirarlo perché difettoso. A fine febbraio i test erano disponibili solo in una manciata di Stati, e non era chiaro quando sarebbero arrivati.

Senza tamponi, nessuna tracciatura; e senza una politica di contenimento è impossibile spezzare la catena di trasmissione del contagio.

Trump è stato poi il maggior responsabile della disinformazione sul virus, negando un approccio scientifico – non ha mia preso le distanze dalle teorie “cospirazioniste” – ha estromesso ed insultato gli esperti della task force addetta alla crisi sanitaria, fino a promuovere a capo di questa un suo uomo fidato – Scott Atlas – senza preparazione specifica, nonché sostenitore dell’immunità di gregge senza vaccino.

È bene ricordare che una parte, seppur minoritaria, della comunità scientifica negli USA sostiene questo approccio, articolato in una vera e propria proposta: “Great Barrington Declaration”.

Una proposta che un ex professore di medicina ad Harvard, William Haseltine, ha definito un “omicidio di massa”.

Ma la crisi sanitaria ha generato una crisi sociale senza precedenti.

“La sua strategia è stata sminuire il virus ed astenersi dal chiudere le imprese, in modo tale da continuare a far girare l’economia – uno dei suoi cavalli di battaglia per la rielezione”, dice l’autore in merito a Trump.

In pratica ha scelto di tutelare il “partito del PIL”, senza ponderare il feed-back negativo che questa scelta avrebbe comportato, ora sotto gli occhi di tutti, sia negli Stati Uniti sia in Europa...

Non si vedono però segni di inversione di tendenza, in una situazione già disastrosa, stando anche agli effetti elencati da Kristof:
“Da maggio, sono scesi sotto la soglia della povertà 8 milioni di americani e secondo uno studio della Columbia University una famiglia su sette, con bambini, ha dichiarato di non avere di che sfamarsi. A giugno, uno studio del C.D.C. ha rilevato che più del 40% degli adulti aveva difficoltà legate alla stabilità mentale, ed il 13% ha iniziato o aumentato il consumo di sostanze. Più di un quarto dei giovani ha ammesso di aver seriamente considerato l’ipotesi del suicidio. Diane Reynolds, a capo di un eccellente programma di riabilitazione chiamato Provoking Hope, stima inoltre che le ricadute siano aumentate del 50% durante la pandemia.

Dunque, in quello che probabilmente è il paese più ricco della storia, la cattiva gestione politica ha permesso lo sfociare di un’infezione pandemica, seguita da una pandemia di povertà, instabilità mentale, dipendenze e rabbia.”
E sulla soglia della guerra civile, aggiungiamo noi.

Per questo gli USA assomigliano sempre più ad uno Stato Fallito.

Buona lettura

*****

“L’America e il Virus: un colossale fallimento della leadership”

Nicolas Kristof – New York Times

Ha rovinato le vite degli americani, le ricchezze ed il benessere; questa pandemia segna il più grande fallimento del governo americano dal Vietnam.

Nei primi anni 2000 in Sud Africa si è visto uno dei più letali fallimenti nella guida del governo, quando, sotto la presidenza di Thabo Mbeki, si è diffuso l’AIDS.

Mbeki, deridendo la scienza, ha abbracciato le teorie della cospirazione, esitò mentre i contagi aumentavano e decise di respingere le cure. Il suo rifiuto, secondo uno studio di Harvard, è costato 330.000 vite.

Nessuno di quelli che si sono aspramente espressi rispetto a questo sfacelo avrebbe mai pensato che qualcosa di simile sarebbe potuto succedere negli Stati Uniti. Tuttavia, oggi, alcuni esperti di sanità chiamano Trump “il Mbeki Americano”

Anne Rimoin, epidemiologa dell’U.C.L.A. aggiunge: “Purtroppo siamo nella stessa situazione; Mbeki si è circondato di sicofanti ed il suo ignorare le indicazioni scientifiche è costato centinaia di migliaia di vite al suo paese: adesso a noi tocca lo stesso destino”.

Uno dei ruoli del giornalismo è quello di attribuire le responsabilità, e ciò è particolarmente importante in vista delle elezioni. Trump sostiene di meritare una A+ per il suo “lavoro fenomenale” nel gestire il coronavirus, ma certamente il giudizio della storia sarà ben più duro.

