Se qualcuno pensava che nei centri decisionali europei qualcosa fosse cambiato, è arrivata una doccia fredda che forse potrà svegliarlo. Il debito pubblico che gli Stati europei, Italia compresa, hanno contratto durante la pandemia di coronavirus, per fare fronte alla crisi, dovranno essere ripagati e non potranno essere cancellati.
Ad affermarlo molto esplicitamente, in un’intervista al Journal du Dimanche, è stata Christine Lagarde la presidente della Bce, che ha sostituito nel 2019 Mario Draghi. La Lagarde ha replicato seccamente e chiuso la porta all’appello lanciato da un centinaio di economisti europei (tra cui Thomas Piketty) che chiedevano la cancellazione dei debiti pubblici detenuti dalla Banca centrale europea per facilitare la ricostruzione sociale ed ambientale post-pandemia. Ipotesi simili erano state accennate anche dal presidente del Parlamento europeo Sassoli. Ma la gabbia dei Trattati non sembra affatto pensata per allargare le sbarre.
“La cancellazione di questi debiti è impensabile. Sarebbe una violazione del trattato europeo che vieta in modo categorico il finanziamento monetario degli Stati”, ha affermato la Lagarde. Per la presidente della Bce “questa regola costituisce uno dei pilastri fondamentali dell’euro. Il trattato europeo è stato accettato ed è stato ratificato liberamente e volontariamente dagli Stati membri dell’Ue”.
Non solo. Per la Lagarde la discussione sulla cancellazione del debito è tempo perso. “Se l’energia consumata a richiamare una cancellazione del debito da parte della Bce fosse dedicato a un dibattito sull’utilizzazione di questo debito sarebbe molto più utile”, ha sottolineato la presidente della Bce secondo cui il tema “essenziale” è “Su quali settori del futuro investire?”.
Tutti i paesi dell’area dell’euro, ha sottolineato la Lagarde, “usciranno da questa crisi con dei livelli di debito elevato. Non c’è alcun dubbio che riusciranno a rimborsarli. I debiti si gestiscono nel lungo periodo. Gli investimenti realizzati nei settori determinanti per il futuro creeranno una crescita più forte. La ripresa creerà posti di lavoro”.
Un vero e proprio dogma, quello della Bce e della Lagarde, che la realtà di questi decenni si è incaricata di smentire fin troppo bruscamente.
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