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09/02/2021

Mala tempora currunt, ma...

Il governo Draghi potrebbe essere una opportunità per la rinascita della sinistra marxista.

Proviamo a liberare la mente dai nomi dei partiti, dei leader, dalle affermazioni ad uso della propaganda che quotidianamente è veicolata dai mezzi di comunicazione

Andiamo al merito. Analizziamo le scelte politiche, sociali ed economiche operate dai diversi governi che si sono alternati negli ultimi trent’anni (per fermarci alla seconda repubblica), periodo nel quale hanno partecipato, alternandosi e scambiandosi partiti (con Monti anche insieme), tutte le forze politiche oggi presenti in Parlamento.

Troverete una straordinaria continuità nei “fondamentali”. Non voglio affermare che “tutti sono uguali”, perché è evidente che esiste una destra democratica e una potenzialmente eversiva e non è poca cosa. Però tutti sono liberisti.

E, come ho già avuto modo di scrivere, il liberismo è sinonimo di individualismo, di competitività senza alcun rispetto per il mio simile. Tutto ciò è l’antitesi della solidarietà, dell’eguaglianza, della giustizia sociale.

Il nascente Governo è la rappresentazione plastica di questo pensiero unico, evidenziando che esiste un chiaro perimetro dove sono consentiti i distinguo. Ma al dunque, quando sono in discussione i “fondamentali” (termine economico che si presta molto bene alla lettura della fase attuale), emerge la totale omogeneità di vedute con una conseguente condivisione del modello sociale ed economico proposto.

Non solo, questo sarà un Governo che opererà per cancellare la memoria della pandemia e delle cause che hanno generato lutti e sofferenze, affinché tutto cambi perché nulla cambi.

Io definirei questa aggregazione di soggetti politici e questo Governo “l’arco anticostituzionale”. So che questa affermazione può sembrare provocatoria ma, se si analizzano i contenuti della nostra costituzione con l’azione concreta delle scelte operate sui temi del lavoro (cancellazione tutele, precarietà e libertà di licenziamento), della tutela della salute (come ha evidenziato la tragedia della pandemia), delle discriminazioni xenofobe (legge Bossi Fini, Decreti Minniti, Decreto Sicurezza governo Conte), del ripudio della guerra (qui gli esempi sono superflui) forse è meno irrealistica di quanto appare. A voi la continuazione dell’elenco.

Una riga solo di precisazione sulla pandemia che, data l’emergenza, avrebbe determinato le condizioni per questo Governo dell’arco “anticostituzionale”.

Ma non è il capitale finanziario che ha teorizzato la privatizzazione della sanità, che ha trasformato gli ospedali in aziende, che ha cancellato la medicina di base perché non redditizia? Quindi colui che è colpa del suo mal... oggi diviene il salvatore della Patria, come fu in passato per la Grecia.

Da quanto esposto sin qui appare chiaro quali sono i valori ed i conseguenti soggetti politici che per il sottoscritto occorre avversare.

Dopodiché c’è un problema. Noi, come collettivo politico, come intelligenza collettiva marxista, non esistiamo. Triste ma innegabile verità.

Per questo oggi ci si presenta una opportunità, rimettendo in discussione prima noi stessi, elaborando il lutto della sconfitta epocale che abbiamo subito. Continuare a fare i reduci, pensando come era bello il nostro giardino, non serve. Prendiamo atto che siamo nel deserto e dobbiamo attraversarlo.

Prendiamo atto che la maggioranza degli italiani sono culturalmente di destra. Ma il peggio è che milioni di lavoratrici e lavoratori, gettati in questi anni in una solitudine disperata, si sono tramutati nei fans più convinti delle tesi della destra eversiva. Ovviamente un soggetto politico marxista non cresce nella società se non ha radici profonde nel mondo del lavoro.

Non servono quindi proclami. Oggi alla gran parte della società parliamo una lingua sconosciuta. Non serve che quello che diciamo sia giusto o per lo meno assennato, perché non ci capiscono. Ricordiamo che quando siamo su un autobus pieno, statisticamente non esiste nessun altro passeggero che la pensa come noi, per trovarlo dobbiamo prendere la metropolitana o il treno. Possiamo contare qualcosa in queste condizioni, possiamo continuare a darci ragione tra di noi, ogni giorno numericamente sempre più ridotti?

Idee e “massa critica” sono un binomio imprescindibile.

Abbiamo dei valori forti. Non siamo nati intorno ad un leader, ma intorno ad una idea di mondo.

Possibile che il capitale dopo le due guerre mondiali abbia capito che l’unione fa la forza e noi ancora ci dividiamo su ogni cosa?

Sappiamo che su molti punti abbiamo idee diverse. Bene, prendiamone atto. Come a scuola tiriamo una riga sulla lavagna e segniamo i buoni e cattivi. Quest’ultimi sono gli argomenti divisivi.

I buoni sono quelli sui quali concordiamo almeno al 80% (il 100% non esiste nel nostro DNA).

Non sono difficili da trovare: centralità del lavoro, lotta alla precarietà, differenza di genere, società inclusiva e solidale, ruolo dello Stato in economia e nella garanzia dei diritti universali, ambiente. Certamente dimentico qualche tema.

Ma su questo ci rendiamo disponibili, noi compagne e compagni, a creare un programma per una unità d’azione per i prossimi dieci anni per tentare di tornare ad essere visibili? Cediamo un po’ del nostro orgoglio intellettuale ad un progetto forse più limitato rispetto alle nostre aspettative, ma che ha il vantaggio di traghettarci fuori dal deserto? A noi nessuno regalerà la manna dal cielo. Noi, come sempre, il pane ce lo dobbiamo conquistare con fatica e sudore.

Parafrasando Bertolt Brecht “ la semplicità che è difficile a farsi”.

Concludo con una precisazione. Ho volutamente delimitato il perimetro di questa proposta dentro un orizzonte marxista. Una volta avremmo potuto usare la parola sinistra (a cui sono ancora affezionato), ma oggi questo termine è così squalificato, così negativamente indistinto, che è bene liberarsene. Ma quel modello sociale, economico culturale ricco di valori positivi e strategici di cui è ricco il pensiero marxista è tutt’oggi un terreno solido per ricostruire una casa comune. Quindi non steccati, ma fondamenta.

Scusate questa riflessione di un vecchio compagno che non si arrende a questo stato di cose.

 Maurizio Scaropa ex membro del Direttivo Nazionale della Cgil, poi in Usb, oggi in pensione.

Febbraio 2021

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