“Trovo che questa gestione sia un totale fallimento” così si esprime Larry Brilliant, esperto epidemiologo che ha aiutato nella sconfitta del vaiolo durante gli anni ’70. “Delle più di 200,000 vittime ad oggi, credo che almeno 50,000 non sarebbero morte se il governo non fosse stato così incompetente”.

In 10 giorni, a causa del Covid-19, muoiono tanti americani quanti ne sono morti in 19 anni nella guerra in Iraq e Afghanistan; gli economisti David Cutler e Lawrence Summers stimano che il costo della pandemia negli Stati Uniti sarà di sedicimila miliardi di dollari, ovvero di circa 125,000 dollari per nucleo famigliare – molto più del reddito netto di una famiglia media.

C’è inoltre da tener conto dell’incommensurabile perdita di influenza, considerando che gli Stati Uniti si sono umiliati davanti al mondo intero.

Devi Sridhar, professore di salute globale all’Università di Edimburgo afferma: “E’ molto triste vedere come la presidenza americana sia passata dall’essere campione mondiale della salute, all’essere lo zimbello del mondo …. è stata una tragedia che Donald Trump fosse presidente quando tutto questo è accaduto”.

L’America era la più preparata per una pandemia

Il paradosso è che un anno fa l’America sembrava la più preparata per gestire una crisi di questo tipo. Uno studio di 324 pagine della Johns Hopkins ha evidenziato, giusto lo scorso ottobre, che proprio questo era il paese più pronto ad affrontare una pandemia.

Il merito per l’attribuzione di questo titolo va al presidente George W. Bush, che, nell’estate del 2005, ha pensato bene di leggere una copia del libro “The Great Influenza”, storia della pandemia di Influenza Spagnola scoppiata nel 1918. Spaventato, Bush insistette affinché fosse sviluppata una strategia per poter fronteggiare al meglio un’altra grande epidemia; ne è risultato un eccellente libretto di 396 pagine contenente le indicazioni per gestire un’emergenza sanitaria.

L’amministrazione Obama ha aggiornato questo libretto e, con il passaggio della presidenza nel 2016, i consiglieri di Obama avvertirono l’amministrazione di Trump che uno dei maggiori rischi per la sicurezza nazionale era proprio l’avvento di una pandemia.

Altri esperti ribadirono questo avvertimento, tra i quali Bill Gates, che nel 2015 avvertiva: “Fra tutte le cose che potrebbero uccidere 10 milioni di persone, certamente la più probabile è un’epidemia”.

Il presidente Trump ha accusato l’amministrazione Obama di aver esaurito le riserve di forniture mediche, e che “l’armadietto era vuoto”. È pur vero che Obama non ha fatto abbastanza per rifornire la riserva nazionale di mascherine N-95, ma i Repubblicani non fornirebbero neanche la modesta somma richiesta da Obama per il rifornimento. Neanche la stessa amministrazione Trump però ha fatto niente nei primi tre anni di mandato per ricostituire le riserve.

Anche noi dei media lo abbiamo detto: non abbiamo fatto abbastanza per segnalare i rischi di una pandemia.

Secondo Trump nessuno avrebbe potuto prevedere la pandemia, ma è ciò di cui aveva avvertito Bush, come anche l’amministrazione di Obama, ed è quello a cui Biden faceva riferimento in un suo tweet dell’ottobre 2019, criticando i tagli alla sanità operati da Trump ed aggiungendo: “Non siamo pronti ad affrontare una pandemia”.

Il primo campanello d’allarme da Wuhan

Quando la commissione sanitaria di Wuhan, in Cina, ha annunciato il 31 dicembre di aver individuato 27 casi di una misteriosa forma di polmonite, Taiwan si è mossa alla velocità della luce. Preoccupato che quella potesse essere un’epidemia di SARS, il governo di Taiwan ha mandato ispettori sanitari su tutti i voli in arrivo da Wuhan per controllare i passeggeri prima di permettere lo sbarco. Chiunque mostrasse segni di malattie veniva messo in quarantena.

Se anche la Cina e il resto del mondo avessero mostrato la stessa prontezza, forse l’epidemia non sarebbe mai dilagata.

Negli Stati Uniti, i Centri per il Controllo e la Prevenzione e delle malattie (C.D.C.) hanno pubblicato un avviso riguardo l’epidemia di Wuhan il 1° gennaio, ma, per un certo periodo, non è stato seguito da provvedimenti. In Cina, Xi Jinping ha dato indicazioni per la gestione del coronavirus il 7 gennaio, ma queste erano inadeguate. Se in quel momento, o di lì a poco, Xi avesse disposto una versione meno restrittiva del lockdown che stava per essere imposto a Wuhan, è possibile che il virus potesse essere messo a tacere prima di invadere il resto del mondo.

