È attesa per domani, lunedì 4 gennaio, la sentenza finale sul destino di Julian Assage, il fondatore di Wikileaks perseguitato dalle autorità di Stati Uniti e Gran Bretagna per la divulgazioni di informazioni riservate sulle guerre sporche in Iraq e Afghanistan e sulle torture a Guantanamo.
Il Tribunale penale centrale (Old Bailey) di Londra, potrebbe infatti decidere l’estradizione di Assange negli Stati Uniti, dove il fondatore di Wikileaks rischia l’imputazione per diversi reati, tra cui quello di spionaggio perseguibile secondo l’Espionage Act, con pene complessive fino ai 175 anni di carcere.
Assange, 48 anni, cittadino australiano, è diventato il simbolo internazionale della libertà di stampa. Era già stato accusato di avere cospirato, insieme all’ex analista militare statunitense, Chelsea Manning, per ottenere e pubblicare materiale riservato nel 2010.
Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha sostenuto che il giornalista e Wikileaks avessero reclutato ‘hacker’ e incitato altre persone per ottenere informazioni riservate da pubblicare, in violazione delle leggi anti spionaggio degli Stati Uniti.
Completamente diverse le motivazioni opposte dagli avvocati della difesa, secondo cui le accuse di Washington sono “politicamente motivate”. Inoltre da tempo denunciano le precarie condizioni di salute di Assange arrestato dalla polizia britannica nell’aprile 2019, dopo aver passato sette anni all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra dove aveva chiesto asilo politico.
Gli agenti irruppero e lo catturarono dopo la revoca dell’asilo politico da parte del nuovo governo dell’Ecuador una volta deposto il presidente Correa. Lo scorso 8 dicembre, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Nils Melzer, ha fatto una nuova richiesta alle autorità britanniche per il rilascio immediato di Julian Assange dalla prigione, in quanto ad alto rischio di contrarre il Covid-19.
Qualora venisse estradato – e sepolto vivo – negli Stati Uniti, la vicenda di Assange rappresenterà una prima verifica per il neo eletto presidente statunitense Joe Biden. I familiari di Assange, gli attivisti di Wikileaks e i fautori della libertà di stampa che lo sostengono in tutto il mondo chiederanno la grazia a Biden. Wikileaks è cresciuta rivelando informazioni sensibili e riservate su casi di corruzione e di soprusi delle autorità, anche attraverso la pubblicazione di documenti segreti sulle guerre e i crimini statunitensi avvenuti in Iraq, Afghanistan e a Guantanamo.
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