Pompeo può parlare quanto vuole e incontrare Premier e Ministri degli Esteri di tutto il mondo per dirgli di boicottare la Cina. Sta di fatto che in economia, e in politica, parlano i numeri e questi dicono che la Cina sta sostenendo fortemente l’economia degli Stati Uniti, così come della Germania, indirettamente la rete di subfornitura italiana ad essa collegata, e lo stesso nostro Paese.
La campagna mediatica mondiale contro Pechino non la scalfisce, vedono avanti. La loro saggezza, e anche la loro pazienza, in confronto alle fibrillazioni occidentali, sembra davvero infinita.
Ora, facciamo parlare i numeri.
E a darli non è Sputnik o China Daily, ma l’americanissima Bloomberg, che il 27 ottobre ha pubblicato un articolo in cui afferma che a settembre c’è stato un import cinese di merci americane record, 10 miliardi.
Gli acquisti di beni energetici sono aumentati a settembre del 75%, con import record di petrolio. Il valore dei prodotti agricoli è aumentato del 60%, mentre l’import della soia, cuore nevralgico degli Stati agricoli americani, è aumentato del 600%.
Sono aumentati enormemente anche gli acquisti di auto e cotone, ma Bloomberg fa sapere che le spedizioni, e le prenotazioni di merci americane, a settembre, che arriveranno a ottobre o novembre, sono da record.
Ricordiamo che a settembre l’import totale di merci dal mondo è aumentato del 14%, i dati delle merci americane ci dicono che gli Usa in Cina stanno enormemente sovraperfomando rispetto a rivali commerciali storici come la Germania.
La strategia di Trump di reindustrializzazione degli Usa attraverso pressioni per un fair trade trova riscontro, dopo due anni burrascosi, in Cina (anche se esportano soprattutto prodotti agricoli, come un paese del terzo mondo...), che riconoscono la legittimità delle sue richieste. Forse in Cina non vedono di buon occhio un democratico, magari burattino dei guerrafondai alla Hillary Clinton, alla Casa Bianca.
Preferiscono un ruvido uomo d’affari. Cosa combina all’interno del proprio paese non è affar loro, ma sono pronti a sfruttarne le debolezze.
Certo, Trump strepita contro il “virus cinese” nella campagna elettorale, ma loro non ne fanno un dramma, sono solo parole. Sotto sotto si va avanti con gli accordi.
Perché loro possono e noi no? Perché non siamo un Paese sovrano e la classe dirigente, da decenni, è espressione di quella che altrove – in America Latina, per esempio – viene chiamata borghesia compradora. Letteralmente in vendita, subordinata oltre ogni limite, che assume le istanze delle potenze estere come espressione della propria politica (vedi Di Maio...).
Trump dimostra che la politica è tutt’altro, e gli affari internazionali non c’entrano niente con le sparate propagandistiche.
Forse, se non crolla, dopo il 4 novembre farà una telefonata a Xi Jinping e Putin...
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