Tuttavia, il 18 gennaio a Wuhan si è tenuto un banchetto per 40,000 persone, mentre l’imposizione del lockdown è avvenuta solo il 23 gennaio, quando quasi 5 milioni di persone avevano già lasciato la città per il Capodanno Cinese. Con il senno del poi, due cose sono chiare: primo, la Cina ha inizialmente nascosto la portata dell’epidemia; secondo, nonostante ciò gli Stati Uniti, come altri paesi, avevano abbastanza informazioni per poter agire come Taiwan. I primi due paesi a porre delle restrizioni rispetto ai viaggi verso la Cina sono stati la Corea del Nord e le Isole Marshall, e nessuno dei due aveva altre informazioni dall’interno.

La prima metà di gennaio rappresenta quindi una grande mancata opportunità per il mondo. Se solo gli Stati Uniti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e gli altri paesi avessero avanzato abbastanza dubbi e fatto pressione sulla Cina, allora forse il governo centrale cinese sarebbe intervenuto prima a Wuhan. E inoltre, se la regione fosse stata “chiusa” due settimane prima, sarebbe lecito pensare che questa catastrofe globale si sarebbe potuta evitare.

La sfiducia verso la Scienza

Probabilmente, il peccato originale dell’America, nella reazione al coronavirus, è stato il pasticciare con i test.

Senza test, i sanitari combattono un nemico con gli occhi bendati. Inoltre, questi, non sanno dove il virus si nasconde e non posso isolare gli infetti o tracciarne i contatti.

Il Centro di controllo e prevenzione delle malattie, però, ideò un test difettoso e la disputa nel governo federale ha impedito l’uso di altri test. La Corea del Sud, la Germania ed altri paesi svilupparono subito test efficaci che furono distribuiti nel mondo. La Sierra Leone, nell’ Ovest dell’Africa ha avuto test funzionali prima degli U.S.A.

I sostenitori di Trump fanno notare, correttamente, che negli Stati Uniti i tassi più alti di mortalità più alti sono stati rilevanti negli stati a guida Democratica: il New Jersey, ha avuto il più elevato numero di morti, seguito da New York.

Ed è vero che le amministrazioni locali, sia Democratiche che Repubblicane, hanno preso decisioni disastrose, come quando il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha incoraggiato a marzo i cittadini di “lasciare la città nonostante il Covid”. I politici locali però, hanno in parte sbagliato a causa del fallimento dei test: senza i test non sapevano cosa stessero fronteggiando.

Sarebbe scorretto attribuire interamente a Trump la catastrofe dei test, visto che i fallimenti hanno coinvolto diversi livelli al di sotto di lui. In parte questo è accaduto perché le persone nominate da Trump, come ad esempio Robert Redfield, direttore del C.D.C., non sono l’A-team.

In qualsiasi caso, sono i presidenti a stabilire le priorità per i loro funzionari. Se Trump avesse insistito per i test tanto quanto lo ha fatto rispetto a immigranti e rifugiati, allora l’America avrebbe quasi sicuramente avuto un test adatto per l’inizio del mese di febbraio e decine di migliaia di vite si sarebbero potute salvare.

C’è però da considerare che fare i tamponi non è poi così essenziale se un paese è in grado di prendere altri tipi di precauzioni. Il Giappone è un paese ad alta densità di popolazione che non ha effettuato un grande numero di tamponi, ma che conta solo il 2% dei morti degli Stati Uniti.

Uno dei motivi di tale statistica è il fatto che il Giappone ha ampiamente incoraggiato l’utilizzo delle mascherine, cosa che il dottor Redfield ha indicato avere quasi la stessa efficacia di un vaccino nel combattere la pandemia. Un paese non deve fare tutto, se riesce a fare almeno qualcosa di giusto.

Guardando in retrospettiva, Trump ha sbagliato praticamente tutto. Egli ha scoraggiato l’utilizzo delle mascherine. L’amministrazione non ha mai proposto di tracciare i contatti, ha perso occasioni per isolare gli infetti e non ha protetto adeguatamente le case di riposo, ha dato indicazioni confusionarie ed ha scaricato le responsabilità a stati e località impreparate.

Inoltre, Trump non ha fatto nulla per accelerare i tempi rispetto al vaccino, ma questo non sarà significativamente d’aiuto fino al prossimo anno.

I passi falsi di Trump si sono in parte presentati in quanto ha innescato una corrente anti-intelletuale che si è diffusa profondamente nel paese, avendo ignorato i pareri degli esperti e rispondendo al virus con un solare ottimismo, apparentemente mirato a supportare i mercati finanziari.

“Sparirà” esortava Trump il 27 febbraio. “Un giorno – come un miracolo – sparirà”.

Le false rassicurazioni e l’esitazione sono state fatali. Uno studio ha accurato che se gli Stati Uniti avessero semplicemente imposto lo stesso tipo di lockdown con un anticipo di sole due settimane, si sarebbe potuto evitare l’83% dei decessi nei primi mesi.

La priorità delle comunicazioni accurate, basate sui principi scientifici, è un principio base della sanità pubblica. Il cancelliere tedesco Angela Merkel, detentrice di un dottorato in fisica, è campione globale nell’attuazione di questo principio.

Trump ha fatto l’esatto opposto, seminando confusione e teorie complottiste; un altro studio, della Cornell, ha rilevato che il presidente degli Stati Uniti è stato di gran lunga il più imponente responsabile della disinformazione riguardo al Covid-19.

Anziché dare ascolto ai migliori scienziati, Trump li ha estromessi e derisi, prestando attenzione ai ciarlatani: Michael Caputo, un rappresentante del dipartimento per la salute, privo di esperienza in campo sanitario, è stato rimosso dall’incarico solo dopo aver denunciato i consiglieri scientifici di “sedizione” ed ha consigliato ai sostenitori di Trump: “Se portate pistole, comprate le munizioni”.

Trump ha reclutato come consigliere riguardo al Covid-19 un abituale ospite di Fox News, il Dottor Scott Atlas, non un esperto in malattie infettive, ma in risonanze magnetiche. Nessuno vorrebbe un epidemiologo a controllare le proprie risonanze, così è bizzarro avere un radiologo a gestire una pandemia.

Un commentatore conservatore ha fatto eco a Trump nella sottovalutazione del virus e nel ridicolizzare gli sforzi per garantire la sicurezza. Brit Hume, del Fox News, ha canzonato Joe Biden per aver indossato una mascherina larga e il sito di destra RedState ha denunciato la “Gestapo della salute pubblica” e chiamato Anthony Fauci un “mask Nazi”. Uno studio dell’Università di Chicago ha rivelato che guardare il programma di Sean Hannity riguardo la mancanza di distanziamento sociale, come anche seguire Fox News, è stato letale per una parte degli spettatori.

Eco dell’Unione Sovietica

Spesso gli americani si sono riferiti all’Unione Sovietica come ad un posto in cui l’ideologia ha prevalso sulla scienza, con risultati disastrosi. Stalin appoggiava Trofim Lysenko, agronomo e pseudoscienziato, ardente comunista che però disdegnava la genetica, la cui zelante incompetenza ha contribuito all’insorgere di carestie nell’Unione Sovietica.

Successivamente, negli anni ’80, i leader sovietici si sono allarmati a causa dell’abbassamento delle aspettative di vita ed hanno deciso di bandire le statistiche sulla mortalità. Con lo stesso spirito, Trump si è opposto ai test, nella speranza di mantenere bassi i numeri dei casi di contagio.

Naturalmente a volte anche la scienza commette errori. Molti esperti si opposero alla chiusura delle frontiere, mentre ora la scelta di Trump di limitare gli spostamenti con la Cina sembra sensata – sebbene 45 paesi abbiamo imposto questo tipo di restrizioni prima degli Stati Uniti. Perfino lo stesso Fauci, il 9 marzo, aveva detto: “Se siete giovani e sani e volete andare in crociera, allora andate in crociera.”

Inevitabilmente la scienza sbaglia, ma poi si autocorregge. Trump invece non si è autocorretto.

Ancora peggio, Trump non ha mai elaborato un piano completo per combattere il Covid-19. La sua strategia è stata sminuire il virus ed astenersi dal chiudere le imprese, in modo tale da continuare a far girare l’economia – uno dei suoi cavalli di battaglia per la rielezione.

La sua strategia ha però fallito. Il miglior modo per salvaguardare l’economia era controllare il virus, non ignorarlo; il diffondersi del Covid-19 ha causato un’instabilità economica che ha colpito anche nuclei familiari in cui non è avvenuto nessun contagio. Da maggio, sono scesi sotto la soglia della povertà 8 milioni di americani e secondo uno studio della Columbia University una famiglia su sette, con bambini, ha dichiarato di non avere di che sfamarsi.

A giugno, uno studio del C.D.C. ha rilevato che più del 40% degli adulti aveva difficoltà legate alla stabilità mentale, ed il 13% ha iniziato o aumentato il consumo di sostanze. Più di un quarto dei giovani ha ammesso di aver seriamente considerato l’ipotesi del suicidio. Diane Reynolds, a capo di un eccellente programma di riabilitazione chiamato Provoking Hope, stima inoltre che le ricadute siano aumentate del 50% durante la pandemia.

Dunque, in quello che probabilmente è il paese più ricco della storia, la cattiva gestione politica ha permesso lo sfociare di un’infezione pandemica, seguita da una pandemia di povertà, instabilità mentale, dipendenze e rabbia.

Il rifiuto dei pareri scientifici ha inoltre inasprito la polarizzazione e il tribalismo. Mentre scrivo questo, sono nella nostra fattoria di famiglia in Oregon. Trump è molto popolare in quest’area, e il suo disprezzo per la scienza ha contribuito all’avvento di una “brutta piega”, si parla persino di guerra civile. Un vecchio amico ha condiviso su Facebook questa teoria:

Creare un VIRUS per spaventare la gente. Metterli i n quarantena. Riportare il numero dei morti ogni minuto, ogni giorno, sulle prime pagine di tutti i giornali. Chiudere tutte le attività... Gente con la mascherina. Disumanizzati. Chiese e luoghi di culto chiusi ... Svuotare le carceri per colpa del virus e riempire le strade di criminali. Mandare gli Antifa a vandalizzare le proprietà come se fossero combattenti per la libertà. Non rispettare la legge. Rubare … e nell’anno delle elezioni, sentire i Democratici incolpare di tutto questo il Presidente. Se ami l’America, la nostra Costituzione, e il rispetto della legge, tieniti pronto a combatterli.

La cattiva gestione del virus non ha solamente fatto ammalare milioni di americani, ma anche avvelenato la nostra politica.

Prendere seriamente una minaccia

Una pandemia è una grande sfida per qualunque paese. Sia la Spagna che il Brasile hanno avuto un numero di morti superiore a quello degli Stati Uniti, mentre ora l’Europa conta più casi di infezione.

In ogni caso, per un paese che l’anno scorso era considerato il più preparato ad affrontare un’emergenza sanitaria, non è rassicurante sentire: Non stiamo messi male come il Brasile.

Durante la Seconda guerra mondiale, morivano 9.200 soldati al mese, meno di un terzo del ritmo di morti di questa pandemia, ma gli Stati Uniti hanno risposto con una mobilitazione di massa. Nel 1945, una catena di montaggio della Ford assemblava un bombardiere B-24 ogni ora. Oggi, invece, non si riescono a produrre abbastanza mascherine: tra luglio e agosto, un’associazione di infermiere ha constatato che un terzo era sprovvisto di mascherine N-95.

Trump ed i suoi alleati hanno anche commentato la mobilitazione. Un suo tweet di questo mese recita: “Non abbiate paura del Covid”. Il Ministro della Giustizia, William Bill ha comparato l’invito a restare a casa con lo schiavismo. “Non lasciate che domini le vostre vite”.

Piuttosto che portare avanti una guerra contro il virus, Trump ha organizzato la resa. Ha persino tenuto un evento ad alto rischio di contagio alla Casa Bianca, per il giudice Amy Coney Barrett, ed è questo il motivo per cui proprio lì si sono registrati più casi nuovi di Covid-19 che in Nuova Zelanda, Taiwan e Vietnam messi insieme.

Non doveva proprio andare così. Se gli Stati Uniti si fossero impegnati di più e avessero cercato di contenere il tasso di mortalità ai livelli, per esempio, della Germania, avremmo potuto salvare più di 170,000 vite. Se il paese si fosse mosso prontamente, con destrezza, per avere gli stessi risultati di Taiwan, sarebbero morti per il virus meno di cento americani.

“È una vera carneficina” conclude William Foege, leggendario epidemiologo, una volta a capo del C.D.C. Secondo Foege i futuri manuali sulla sanità studieranno la risposta americana al Covid non come un eccellente modello da seguire, ma piuttosto come esempio delle cose da non fare.

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